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Page history last edited by Paolo E. Castellina 13 years, 6 months ago

Cristiani che non fanno compromessi

 

"14 Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? 15 E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c'è tra il fedele e l'infedele? 16 E che armonia c'è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio: «Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.  17 Perciò, uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d'impuro; e io vi accoglierò. 18 E sarò per voi come un padre e voi sarete come figli e figlie», dice il Signore onnipotente.  7:1 Poiché abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio" (2 Corinzi 6:14-7:1).

 

In questo testo l'Apostolo dà un comando esplicito: "Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi" (v. 14), resa dalla Diodati come: "Non vi accoppiate con gli infedeli" e dalla CEI come: "Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli". L'espressione originale è un comando molto forte: "Μὴ γιπνεσθε ἑτεροζυγοῦντες ἀπίστοις", da:  ἑτεροζυγέω ( heterozugeó), aggiogati in modo diseguale. Potrebbe essere reso: "Non legatevi, non associatevi strettamente agli increduli, come dei buoi aggiogati con asini" (Weymouth). L'imperativo qui non è un ammonimento contro un pericolo potenziale: "Fate in modo da non mettervi con ecc." ma l'istruzione di interrompere un'azione già iniziata. Questo comando sembra uscire fuori dal contesto immediato del discorso che Paolo sta portando avanti in questa sezione della lettera. In realtà ne è conseguente. Prima l'Apostolo, infatti, parlava del cuore dei cristiani di Corinto che "si era ristretto" estromettendovi lui stesso che pure non aveva smesso di amarli. Nel contempo, però, essi avevano probabilmente spalancato" le porte del loro cuore" a gente che, priva di fede in Gesù, li stava condizionando negativamente (e allontanando da Paolo). 

 

Chi sono gli "infedeli" [ἄπιστος,  apistos, senza fede] a cui fa riferimento? L'Apostolo fa uso di questo termine diverse volte in 1 Corinzi 7 per distinguere coloro che hanno preso un personale impegno verso Cristo e coloro che non lo hanno fatto. In 2 Corinzi per coloro la cui mente è stata accecata da Satana affinché non vedessero la luce dell'Evangelo (4:4). Qui si riferisce a coloro rispetto ai quali i cristiani hanno "un conflitto di interessi" che sorge da impegni reciprocamente incompatibili. I cristiani sono legati, per fede ed ubbidienza, a Cristo come loro solo ed unico Signore. Egli determina l'indirizzo stesso della loro vita. Egli è "il nostro unico Padrone e Signore" (Giuda 4) ed osservano il comandamento che dice: "Non avere altri dèi oltre a me" (Esodo 23). La lealtà di fondo della loro vita non può essere divisa fra due padroni: "Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona" (Luca 16:13).

 

L'apostolo, così, mette in evidenza come non si possa essere associati a coloro la cui vita tende in direzione diversa da quella sulla quale ci conduce Cristo, gente che inevitabilmente cercherà di tirarci (e talvolta con successo) da un'altra parte, perché il loro cuore non è legato (come deve essere il nostro) a Cristo, Cristo non è di fatto il loro Signore.

 

Certo non è escluso ogni contatto con coloro che non credono a Cristo. Paolo lo afferma quando scrive: "Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo" (1 Corinzi 5:9-10). È, però, un tipo particolare di contatto con gli increduli quello del quale qui si parla: l'associarsi a coloro che ci indurrebbero a compromettere la nostra fede. Il fatto che Paolo citi Isaia 52:11 "Purificatevi, voi che portate i vasi del SIGNORE! Uscite di mezzo a lei! Non toccate nulla d'impuro! Partite, partite, uscite di là!" dove ad Israele è comandato di "uscire di mezzo a lei", di separarsene, suggerisce, appunto, il contatto che porta a fare compromessi (v. 17).

