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Il fratello maggiore

Page history last edited by PBworks 16 years, 3 months ago

Il fratello maggiore

 

 

"Udito ciò, egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli, rispose al padre e disse: "Ecco, son già tanti anni che io ti servo e non ho mai trasgredito alcun tuo comandamento, eppure non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma quando è tornato questo tuo figlio, che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato". Allora il padre gli disse: "Figlio, tu sei sempre con me, e ogni cosa mia è tua" (Luca 15:28-31).

 

In questa parabola di Gesù, conosciuta di solito con il titolo: "Il figliol prodigo" (Luca 15:11-32), il protagonista è quello che attira maggiormente l'attenzione del lettore, cioè il figlio che abbandona la casa paterna dissipando la sua eredità e che poi ne ritorna pentito. Nella parabola, però, si parla anche del suo fratello maggiore, che rimane a casa e che è indignato per il fatto che suo padre abbia riaccolto "come se niente fosse" il suo figlio degenere. Di solito la predicazione ignora o appena accenna a quest'ultima parte della parabola. Lo stesso spesso avviene per altri racconti della Bibbia. Esaù sembra un carattere molto più interessante che Giacobbe, il pubblicano più del Fariseo che si vanta di non essere come tutti gli altri! Probabilmente questo accade perché tendiamo a simpatizzare di più con i caratteri passionali e sensuali che con quelli decorosi e rispettabili.

 

Il fratello maggiore poteva godere di una sostanziosa eredità familiare e della costante compagnia paterna in tutte le mutevoli stagioni dell'anno. Aveva il sentimento rassicurante di non aver mai trasgredito ciò che suo padre gli aveva comandato di fare e, quindi, era immune dall'amarezza del rimorso. Era libero di servirsi di tutti i beni di famiglia, non solo di una parte di quel che il padre possedeva: aveva legittimo titolo a tutto. Questa è pure la nostra eredità come figli e figlie del Signore Iddio onnipotente, ciò che possiamo godere come credenti consacrati a Dio e che vogliamo seguire fedelmente il Signore Gesù. Per grazia di Dio, possiamo vivere sempre alla presenza e nella compagnia di Dio, parlargli di tutto quel che riguarda la nostra vita e la Sua opera. Anche noi siamo liberi di attingere alle Sue vaste risorse, qualunque siano le nostre necessità, dato che in Cristo tutto è nostro e per fede possiamo legittimamente avvalercene.

 

Quanto privo di amore, quanto egoista, però, era lo spirito del fratello maggiore! Egli era geloso del benvenuto che il fratello degenere aveva ricevuto, nonostante ciò che aveva fatto. Si era lamentato di quanto il padre aveva "sprecato" per lui che si era comportato in modo così irresponsabile. Il suo spirito egoista lo aveva alienato da suo padre, che era dovuto persino uscire e andare a persuaderlo a tornare in casa, perché l'egoismo è sempre tale da isolarci. Lo spirito che si vanta delle proprie virtù, però, non è lo spirito della vera religione, per quanto corretta possa essere esteriormente la vita che conduciamo.

 

Chiediamoci: potrebbe Dio, nostro Padre, rivolgersi a noi con tali parole? Possiamo davvero considerarci, con la Sua grazia e la Sua celeste benedizione, figli di Dio irreprensibili? Se non è così, non siamo poi così diversi dal figliol prodigo perché gettiamo via le opportunità che gli angeli stessi anelerebbero di poter godere. Alziamoci, allora, e torniamo da nostro Padre. Valorizziamo ed apprendiamo la Sua misericordia. Entriamo nello spirito della Sua gioia, quella che si rallegra grandemente quando un peccatore comprende d'aver sbagliato e torna da Dio. Che la Sua gioia entri nel nostro cuore, affinché anche noi possiamo far festa e rallegrarci.

 

Preghiera. Padre, ho peccato. Riportami indietro nella comunione e nella gioia di oprima, affinché possa vivere con Te sulla terra, fintanto che mi chiamerai a vivere con Te in cielo. Amen.

 

 

Da "Our Daily Walk - Daily Meditations and a Prayer for Each Day By F.B. Meyer".

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