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Che cosa significa essere cristiani

Page history last edited by Paolo E. Castellina 15 years, 6 months ago

15 Ottobre

 

Che cosa significa essere cristiani

 

"Così dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo" (Luca 14:33).

 

Per ben tre volte nel capitolo 14 del vangelo secondo Luca, il Signore Gesù ripete la temibile frase "Non può essere mio discepolo". In primo luogo è una questione di priorità: dobbiamo dare la precedenza alle cose che Gesù ritiene siamo di maggiore importanza. In secondo luogo, per Lui dobbiamo essere disposti anche a soffrire  (concetto rappresentato dalla croce, una virtuale crocefissione). In terzo luogo, dobbiamo distogliere il nostro cuore da qualsiasi altra cosa o persona che non sia Cristo, o almeno, Cristo deve essere per noi la persona più importante della nostra vita.

 

Queste condizioni possono apparire molto severe, ma devono essere adempiute se vogliamo far parte della "scuola" di Cristo. Fra parentesi, Gesù qui non parla ad un gruppo "particolarmente consacrato a Lui", ma a tutti i cristiani, tutti coloro che portano il Suo nome e sono "dei Suoi". Non esistono due categorie di cristiani (quelli consacrati a Lui e i cristiani "normali", i cristiani "a pieno tempo" e quelli "a tempo parziale". I cristiani possono avere vocazioni diverse, ma tutti sono ugualmente impegnati verso di Lui, tutti sono Suoi discepoli.

 

Discepolo sta per apprendista, studente. "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo" (Luca 14:26). Il Signore  Gesù, il Maestro, è disposto ad insegnarci i misteri del Regno di Dio, ma è inutile entrare nella Sua classe se non è nostra precisa intenzione di fare quel che Egli ci dice di fare. Dobbiamo dare priorità a ciò che egli considera prioritario. Quando Gesù usa il termine "odiare", Egli intende che l'amore che dobbiamo avere per Lui deve essere molto superiore a quello che daremmo a qualsiasi altra persona, come se, a suo confronto, i nostri affetti naturali fossero odio. Nessuno, per esempio, aveva amato Sua madre tanto quando Lui. Persino durante la Sua agonia sulla croce Egli si preoccupa per lei, provvedendo a che un Suo discepolo si occupi di lei. Eppure in tre occasioni diverse Egli mette Sua madre da parte: ci sono cose, persone, situazioni più importanti di Sua madre. Noi dobbiamo essere disposti a mettere in secondo piano, a mettere da parte anche coloro che ci sono più cari e più vicini, se questo potesse entrare in conflitto con Cristo, se questo ci fosse d'ostacolo a compiere ciò che Cristo esige da noi.

 

La croce quotidiana. "E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo" (Luca 14:27). In ciascuno di noi c'è forte l'istinto alla preservazione di noi stessi, e per ciascuno di noi vi deve essere, come cristiani, la necessità perpetua di rinnegare noi stessi, l'abnegazione, la necessità a sacrificare noi stessi per Gesù e la Sua causa, per gli altri. "Portare la croce" non vuol dire tanto sopportare "qualche fastidio" nella vita o pazientemente sopportare qualche situazione difficile o malattia. Il suo vero significato è accettare tutte le conseguenze che implica o potrebbe implicare il seguire Gesù nella nostra particolare situazione, personale, familiare, sociale. E' arrendersi a Lui, qualunque cosa potrebbe significare. Probabilmente non molti sono disposti a "fare gli eroi" per la causa di Cristo, ma potrebbe forse il discepolato cristiano essere qualcosa di meno di una totale dedizione a Lui? L'avevano compreso molti, negli stessi vangeli, che Gesù "pretendeva troppo" da loro e tristemente si allontanano da Lui. Gesù, però, non li ferma proponendo loro "degli sconti" sul costo del discepolato. Li lascia andare. Se non accettano quello che Gesù dice loro, non possono essere Suoi discepoli. Egli è il Signore.

 

Rinuncia. Può essere necessario, per Gesù, rinunciare a tutto ciò che abbiamo oppure che noi si debba, pur conservandolo, metterlo a completa disposizione della Sua causa.

 

Le condizioni del discepolato, per seguire Gesù, non le possiamo metterle noi o un altro: è Lui a stabilirle, senza discussione o possibilità di trattarle. Il punto è questo: "Sono disposto a fare ciò che Cristo mi chiede di fare? Sono disposto ad affidargli me stesso e tutto ciò che ho affinché Lui lo plasmi? Sono disposto a far sì che Egli operi attraverso la mia vita?". Se è così, tutto il resto andrà a posto.

 

PREGHIERA

 

O Signore, salvami nonostante me stesso. Che io possa essere tutto Tuo e Tuo ad ogni costo. Nell'umiliazione, nella povertà, nell'abnegazione. Tuo. Tuo nel modo che ritieni il più appropriato affinché Ti, ora e per sempre, possa essere mio. Amen.

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