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2cor12_7 10

Page history last edited by Paolo E. Castellina 13 years, 1 month ago

Salutari contraddizioni

 

7 "E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca. 8 Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; 9 ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. 10 Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte" (2 Corinzi 12:7-10).

 

Dopo aver ricevuto rivelazioni "iperboliche" (questo è l'aggettivo originale usato qui dall'Apostolo, esperienze così grandi che il solo menzionarle potrebbe essere considerato esagerato, ingigantito ad arte) egli avrebbe ben potuto farne oggetto di vanto sbandierando la cosa a destra e a manca. Questo ben sarebbe stato qualcosa da aspettarsi da chiunque (visto che siam fatti come siam fatti...). Paolo, però, tiene la cosa riservata. Questo egli fa non perché egli primeggi in umiltà (vi è infatti chi si vanta ...della propria umiltà!) ma perché Iddio stesso aveva pensato di controbilanciare i privilegi che aveva avuto mettendogli "una spina nella carne" per "schiaffeggiarlo", tormentarlo, affinché non insuperbisse.

 

Non sappiamo esattamente quale potesse essere stata l'afflizione di cui Paolo soffriva, benché i Corinzi molto probabilmente lo sapevano. Paolo era afflitto da un difetto visibile del suo corpo o del suo carattere (una disabilità) oppure erano le persistenti opposizioni al suo ministero che lo affliggevano. Tormentato da questo come se fosse stato un emissario di Satana stesso a seguirlo continuamente senza dargli un attimo di pace, questo, appunto, gli impedisce di insuperbirsi. Satana sembra seguire il credente fedele cercando sempre, in un modo o in un altro, di mettergli "un bastone tra le ruote". Una nuova definizione dell'opera di Satana potrebbe essere "Satana, maestro di stalking".

 

Con altrettanta insistenza (in modo fervido e ripetuto) egli aveva pregato per esserne liberato, ma Dio aveva risposto negativamente alle sue preghiere. Se Dio risponde negativamente alle nostre preghiere, non è necessariamente perché "ce lo siamo meritato" o perché noi non si sia "a posto" con Lui o si abbia "poca fede", ma perché Dio, nella Sua sapienza, ritiene che sia meglio non esaudire certe nostre preghiere!

 

Accettiamo che Dio risponda di no alle nostre preghiere? Paolo lo accetta potremmo dire "stoicamente", persuaso di ciò che il Signore gli ha fatto intendere: "la mia grazia ti basta" Che la grazia della quale Dio ci ha fatto oggetto in Cristo Gesù sia un dono più che sufficiente per peccatori quali noi siamo, lo comprendiamo bene con la mente (per dei peccatori colpevoli, infatti, essere graziati da Dio a spese dell'estremo sacrificio del Cristo è qualcosa di assolutamente stupefacente). Comprendere questo concetto nell'esperienza quotidiana è più arduo.

 

Paolo aveva imparato che in qualunque circostanza, anche la più negativa e dolorosa, l'amore ed il favore di Dio l'avrebbero sempre accompagnato (cfr. Romani 8:31-39). Proprio attraverso le difficoltà, le umane contraddizioni ed impotenza, sarebbe stata maggiormente esaltata l'opera di Dio! Quando i successi, infatti, non sono attribuibili a noi stessi, ma avvengono nonostante quello che siamo, non è forse vero che allora lodiamo e ringraziamo Dio come unico artefice di quel che è avvenuto? "Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono perché nessuno si vanti di fronte a Dio" (1 Corinzi 1:28,29).

 

Quando Dio opera nonostante le mie debolezze e contraddizioni, allora veramente è esaltata la grazia e l'opera di Dio. Così, tutte le sofferenze di Paolo che egli ricapitola qui:  "...in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo" (10) diventano occasioni per lodare Dio con una frase apparentemente contraddittoria: "quando sono debole, allora sono forte" proprio perché è nell'umana debolezza che viene esaltato Dio quando Egli opera con successo nonostante e "in barba" alla condizione umana, di per sé così disperante e scoraggiante.

 

Tutto questo si trasforma così in un messaggio davvero incoraggiante per il cristiano, così portato a deprimersi per le frustrazioni che gli causa l'osservare la condizione personale ed umana in generale.

 

Quanto è diverso tutto questo dal futile atteggiamento vanaglorioso non solo del mondo che vorrebbe fare a meno di Dio, ma dall'atteggiamento di tanti "cristiani" che vantano la grandezza delle loro realizzazioni per esaltare sé stessi e/o il raggruppamento al quale appartengono! Come riescano a conciliare tutti i loro discorsi sulla loro "potenza", "salute" e "ricchezza" rispetto a testi biblici come questi, è cosa che solo rivela, nella loro vanagloria, quanto essi abbiano stravolto il messaggio cristiano e quanto abbiano accecato i loro seguaci. È un fenomeno ricorrente e lo era allora, evidenziando questo quanto sempre rilevante sia la Parola ispirata da Dio.

 

Preghiera. Signore, piegami. Togli da me ogni motivo di vanto. Disciplinami quando il mio atteggiamento sminuisce in qualche modo la Tua gloria, tutta la gloria che solo a Te deve andare. Dammi di saper sopportare le afflizioni temporali e temporanee di cui soffro, guardando oltre verso la Tua stupefacente grazia, quella di aver salvato in Cristo un peccatore immeritevole quanto lo sono io. Amen.

 

 

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