 

Che cosa potrebbe costituire un illegittimo compromesso con gli increduli? Alcuni lo applicano indicandolo come la proibizione per i cristiani di legarsi in matrimonio con persone che non confessino Cristo come loro Signore (suggerito, per esempio, dalla traduzione Diodati: "Non vi accoppiate con gli infedeli"), ribadito nelle innumerevoli proibizioni dell'Antico Testamento al riguardo di "matrimoni misti". Il significato principale di questo comando, qui, però, è soprattutto rivolto alla chiesa: dobbiamo andare verso gli increduli per "influenzarli" per Cristo, ma non per essere tanto loro legati da esservi a nostra volta influenzati e condizionati, costretti ad accettare compromessi tali da mettere in questione la nostra ubbidienza verso Cristo.

 

C'è oggi da chiedersi, per esempio, se una chiesa, un movimento cristiano o un singolo credente possa allearsi per combattere "una causa comune" con increduli, atei, con movimenti o persone che sostengono errori dottrinali o esponenti di altre religioni (false), oppure - come capita talvolta oggi - con il movimento omosessuale, ad esempio, per difendere la laicità dello stato. Se questo "associarsi" con loro implica rinunciare a parlare contro l'empietà, l'errore dottrinale, l'immoralità, sostenere più o meno indirettamente la loro identità e tesi o ammetterle in modo compiacente, a assoggettarsi a ciò che non è biblicamente accettabile, questo senz'altro potrebbe essere inteso come il compromesso che ci è comandato di non fare e che pregiudicherebbe la nostra confessione di fede.

 

Che qui si parli dei compromessi fatti in quanto chiesa è particolarmente chiaro sulla base dei testi dell'Antico Testamento che l'Apostolo qui cita in appoggio alla sua proibizione. In ciascuno di questi casi essi trattano del popolo di Dio legato a Lui da un preciso patto, l'Alleanza, il popolo di Dio considerato come tempio di Dio (vv. 16-18), riapplicato qui alla chiesa. Il termine che usa, cioè ἑτεροζυγέω (heterozugeó)  era usato soprattutto in agricoltura e si riferiva alla pratica di attaccare al giogo due tipi diversi d'animale, come un bue ed un asino, cosa particolarmente inopportuna.

 

Per descrivere questo tipo di associazione proibita, Paolo fa uso di cinque termini: 1) μετοχή ( metoché) rapporto, relazione, comunanza, partecipazione: "che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità" (14a)? Che cosa c'è in comune? 2) κοινωνία ( koinónia) comunione o unione: "quale comunione tra la luce e le tenebre" (14b)? Quale partecipazione? 3) συμφώνησις (sumphónésis) accordo, armonia: "quale accordo fra Cristo e Beliar" (15a)? Quale concordia? "Come possono 'suonare assieme'?". 4) μερίς (meris)  relazione, collaborazione, parte: "quale relazione c'è tra il fedele e l'infedele" (15b)? Che cos'hanno in comune? 5) συγκατάθεσις (sugkatathesis) armonia, accordo: "che armonia c'è fra il tempio di Dio e gli idoli" (16a)? "A quale decisione possono giungere assieme?". Non si tratta quindi di un'accompagnarsi occasionale, ma un'associazione stabile, funzionale.

 

L'Apostolo qui non specifica di quale associazione particolare si tratti, ma considera che la cosa sia chiara per i suoi particolari lettori, visto che l'aveva già citata. Ad es. discutere cause fra cristiani in un tribunale civile (6:1-6), la partecipazione a festini idolatrici (10:6-22), unioni sessuali con prostitute (6:12-20) o con persone affini, come la propria matrigna (5:1-13).

