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Bible advocacy ebraica

Page history last edited by PBworks 16 years, 1 month ago

Bible Advocacy da un sito ebraico

In risposta ad attacchi alla Bibbia


 

In un sito di fede e cultura ebraica (cabalista), in un articolo dal titolo: "Interpretare la Bibbia" si cerca di difendere la credibilità della Bibbia contro gli attacchi che spesso subisce. Molte fra le argomentazioni di questo articolo (che difende la Torah, ma che potrebbe estendersi a tutta la Bibbia), sono corrette e adottabili anche da bnoi cristiani. Altre affermazioni [(soprattutto al riguardo delle accuse che, essi dicono, i cristiani rivolgono alla Bibbia (l'Antico Testamento)] sono errate e quindi esigono l'intervento dell'avvocato.


Riprendo l'articolo inframmezzandolo cob miei commenti. Le sottolineature sono nostre.

...Riflettiamo bene su questo mirabile brano del più importante tra i testi della Cabalà.. Il santo Zohar (Libro dello Splendore) afferma testualmente che la Sacra Scrittura possiede ben quattro tipi di significati. Il primo è esterno, paragonabile ai vestiti di una persona. Poi ne viene uno che corrisponde al corpo della persona, seguito dall’anima, cioè da ciò che “anima” e tiene in vita il corpo. Infine esiste la “nishmata de nishmata”, l’anima dell’anima, l’interiorità profonda, segreta. Ed è verso questa dimensione che dobbiamo andare, pur essendo la più nascosta. Lo Zohar, in un altro brano, aggiunge che, se qualcuno giudica la Scrittura in base ai soli vestiti esterni, sarebbe stato meglio per lui non essere mai venuto al mondo. Aggiunge inoltre che, se i racconti della Bibbia fossero dei soli vestiti e corpi, ognuno di noi potrebbe scriverne dei più belli ed interessanti.

 

E' un'affermazione di ermeneutica biblica interessante. Quanti, infatti, sono i critici che si fermano solo "all'involucro esterno" delle Sacre Scritture!

La Torà di Moshè è stata rivelata più di 3300 anni fa. Se i suoi vestiti esterni fossero stati quelli di un libro di etica, o di un manuale di non violenza gandhiana, sarebbe caduta subito nell’oblio. La Torà parla più linguaggi simultaneamente. Così riesce ad essere importante e significativa per ogni generazione, per ogni luogo del mondo, allora come adesso. La Torà è sopravvissuta ad ogni serie di attacchi e di nemici, che l’hanno vilipesa in presente come nel passato, in tutti i modi possibili. Alcuni hanno sostenuto che altro non era se non una delle epiche delle prime civiltà, e non faceva che ripetere i vari miti egizi, assiro-babilonesi, sumerici, ecc. Per altri la Torà non era che il resoconto degli eventi di una piccola tribù di beduini medio-orientali. Numerosi sono stati coloro che vi hanno trovato copie di idee o affermazioni tratte dalle varie filosofie e teosofie che hanno segnato le mode dell’umanità.

 

Questo indubbiamente può dirsi per tanta critica storico-critica che proviene da cristiani liberali, soprattutto dal campo delle religioni comparate.

Ma gli attacchi più potenti sono venuti dalla teologia cristiana, che vi ha visto un libro sorpassato, una rivelazione parziale, primitiva, basata sulla legge della vendetta e sulla punizione divina, contenente soltanto i primi rudimenti del messaggio dell’amore, ma non la sua interezza. Prendiamo atto del fatto che, dal Concilio Vaticano Secondo, vengano fatti sforzi considerevoli e lodevoli per modificare tali pregiudizi ed errori. Prendiamo anche atto del fatto che, a livello individuale e personale, molti cristiani se ne sono già liberati. Purtroppo, la struttura e le abitudini mentali sono lente a cambiare, e sbaglierebbe chi pensasse che quei pregiudizi fossero stati superati. Un trattamento non molto migliore è stato riservato alla Torà dalla moderna critica biblica linguistica, che nega che Mosè sia l'autore del Pentateuco, attribuendolo invece ad una serie di anonimi scribi, suddivisi in gruppi diversi e rivali.

