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La benedizione d’avere figli nello spirito

Page history last edited by Paolo E. Castellina 15 years, 4 months ago

24 dicembre

 

La benedizione d’avere figli “nello spirito”

 

57 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58 I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. 59 All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. 60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63 Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64 In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui  (Luca 1:57-66).

 

Essere senza figli, a quel tempo, era un grande disonore. Una madre si riferiva a questo come: “la mia vergogna in mezzo agli uomini” (1:25), segno del dispiacere di Dio nei suoi confronti. Possiamo immaginare la gente guardarla con compatimento tanto da chiamarla “la sterile” (1:36). Oramai era vecchia, ed il suo destino era ormai segnato per sempre. O no? Elisabetta aveva tenuto nascosta la sua gravidanza (1:24), frutto della misericordia di Dio, e, giunto il tempo del parto, era uscita allo scoperto e il fatto diventa motivo di grande stupore per vicini e parenti che così magnificano la grazia di Dio rallegrandosene grandemente.

 

Non si tratta soltanto, però, di un “fatto naturale”, per quanto tardivo, ma anche di qualcosa di spiritualmente significativo e promettente. Questa nascita, infatti, è accompagnata da “strani fatti” che suggeriscono che quel bambino sarebbe stato speciale, importante nei piani di Dio: il sordomutismo acquisito e poi improvvisamente guarito del padre e la consonanza non concordata dei genitori sul nome che sarebbe stato dato al loro figlio. La gente, infatti, si chiede: “Che sarà mai questo bambino?”, nato in modo inaspettato ed accompagnato da “strani fatti”.

 

Quel bambino sarebbe stato preso sotto la speciale protezione dell’Onnipotente, dalla sua stessa nascita, come uno destinato a qualcosa di grande. Dio ha modi per operare sui bambini nella loro infanzia, per i quali noi non potremmo altrimenti rendere conto. Dio non crea mai un’anima senza sapere al tempo stesso come santificarla.

 

Oggi sappiamo che i figli non sono tutto e che non è una tragedia se capita di non averne. Questa cosa, però, potrebbe interessarci dal punto di vista spirituale.

 

Il Signore Gesù non ebbe figli naturali, e ciononostante: “egli vedrà una discendenza” (Is. 53:10) grandissima che include anche noi, accolti nella Sua famiglia come Suoi figli adottivi.

 

L’apostolo Paolo non si sposò mai e non ebbe mai figli, eppure poteva chiamare molti come “suoi figli” nello Spirito: “Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante il vangelo” (1 Co. 4:15). Essere strumenti per comunicare la fede cristiana a figli naturali o spirituali è il dono più grande che un cristiano possa avere, e per il quale deve pregare il Signore. Mi azzardo a dire che “è una vergogna” se, nel corso della nostra vita cristiana, non si possa dire di essere stati strumentali alla nascita spirituale di figlioli da dedicare al Signore.

 

PREGHIERA

 

Signore, Ti ringrazio per quelle persone con le quali Tu mi hai messo in contatto e per le quali io sono stato in qualche modo utile come strumento nelle Tue mani. E' un privilegio grandissimo. Insegnami a vedere maggiormente la mia vita come strumento di benedizione e, soprattutto, fa in modo che io non sia di cattiva testimonianza con il mio comportamento o parole, anzi, fa' che io mi renda conto dei miei eventuali errori, li confessi e ne faccia ammenda. Amen.

 

 

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