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2corinzi4_13 18

Page history last edited by Paolo E. Castellina 13 years, 7 months ago

Validi motivi per non scoraggiarsi

 

13 "Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, che è espresso in questa parola della Scrittura: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo, perciò parliamo, 14 sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza. 15 Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio. 16 Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, 18 mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne" (2 Corinzi 4:13-18).

 

Che cosa può motivare una persona a dichiararsi apertamente credente in Cristo ed a perseverare nel cammino cristiano, non importa quali ne siano le difficoltà? E' una questione che l'Apostolo solleva diverse volte in questa lettera. Perché vivere e predicare l'Evangelo quando questo conduce ad essere derisi, a privazioni e ad ostilità?  L'Apostolo vive nella prospettiva della fede che lo anima. E' una questione di profonda persuasione, qualcosa che lo spinge a esprimersi con franchezza anche quando potrebbe sembrare "non conveniente" farlo. Egli condivide per questo lo stesso spirito dell'antico salmista che dice: "Ho creduto, perciò ho parlato. Io ero molto afflitto" (Salmo 116:10). Per lui, infatti, il desiderio di far conoscere la gloria dell'Evangelo di Gesù Cristo, nel quale crede e serve, è incontenibile. Come lo scrittore di questo Salmo, Paolo si sente afflitto (v. 10) e turbato (v. 11), deluso dall'inaffidabilità di molti che pure si dichiarano cristiani. Se uomini e donne possono deludere, Cristo, però, non lo ha mai deluso: per questo annuncia la Sua Parola con grande determinazione. Essa deriva dalla certezza che il Signore Gesù è veramente risuscitato (v. 14) e che per grazia di Dio, secondo le Sue promesse, egli pure parteciperà un giorno alla risurrezione. "Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati" nel sonno della morte (1 Tessalonicesi 4:14). Le difficoltà e la morte stessa, quindi, non lo spaventano, anzi, le sfida perseverando a condividere la parola della vita a beneficio di molti. Se persevera sfidando ogni pericolo egli lo fa "per voi" (a beneficio del popolo di Dio che si trovava a Corinto). Tutto quello che deve passare come predicatore itinerante, egli lo sopporta non perché ne ricavi un beneficio personale, ma per il loro beneficio, anzi, per la gloria di Dio: quante più persone accoglieranno l'Evangelo e per questo renderanno grazie a Dio, maggiormente la gloria, la "reputazione" di Dio verrà promossa ed estesa (v. 15).

 

Al versetto 16 l'Apostolo ritorna al pensiero del v. 1 "Perciò non ci scoraggiamo". Per questo egli ha dato ai suoi lettori quattro ragioni: (1) il privilegio di essere ministro di un patto il cui splendore non verrà mai meno (3:7-18); (2) la grazia che gli è stata mostrata nel momento della sua conversione sulla via di Damasco (4:1); (3) il privilegio d'essere strumento di Dio per comunicare la salvezza in Cristo "la vita di Gesù" (vv. 7-11), e (4) la promozione della reputazione di Dio attraverso l'incremento della comunità cristiana (vv. 13-15). Ora egli fornisce ai Corinzi una nuova ragione: "...anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno" (v. 16). Paolo guarda alla natura umana da due diversi punti di vista. Il primo è "l'uomo esteriore": invecchiando, il nostro corpo e le nostre facoltà naturali si indeboliscono, "si disfano", si deteriorano. Le fatiche del suo ministero cristiano, in un certo qual senso, vi contribuiscono, "lo stanno sfibrando".. Tutto questo, però, non tocca "l'uomo interiore": ogni giorno che passa, infatti, esso si rafforza sempre di più, si rinnova. Lo Spirito Santo che lo ha rigenerato al momento della conversione, facendolo diventare una persona rinnovata, continua ad operare in lui (1:22; 5:5): questo processo culminerà in una trasformazione completa al ritorno di Cristo. Il suo naturale deterioramento psico-fisico e il suo ministero sfibrante non culminerà nel suo annientamento, ma nella sua trasformazione totale all'ingresso della vita eterna. E' per questo che Paolo vede le sue afflizioni come "momentanea, leggera afflizione" (leggera nel senso di inefficace a fermarlo) in questo mondo ostile. Esse non solo possono essere sopportate se vista alla luce di quello che per grazia gli sarà donato per l'eternità, ma ha in lui proprio l'effetto opposto di quello che l'avversario intende realizzare pensando di ostacolarlo e distruggerlo: vale a dire lo rafforzano spiritualmente ancora di più. Paolo non intende dire che le sue sofferenze siano per lui, in qualche modo, "meritorie", perché tutto quel che riceviamo è per grazia, ma che le sue sofferenze lo Spirito Santo le rende funzionali alla gloria che gli è stata promessa, proprio come un allenamento fisico è funzionale a prestazioni eccezionali, "uno smisurato peso eterno di gloria" (17 b). Il suo "sguardo", quindi, attraverso tutte le peripezie che sta passando, è puntato non al presente, ma al futuro, al traguardo finale che lo attende. Questo mondo (che si vede) è transitorio, la realtà del "nuovo cielo e della nuova terra" alla quale è chiamato (che ancora non si vede, ma che è "dietro l'angolo") è eterna. Le difficoltà dell'ascesa sono tollerabili quando si pregusta il riposo e la gloria del giungere in vetta. Le difficoltà del presente non solo, quindi, possono essere tollerate in vista del glorioso obiettivo finale, ma vi contribuiscono.

 

Preghiera. Signore Iddio, vivere la vita cristiana e trasmettere l'Evangelo in questo mondo è difficile e sfibrante. Ti ringrazio, però, che tutto questo non è "fatica sprecata", ma che anzi contribuisce a fare di me una persona nuova, quella che sarò compiutamente, per grazia Tua, quando terminerà questa mia fase storica e entrerò  per tua grazia, nella gloria eterna che mi hai promesso. Attraverso le difficoltà di ogni genere, dunque, guardo a Cristo e all'obiettivo finale promesso e questo mi permetterà di trascenderle. Amen.

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