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Page history last edited by Paolo E. Castellina 13 years, 7 months ago

 

Campeggio o albergo?

 

"1 Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d'uomo, eterna, nei cieli. 2 Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste, 3 se pure saremo trovati vestiti e non nudi. 4 Poiché noi che siamo in questa tenda gemiamo, oppressi; e perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. 5 Or colui che ci ha formati per questo è Dio, il quale ci ha dato la caparra dello Spirito" (2 Corinzi 5:1-5).

 

Preferisci il campeggio o l'albergo? Beh, se sei in vacanza, questo dipende dai gusti, dalle opportunità, dalle risorse economiche che si possiedono, ma se sei ...un terremotato, in un campeggio ci vorresti restare il meno possibile: meglio una struttura alberghiera, anzi, meglio una casa solida, costruita con criteri tali da resistere anche ai più forti scossoni!

 

L'apostolo Paolo, nei versetti precedenti, ha parlato del logoramento naturale del corpo, aggravato dalla vita dura e dalle difficoltà, da debolezze e malattie: è un processo inesorabile che termina con la morte.  Nel cristiano, tutto questo corrisponde ad un processo speculare di rigenerazione spirituale che, per grazia di Dio, in modo altrettanto certo, conduce alla glorificazione finale. In Romani 8:30 egli scrive: "Quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati".

 

Contrapponendosi forse alle concezioni popolari di chi o crede che con la morte fisica "tutto sia finito" e per sempre, o che crede in un "aldilà" in cui si vivrebbe come puri spiriti senza corpo, l'Apostolo prosegue la sua riflessione specificando come la morte fisica non sia la fine di tutto, che esiste un'aldilà, un "altra dimensione", ma che la nostra identità, la nostra essenza di creature umane, è necessariamente fatta e sarà sempre fatta, sia di anima che di corpo. Oggi la nostra anima "abita" in un corpo fragile e temporaneo (l'interfaccia che ci permette di relazionarci con questo mondo), ma Dio ci ha riservato per il "dopo" qualcosa di diverso e di durevole, un "edificio", una "abitazione celeste", una nuova "interfaccia" che ci permetterà di relazionarci con la nuova creazione. Così come Dio aveva preparato, nella creazione, un corpo materiale, così ha disposto che noi si riceva, quando questo "verrà disfatto", un corpo spirituale, un nuovo modo d'essere.

 

E' la contrapposizione fra "il vecchio Adamo" e "il nuovo Adamo" (Cristo). Così come "Cristo, entrando nel mondo, disse: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta ma mi hai preparato un corpo" (Ebrei 10:5), così Egli, nella Sua resurrezione, assume un corpo di fattura molto diversa, "primizia" della nuova creazione. Come siamo "associati" ad Adamo e moriamo, così il credente, per grazia di Dio, è stato associato a Cristo e con Lui e come Lui sarà trasformato, parteciperà alla nuova realtà della quale Cristo, come uomo, è primizia.

 

Vivere in "questa tenda" logorata, corrotta e soggetta alle intemperie, all'acqua ed al freddo, è una "dura necessità", qui noi "gemiamo" e non vediamo l'ora in cui questo periodo sia finalmente terminato e potremo accedere, secondo le promesse di Dio, ad una nuova realtà in comunione con il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Noi desideriamo intensamente "di essere rivestiti della nostra abitazione celeste". Qui noi siamo oppressi, ma non desideriamo come altri che pure soffrono "che tutto finisca", desideriamo che tutto finalmente cominci! Vorremmo "mettere fine alle nostre sofferenze", non però come chi è spogliato di tutto e si dissolve nella terra, ma come chi, certamente dopo essere stato spogliato delle nostre attuali "vesti", verrà rivestito con un nuovo abito di immortalità e ciò che è mortale "verrà assorbito dalla vita".

 

L'espressione "se pure saremo trovati vestiti e non nudi"  (v. 3) è enigmatica. Il senso potrebbe essere: "Quando dovrò svestire questo corpo, rimarrò "nudo" oppure entrerò nella vita eterna con la veste di Cristo, quella che Cristo mi ha donato quando sono diventato cristiano? Se io fossi trovato privo della nuova veste, quella di Cristo, io sarei respinto dalla presenza di Dio. E' la "veste" della giustizia e della santità di Cristo che, richiesta per stare alla presenza di Dio, viene donata per grazia al credente. Se io, durante questa vita non accolgo il dono di Cristo, quel giorno, non varrà alcun altro "vestito" che io portassi perché sarebbe come presentarsi a Dio "nudo", con la vergogna del peccato, ed allora io sarei espulso dalla Sua presenza. Questo rammenta la parabola narrata da Gesù in Matteo 22:11-13: "Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze.  E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa.  Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti".  Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti»".

 

Preghiera. Dammi, o Signore, di vivere nella prospettiva del Tuo regno, del nuovo cielo e della nuova terra che, per grazia riceverò quando dovrò lasciare la terrena. Che io così sopporti le difficoltà dell'oggi guardando oltre. Fa sì, però, che io controlli di avere in casa "la veste di Cristo", altrimenti quel giorno, essendo trovato come nudo, io non sia respinto. Per questo voglio verificare oggi stesso se sono quel che dovrei essere e la mia professione di fede in Cristo sia autentica. Nel nome di Gesù. Amen.

 

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