 

E' vero che per noi cristiani evangelici l'Antico Testamento è una rivelazione parziale, ma certo non un "libro sorpassato". E' vero che talvolta si sente anche dire che è "basato sulla vendetta e sulla punizione divina": indubbiamente questo è un pregiudizio che non corrisponde al vero, quand'anche noi si dica che è "rivelazione parziale". Sebbene la pienezza dell'amore è rivelata in Cristo, l'Antico Testamento contiene moltissimi riferimenti e prefigurazioni dell'amore di Cristo. "Vendetta e punizione divina", inoltre, fanno parte anche del Nuovo Testamento, perché sono espressioni della giustizia e della santità divina, ampiamente presenti nel Nuovo Testamento. Queste accuse (non specificate) riecheggiano Marcione e il moderno dispensazionalismo teologico, che noi rifiutiamo. D'accordo anche sul fatto che il Pentateuco sia stato attribuito dall'approccio storico-critico ad uno sviluppo posteriore della tradizione, e non a Mosè (ipotesi documentaria).

Infine, gli ultimi attacchi contro la Bibbia sono venuti dagli atei: se Dio non esiste, è impossibile che abbia mai parlato. Paradossalmente, nel combattere la Torà , la si è resa ancora più famosa. Ogni persona di buon senso dovrebbe chiedersi come mai un libro così combattuto e vilipeso possa essere ancora oggi il più diffuso al mondo, l’unico a chiamarsi “Libro” (biblos).

 

Argomentazioni valide. 

In ordine di tempo, gli ultimi attacchi contro la Bibbia, o almeno contro alcune sue parti, sono venuti dai pacifisti. Non parliamo dei “pacifinti” – teppisti, di chiara fede maoista e stalinista, che imbrattano i muri delle città con scritte antisioniste (antisemite), credendo di essere tra coloro che libereranno l’umanità dai piani di conquista della lobby sionista. Chi non vede l’assurdo di parteggiare in modo palesemente simpatetico per dittatori colpevoli di veri e propri genocidi (per di più compiuti contro il proprio stesso popolo), mentre si definiscono “satanici” altri governi, ovviamente non ha il dono della vista.

Questo è sicuramente rilevante. E' molto comune, infatti, che si critichino le violenze e le guerre (di cui parla l'Antico Testamento e molte delle quali sono attribuite nella Bibbia all'istigazione ed al comando di Dio. L'ipocrisia dei pacifisti citati è palese.

Parliamo invece di persone idealiste, di fede, veramente spinte da un profondo senso umanitario. È comprensibile che, in un periodo nel quale i venti di guerra scuotono nuovamente il mondo, ci si senta confusi e minacciati, e si voglia fare qualcosa, o si cerchino le cause del ripetersi degli errori di sempre. Ma da ciò ad accusare la Bibbia di fomentare e giustificare la guerra. Dice lo Zohar:  “Guai ai malvagi che sostengono che la Torà è fatta solo di racconti mondani, e osservano solo tale rivestimento, e niente di più.”

Non esistevano forse guerre, imperi, tentativi di genocidio, prima di Mosè e di Abramo? L’istinto aggressivo e di dominio è tra gli istinti fondamentali dell’essere umano, in comune con gli animali. Nessun libro, nessuna religione o filosofia, ha il copyright su di ciò. Tutti i veri sistemi, che si preoccupano dell’individuo e della sua evoluzione, cercano di correggere e ridurre tale istinto. Spesso, il primo passo in tale direzione consiste nel descriverlo. Ma la Bibbia va oltre, e quando ci descrive qualcosa di violento, dietro quelle parole, nascosti nelle lettere, nelle iniziali, nelle Sefirot e nei Partzufim che vi compaiono, ci sono in realtà gli strumenti mistici e spirituali indispensabili per soggiogare quelle pulsioni, per ridurle e trasformarle in sani aspetti dell’istinto di sopravvivenza.

 

Queste argomentazioni sono importanti e vere. Il cristiano, però metterebbe pure in evidenza il fatto che Gesù Cristo è al di sopra di ogni sospetto per quanto riguarda  la guerra e la violenza, che il Nuovo Testamento non avalla in nessun modo, anzi, condanna.  Vi sono stati, è vero, cristiani che, abusando della Bibbia, hanno giustificato guerre ingiuste, ma con difficoltà si potrebbe dire che siano stati fedeli alla Bibbia. Inoltre le guerre comandate da Dio nell'Antico Testamento non avevano alcunché di arbitrario, ma possono essere comprese nel loro particolare contesto e "trascese" spiritualmente in Cristo.

Non esiste un altro libro al mondo che valuti e cerchi la pace più della Torà e dei libri dei Profeti. Nella tradizione ebraica, la più grande benedizione che Dio possa dare ai suoi figli è la pace. Innumerevoli volte al giorno, durante le frequenti preghiere, si invoca la pace. La stessa attesa del Messia, la cocciuta testardaggine di coloro che continuano ad aspettare il Messia, è un’ulteriore prova dell’importanza fondamentale che la visione della pace ha per i popolo ebraico, sia in Israele che nella diaspora. Gli ebrei attendono una pace vera, tangibile, storica, non solo una condizione beatifica delle anime disincarnate.

