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Il Signore e la famiglia

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 9 months ago

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Il Signore e/o la famiglia

 

3 “Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. 4 La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. 5 Non privatevi l'uno dell'altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza. 6 Ma questo dico per concessione, non per comando” (1 Corinzi 7:3-6).

 

In questo frammento dell'epistola, che abbiamo voluto separare per dedicarvi maggiore attenzione, l'Apostolo esemplifica quanto abbiamo accennato ieri: non si può scegliere il matrimonio e poi trascurare (colpevolmente) il proprio partner e la famiglia perché si deve “servire il Signore”. Se si è sposati, bisogna dedicare il tempo necessario per prendersi cura delle necessità del nostro partner. Non è del tutto corretto affermare che il Signore sia “più importante” di nostra moglie/marito o famiglia. Il Signore è più importante in senso relativo, ma non in maniera assoluta. L'Apostolo qui si riferisce a necessità fisiche: i rapporti sessuali fanno parte di ciò che il marito “deve” alla moglie e ciò che la moglie “deve” a suo marito (la soddisfazione sessuale del proprio partner è un dovere), entro limiti ragionevoli. Non riguarda, però, solo questo: al nostro partner è dovuto una parte adeguata del nostro tempo per potersi rapportare con noi nel dialogo, nella cooperazione rispetto ai doveri domestici ed anche nell'intrattenimento. Allo stesso modo in cui è giusto il principio: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Matteo 22:21), è giusto che la moglie “renda” a suo marito quel che gli è dovuto e viceversa. Allo stesso modo in cui essere cristiani, in comunione con Cristo, significa appartenere a Lui e quindi avere il dovere e la gioia di servirlo, così essere sposati significa essere non essere più completamente padroni nemmeno di noi stessi e di non avere più “potere” assoluto sul nostro corpo. Essere sposati comporta delle precise responsabilità, non sorprende quindi che Paolo affermi la vita da scapolo sia, in un certo senso preferibile. In ogni caso non è ammissibile che uno trascuri il proprio partner o famiglia affermando di dovere servire il Signore. Lo stesso dovere ce l'abbiamo verso i nostri genitori. Gesù disse: “Mosè infatti ha detto: 'Onora tuo padre e tua madre'; e: 'Chi maledice padre o madre sia condannato a morte'. Voi, invece, se uno dice a suo padre o a sua madre: 'Quello con cui potrei assisterti è Corbàn' (vale a dire, un'offerta a Dio), non gli lasciate più far niente per suo padre o sua madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata (Marco 7:10-13). È certamente, però, possibile “privarsi” l'uno dell'altro per un certo limitato periodo e di comune accordo “per dedicarsi alla preghiera”, per un “ritiro spirituale” che può essere talvolta necessario. Non dobbiamo, infatti, “assillare” sempre il nostro partner con la nostra continua presenza senza lasciargli “un momento di respiro” senza di noi. Com'è importante per la coppia cristiana il “culto familiare”, è pure necessario ed importante “il culto privato” quando il marito o la moglie passa del tempo “a tu per tu con il Signore”. L'importante, però, è tornare assieme per non essere tentati da Satana “per la nostra incontinenza”. Un marito o una moglie frustrato a cui è negato “il dovuto” si trova in una “situazione pericolosa”.

 

Preghiera. Ho bisogno della Tua saggezza come anche della Tua riprensione, o Signore, per non trascurare i doveri che ho verso le persone con le quali sono legato da precisi ed imprescindibili impegni. Amen.

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