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2cor5_14 17

Page history last edited by Paolo E. Castellina 13 years, 7 months ago

Prospettive completamente nuove

 

"14 infatti l'amore di Cristo ci costringe, perché siamo siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono; 15 e ch'egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16 Quindi, da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano; e se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non lo conosciamo più così. 17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove" (2 Corinzi 14:17).

 

Quali sono le motivazioni che spingono l'apostolo Paolo ad annunciare l'Evangelo? Già ne ha menzionate due: la profonda persuasione che ha della sua verità (4:14) e il timore che bisogna avere per il Signore (5:11). Qui egli ne fornisce un'altra:

 

"L'amore di Cristo ci costringe".  "L'amore di Cristo"  "lo costringe" o "lo spinge" (CEI) ad evangelizzare, quell'amore che "lo possiede" (Diodati). Non si tratta tanto dell'amore che lui ha per Cristo, ma dell'amore del Cristo, l'amore manifestato dal Cristo, di Colui che è morto per lui, come manifestazione ultima di tale amore. L'amore di Cristo "lo stringe", "lo tiene stretto", "lo circonda", non potrà mai sfuggire al Suo amore: "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori" (Giovanni 6:37). Un tale amore "non gli lascia altra scelta" che diffonderlo per il mondo come qualcosa di incontenibile. L'Apostolo è:

 

"...giunto a questa conclusione..." dopo aver valutato attentamente i fatti, i dati a sua disposizione, le evidenze: la sua non è una fede superficiale.

 

"...uno solo morì per...".La Scrittura dice: "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi noi dobbiamo essere salvati" (Atti 4:12).  C'è un'unica persona al mondo che sia morta per guadagnare così a uomini e donne la salvezza dal peccato e la vita eterna : Gesù Cristo. La Sua morte non è solo la morte di un martire, non è solo "per dare un esempio" o "per il loro bene", ma come loro sostituto e vicario, espiando Egli stesso, al loro posto, la pena che avrebbero dovuto patire a causa dei loro peccati. Per questo il Nuovo Testamento parla dell'opera di Cristo come di "espiazione vicaria", di sacrificio per ottenere il perdono dei peccati.  Come Cristo ha preso su di Sé la maledizione che avrebbe dovuto cadere su di noi, così pure Egli è morto della morte della quale noi avremmo dovuto morire. Egli "ha patito le pene dell'inferno" al posto di... Al posto di chi? Per chi?

 

"...per tutti". Chi sono quei "tutti" per i quali Cristo è morto? Non "tutta l'umanità", come pregiudizialmente (leggendo il testo in modo superficiale) molti sarebbero inclini a credere, ma "tutti noi credenti in Lui", tutti coloro nei quali Dio ha operato, opera ed opererà una rigenerazione spirituale, "mortificando" i loro peccati. Quei "tutti" sono il Suo popolo, coloro ai quali Dio ha concesso la grazia della salvezza e che Egli converte a Lui, "le Sue pecore", i membri della Sua Chiesa, i Suoi eletti. Questo testo non appoggia affatto la "redenzione generale", ma, se lo si analizza attentamente, esso afferma la "redenzione particolare". L'Apostolo, infatti, pure aggiunge:

 

"...quindi tutti morirono". Coloro per i quali Cristo è morto, "muoiono" altresì alla loro vecchia vita (si sono ravveduti da ciò che Dio considera peccato) per vivere in novità di vita come "nuove creature". Per loro "le cose vecchie" sono "morte e sepolte" con Cristo. Non "tutta l'umanità", evidentemente, vive nella fede nel Figlio di Dio e quindi non tutta l'umanità è oggetto del Suo amore. Coloro per i quali Cristo è morto, avendo confessato la loro fede in Lui ed avendola suggellata nel battesimo, vivono coerentemente nella fede in Lui in quanto Cristo vive in loro. Infatti "tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte" (Romani 6:3), come pure: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Galati 2:20). Ai credenti di Colosse Paolo dice: "poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio" (Colossesi 3:3). Coloro per i quali Cristo è morto "soffrendo nella carne" consacrano la loro vita "non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio" e quindi dicono: "Basta con il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie, e nelle illecite pratiche idolatriche" (1 Pietro 4:1-3). C'è quindi un legame indissolubile, imprescindibile, fra la vita, morte e risurrezione di Cristo e quella di tutti coloro per i quali essa è destinata. Come Cristo è morto e risorto, così coloro per i quali Egli l'ha compiuto muoiono moralmente e spiritualmente (in pratica, non a parole!) alla vecchia vita e "risuscitano" ad una vita moralmente e spiritualmente molto diversa. Cristo, infatti, è morto:

 

"...affinché quelli che vivono non vivano più per sestessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro".Cristo ha sacrificato la Sua vita per realizzare la trasformazione morale e spirituale di quei peccatori che, quando giungono al ravvedimento ed alla fede in Lui, imparano a vivere non più per sé stessi, ma consacrano la loro vita al servizio di Cristo, così com'è avvenuto per l'Apostolo stesso. Questo non vuol dire che tutti coloro per i quali Cristo è morto diventino predicatori dell'Evangelo, ma secondo la vocazione particolare e talenti che hanno ricevuto. Laddove non c'è un radicale riorientamento dell'atteggiamento verso la vita e sé stessi, la conversione, non vi è autentica professione di fede. Un'autentica professione di fede porta una persona a considerare la persona di Cristo, anzi, tutte le cose, da un punto di vista completamente diverso, non più:

 

"...da un puntodi vista umano". Quando Dio ci ridona la vista che prima era oscurata dal peccato, vediamo Cristo e la nostra vita stessa, da un punto di vista completamente diverso. Gesù ci appare nella Sua gloria di eterno Figlio di Dio, Signore e Salvatore. Gesù non è più per noi semplicemente un profeta, un maestro, o avversandolo direttamente, un impostore, un mendace, un pazzo... ma Dio fattosi uomo: «Signor mio e Dio mio!» (Giovanni 20:28). Allo stesso modo giungiamo a vedere la nostra vita in Lui e con Lui, figli adottivi di Dio, destinati, per grazia, all'eterna beatitudine: "Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui" (Romani 8:17). Infatti:

 

"Se dunqueunoè in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, sono diventate nuove".Il peccatore redento in Cristo diventa una nuova creatura, una nuova persona. Dei cristiani l'Apostolo può dire: "...vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato" (Colossesi 3:10). Certo, continuiamo ad essere, nelle mani di Dio, "lavori in corso", ma non siamo più l'edificio rovinato destinato alla demolizione che prima eravamo, ma un edificio che Dio sta restaurando, anzi, trasformando completamente.

 

Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio di tutto cuore per lo stupefacente amore che hai avuto per me quando in Cristo mi hai salvato dalle conseguenze eterne dei mei peccati destinandomi, per la sola Tua grazia, all'eterna beatitudine della comunione con Te. Ti ringrazio che stai lavorando su di me per portarmi a quell'obiettivo. C'è ancora tanto da fare in me! Fa sì che io concentri la mia attenzione su Cristo, su quel che Egli è, affinché giammai io sia tentato di guardare a questo mondo come facevo prima. Anzi, che io viva sempre meglio per te e per gli altri, manifestando la Tua qualità d'amore. Nel nome di Cristo. Amen.

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