 

 Argomentazione corretta.

Sia chiaro, per gli ebrei il Messia non è un leader nazionale (un eroe nazionalista), nelle cui ideologie c’è la convinzione che la pace sia lo stato di relativa tranquillità ottenibile dopo che i nemici saranno stati sconfitti, o dopo che la sua ideologia si sarà imposta sulle altre, o dopo che il suo paese avrà una forza militare tale da scoraggiare attacchi dai rivali. Niente di tutto ciò!! Personaggi del genere sono comparsi in abbondanza nel corso della storia, ed hanno lasciato il tempo che hanno trovato.

 

Esattamente questo Messia è stato Gesù Cristo.

Il Messia sicuramente non potrà venire da qualche idealista o politico,  illuminato scrittore o filosofo, che nelle piazze guida le dimostrazioni di migliaia di giovani, arruolati nelle birrerie e discoteche, a gridare slogan contro le ambasciate americane. Pazzesco! Dove si pensa di potere arrivare in questo modo? Esperienze di questo tipo avranno certamente un effetto di catarsi liberatoria sulla psiche e sugli blocchi caratteriali dei partecipanti, ma non avvicinano di certo la pace, nemmeno di un millimetro. Sui piani sottili non fanno che aumentare la confusione, e nei partecipanti instillano e rafforzano il credo di essere gli unici “giusti” della situazione, gli unici che fanno qualcosa per l’umanità sofferente. Per di più, spinti dall’euforia delle loro imprese, dall’adrenalina dell’aver sfilato per le strade gridando, il prossimo passo sarà, tornati alle birrerie e alle discoteche, quello di liberarsi le norme etiche fondamentali, accusate di essere mere protuberanze del sistema politico e religioso da loro contestato. Diranno che sono repressioni, e sottili strumenti di potere, e le aboliranno. Arriveranno così a giustificare il furto, la violenza (specie se commessa contro gli israeliani), anche le proprie deviazioni sessuali, spesso non dissimili da quelle praticate come passatempo dai “capi imperialisti” che hanno appena contestato. Ma non si vede l’assurdo di tutto ciò?

Il Messia sarà la fase nella quale le persone riusciranno a compiere un profondo e preciso lavoro di auto-trasformazione, risvegliando la fonte più interiore della propria anima, quella dalla quale sgorga il senso della correttezza del nostro comportamento. Che sia chiaro per tutti! Solo la più radicale trasformazione spirituale ed etica del carattere umano potrà portare la pace! E tale trasformazione non è possibile se non ci applichiamo corpo e anima alla pratica dei più ricchi e segreti degli insegnamenti che la sapienza antica ha da darci. E La Cabalà. afferma che nelle parole, nei versi della Bibbia, ci sono questi insegnamenti, insieme alla forza per applicarli.

 

Questa trasformazione è esattamente quella che produce nel cuore del credente l'Evangelo di Gesù Cristo ed è molto di più che "l'applicazione alla sapienza antica", ma l'opera dello Spirito Santo.

Basta con l’interpretazione letterale della Bibbia! Essa ha causato troppi danni! Da un lato ha avallato tutta una serie di aberrazioni, dalla caccia alle streghe alle vendette di sangue. Dall’altro è diventata il capro espiatorio per tutti quegli idealisti che non riescono a percepire l’estrema profondità del problema del male, della violenza, del dominio, e si fermano ad accusare i  testi sacri di fomentare tutto ciò. Costoro non si rendono conto che i tesori dei testi sacri, proprio per la loro preziosità, sono guardati da dei cani ringhiosi, che sono esattamente quegli aspetti violenti o ripugnanti degli episodi colà narrati. E gli stolti si spaventano, scambiano i latrati dei "custodi della soglia" per i suoni che vi sentiranno dentro, e si allontanano offesi, arrabbiati, indignati. Per non avere superato l’esame di ammissione si perdono i concerti e i banchetti del Palazzo del Re. Così devono nascondere a se stessi e agli altri il proprio fallimento, e lo fanno proclamando ai quattro venti che il Palazzo del Re altro non era che una tana di briganti, gente alla stregua dei cani ringhiosi che ne difendono l’entrata.

 

In un certo qual senso è vero. Il fondamentalismo letteralista, tipico di molte sétte, ha portato ad una lettura della Bibbia superficiale ed errata.

 


P. Castellina (29.2.08).

 

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