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Fedeltà, impegno dedizione incontrovertibile

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 3 months ago

2 Corinzi 1:15-22 - Fedeltà, impegno e dedizione incontrovertibile


 

15 "Con questa fiducia, per procurarvi un duplice beneficio, volevo venire prima da voi 16 e, passando da voi, volevo andare in Macedonia; poi dalla Macedonia ritornare in mezzo a voi e voi mi avreste fatto proseguire per la Giudea. 17 Prendendo dunque questa decisione ho forse agito con leggerezza? Oppure le mie decisioni sono dettate dalla carne, in modo che in me ci sia allo stesso tempo il «sì, sì» e il «no, no»? 18 Or come è vero che Dio è fedele, la parola che vi abbiamo rivolta non è «sì» e «no». 19 Perché il Figlio di Dio, Cristo Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da Timoteo, non è stato «sì» e «no»; ma è sempre stato «sì» in lui. 20 Infatti tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui; perciò pure per mezzo di lui noi pronunciamo l'Amen alla gloria di Dio. 21 Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; 22 egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2 Corinzi 1:15-22).

 

Un altro motivo per il quale fra i cristiani di Corinto ci si lamentava dell'apostolo Paolo, oltre che le sue lettere fossero di difficile comprensione, era che lui cambiasse spesso idea, alterasse i suoi piani, non mantenesse fede agli impegni presi. Avevano ragione?No, dovevano avere fiducia che quanto l'Apostolo decideva di fare era sempre appropriato e ben ponderato.

 

Da questo testo sembra che Paolo avesse programmato di far visita ai cristiani di Corinto due volte prima di recarsi a Gerusalemme per portarvi il denaro raccolto per i bisognosi (15).  L'intenzione di Paolo era quella di recarsi prima a Corinto, poi salire in Macedonia e ritornare a Corinto per poi proseguire verso la Giudea col denaro raccolto (16). Questa sarebbe stata la prima volta che Paolo li visitava dopo la fondazione della comunità tre anni prima. La prima di queste due visite, però, era stata così dolorosa che Paolo aveva annullato la seconda e era ritornato ad Efeso. Questo non era stato ben accolto a Corinto e lo avevano così considerato segno di una persona volubile che diceva sì un momento e di no il prossimo (17).

 

A questa accusa Paolo risponde che quando lui prende una decisione la mantiene. La sua non era stata una leggerezza: aveva infatti programmato la cosa attentamente ed intendeva onorarla: "...per procurarvi un duplice beneficio, volevo venire prima da voi" (15). Il testo originale dice: "Avevo progettato di venire prima da voi, avevo fatto la determinazione di venire", in breve: ci aveva ben pensato. Inoltre, passare da loro era anche finalizzato a che essi gli avessero materialmente provveduto quanto necessario per proseguire il suo viaggio verso la Giudea "ed avere da voi il commiato" (16, CEI. La versione della Nuova Riveduta: "mi avreste fatto proseguire" non rende bene l'idea). Paolo, cosi, non aveva fatto questo progetto "con leggerezza" (17).

 

Nei vv. 18-22 Paolo risponde alle lamentele che gli erano state fatte dal punto di vista del suo ruolo di predicatore dell'Evangelo affermando che come il messaggio evangelico è integro e coerente, così lo era il loro preciso impegno di suoi annunciatori. Come i Corinti avevano dato al messaggio il loro Amen (20), così Paolo e Sila si aspettavano il riconoscimento della serietà e fondatezza delle loro decisioni e comportamento.

 

Dio è fedele (18): come fanno i cristiani di Corinto a saperlo? Soprattutto attraverso il Figlio di Dio, in cui non è riscontrabile alcun comportamento capriccioso ed incoerente. Gesù è l'incarnazione stessa della fedeltà di Dio, perché Dio ha adempiuto e continua ad adempire le Sue promesse in ed attraverso di Lui. I Corinzi avevano confermato la fedeltà di Dio alle Sue promesse quando, attraverso Cristo, essi avevano detto il loro "Amen" alla predicazione della Parola di Dio (v. 20). La coerenza del messaggio assicura così l'impegno alla coerenza del messaggero, nelle sue motivazioni ed azioni. Essi possono fidarsi di Suoi apostoli. Sanno quel che stanno facendo e ne renderanno conto a Dio. Lo stesso Dio che ha dato loro lo Spirito per garantire il loro comune destino (22) è lo stesso Dio che assicura l'integrità della sua condotta. Se essi non erano disposti a dare fiducia a Paolo in questioni banali come dei progetti di viaggio, si potrebbe pure dubitare la credibilità dell'opera dello Spirito nella vita stessa dei Corinzi.

 

Dopo avere "unto", suggellato e posto il Suo Spirito nel nostro cuore come "caparra" o deposito, ora Dio, attraverso lo stesso Spirito conferma (qui "rafforza"), garantisce il Suo durevole ed inalterabile rapporto con il Suo popolo. Lo Spirito "unge" (cioè consacra) la Sua chiesa affinché svolga i compiti che le sono assegnati. Ad essa è stato impresso il "sigillo di appartenenza". E' inequivocabile che i cristiani "sono di proprietà" di Dio. Sarà così fino al giorno della completa redenzione e nessuno potrà pregiudicare questo fatto. La "caparra" dello Spirito nei nostri cuori è proprio il fatto che Egli ha unto, suggellato e confermato che apparteniamo a Lui. Essa è "un anticipo" del "pieno pagamento" che un giorno con certezza riceveremo. Il ruolo dello Spirito Santo nella vita della comunità cristiana è quello di concederle "una prima rata" di quello che un giorno riceverà appieno. Questo è garanzia del suo incontrovertibile rapporto con Dio, che la chiama a servirlo impedendo che chiunque le sottragga ciò che per grazia è suo di diritto.

 

Preghiera. Signore Iddio, Ti lodo e Ti ringrazio per la fedeltà che hai dimostrato in Cristo alle Tue promesse. Ti ringrazio pure per l'esempio di fedeltà, correttezza, impegno e dedizione dimostrato dai Tuoi apostoli. Che io non lo metta mai in dubbio, anzi, che questo diventi pure la testimonianza che io rendo a Te nel mondo. Che la mia affidabilità sia testimonianza dell'affidabilità dell'Evangelo. Che l Spirito Santo, di cui mi hai fatto partecipe in questo mi rafforzi.

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