 

Paolo lo applica a cinque sfere di incompatibilità, ritenendole "ovvie". Non possono "andare a braccetto":

 

  • Giustizia ed iniquità [ἀνομία (anomia)] chi non si sottopone alla legge di Dio, chi sostiene valori morali divergenti.
  • Luce e tenebre: " il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno.La via degli empi è come il buio; essi non scorgono ciò che li farà cadere" (Proverbi 4:18-19). In Paolo questa luce è cristologica, una luce che impone conseguenze etiche: "il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità" (Efesini 5:9). 
  • Cristo e Beliar (ciò che è privo di valore, "buono nulla", altro nome per Satana). Quale collaborazione vi può essere fra Cristo e Satana, dato che il primo è teso a compiacere Dio ed il secondo ad opporvisi? Il potere del caos, della distruzione e della rovina, colui che acceca la mente dell'incredulo (4:4) e con il quale il credente ha nulla in comune, potrebbe essere per noi un alleato? 
  • Fedele ed infedele, fra colui che si prefigge di essere fedele a Dio e colui che si compiace nell'avversarlo?
  • Il tempio di Dio e gli idoli. Conversione vuol dire abbattere gli idoli, i falsi dei, rinunciarvi. Sono gli idoli di pietra ma anche quelli del cuore, tempio o "tabernacolo" di Dio. Può essere il cuore umano legittimamente un "pantheon" di divinità concorrenti ed apparentemente ed "ecumenicamente" conciliabili? Certo gli idoli non sono nulla perché non esiste che un solo Dio (1 Corinzi 8:4), ma cercare di conciliarli vuol dire dare potere e significato a chi non ce ne ha alcuno.

 

Il "tempio" del nostro cuore deve appartenere unicamente al Dio vero e vivente e, per dimostrarlo, l'Apostolo cita qui non meno che sei testi dell'Antico Testamento, in ciascuno dei quali si parla del popolo di Dio legato a Lui da un patto e riapplicato alla chiesa cristiana. Levitico 26:11 "Io stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e non vi detesterò". Ezechiele 37:27: "la mia dimora sarà presso di loro; io sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo". Levitico 26:12: "Camminerò tra di voi, sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo". Ezechiele 20:34: "Vi condurrò fuori dai popoli, vi raccoglierò dai paesi dove sarete stati dispersi, con mano forte, con braccio disteso e con furore scatenato". 2 Samuele 7:14: "Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio; e, se fa del male, lo castigherò con vergate da uomini e con colpi da figli di uomini". Isaia 43:6: "Dirò al settentrione: «Da'!». E al mezzogiorno: «Non trattenere»; fa' venire i miei figli da lontano". Si tratta di promesse veramente straordinarie: apparteniamo al Signore, come potremmo associarci ad altri?

 

Paolo conclude questo blocco di versetti con un'esortazione alla purezza ed alla santità: "Poiché abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio" (7:1). La comunione con Dio alla quale siamo stati chiamati comporta nulla di meno che purezza fisica, mentale, morale e spirituale. Nulla deve contaminare, sporcare, questa nostra identità. La santità, il nostro essere "gente a parte" deve tradursi in un impegno a respingere dalla nostra vita tutto ciò che a Dio dispiace, Gli è avverso, Gli è incompatibile. Siamo stati salvati dal sangue versato da Cristo che ci purifica da tutto ciò che non è compatibile con la comunione perfetta che un giorno avremo con Dio e, indubbiamente, questa purificazione deve cominciare dall'oggi stesso: "In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui" (Efesini 1:4).

 

Preghiera. Signore Iddio, rendimi sempre più cosciente a che cosa tu mi hai chiamato quando mi hai unito per fede a Cristo affinché io fossi salvato. Mi hai chiamato alla santità di corpo, mente e spirito, alla sempre migliore compatibilità con ciò che Tu sei. Per poter essere a Te unito per l'eternità deve scomparire da me tutto ciò che non si conviene alla tua perfetta santità. Sospingimi con decisione su questa strada. Soprattutto, dammi la sapienza necessaria affinché sia come singolo che nell'ambito della comunità cristiana, io sappia come rapportarmi agli increduli, respingendo ogni loro tentativo di allontanarmi da te accettando indegni compromessi. Nel nome di Cristo. Amen.

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