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La fragranza dell'Evangelo

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 2 months ago

2 Corinzi 2:12-17 - La fragranza dell'Evangelo


 

12 "Giunto a Troas per il vangelo di Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore, 13 ma non ero tranquillo nel mio spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; così, congedatomi da loro, partii per la Macedonia. 14 Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. 15 Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via della perdizione; 16 per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un odore di vita, che conduce a vita. E chi è sufficiente a queste cose? 17 Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo" (2 Corinzi 2:12-17).

 

Tutt'altro che incostante e capriccioso, come era stato accusato di essere, l'Apostolo si dimostra capace d'adattarsi alla situazione della comunità cristiana di Corinto. Inoltre, egli aveva agito per i loro interessi, non per i suoi, scegliendo la via che meglio potesse risparmiare loro situazioni sgradevoli ed imbarazzanti. Ecco così che, nei vv. 12-17 Paolo conclude la sua autodifesa mostrando come persino i suoi sforzi per predicare l'Evangelo a Troas erano stati condizionati dalle sue sollecitudini per quella chiesa. infatti non era era stato "tranquillo nel suo spirito".  Non si può, infatti, far finta di niente e "tirare diritto" quando alle spalle si sono lasciati problemi come a Corinto, anche se a Troas il Signore gli aveva fatto trovare "una porta aperta" per l'Evangelo, la consolazione di cuori e menti aperte a ricevere Cristo. Non vi passa molto tempo. Attende invano, infatti, l'arrivo di Tito che gli avrebbe dovuto portare notizie da Corinto. È così che, anche se avrebbe preferito restarvi per portare avanti un'opera missionaria promettente, egli riparte per la Macedonia sperando di incrociare Tito durante il cammino.

 

Al versetto 14 i sentimenti di Paolo passano dall'ansia (vv. 12,13) alla riconoscenza, consapevole forse della necessità di dover trattare di temi diversi. Preoccuparsi è bene, ma non bisogna permettere che questo ci blocchi indefinitamente: quando si è fatto il possibile bisogna affidare la cosa a Dio e andare oltre. Paolo è sicuro (e vuole condividere anche con noi questa fiducia) che, quali che siano le difficoltà, i propositi di Dio attraverso la proclamazione dell'Evangelo andranno a compimento in modo trionfale. Forse qui l'Apostolo pensa all'usanza dei conquistatori romani, dopo aver vinto ogni resistenza, di entrare trionfalmente in corteo nella città conquistata, trascinandovi in catene le sue stesse autorità esibendo così la loro potenza di Roma. Quali potevano essere le preoccupazioni di Paolo, egli aveva la consapevolezza dell'irresistibile forza dell'Evangelo, proprio perché irresistibile è l'opera di Dio.

 

Forse, però, l'immagine militaresca non si presta tanto a descrivere l'opera di chi annuncia l'Evangelo. Essa potrebbe meglio essere paragonata al diffondere la fragranza di un gradevole profumo, magari quello del buon pane appena sfornato che "preannuncia" ciò che sazia e veramente soddisfa: in questo caso, la conoscenza della Persona e dell'opera di Cristo che il credente fa propria. Il Signore Gesù Cristo, infatti, ristabilisce in noi il "gusto" e la soddisfazione della comunione con Dio, che gli esseri umani hanno perduto. L'immagine corrisponde al profumo che anticamente emanava dai sacrifici animali nel tempo di Gerusalemme, oppure dal profumo dell'incenso (per esempio in Levitico 23:18 o in Numeri 28:2-6). Per rendere l'idea, oggi potrebbe corrispondere all'odore gradevole emanato da un buon arrosto... Se però la fragranza del pane appena sfornato o di un arrosto dovrebbe essere gradita a tutti, ciò non accade con l'Evangelo di Cristo che, per alcuni, è sorprendentemente un "cattivo odore", un "odore di morte". Com'è possibile? Di fatto l'Evangelo è "un buon profumo" "per coloro che sono sulla via della salvezza", per chi ha "gustato" la bontà della grazia di Dio ricevuta attraverso il ravvedimento e la fede. Per coloro, però, che ostinatamente sono avversi a Dio e non hanno alcuna intenzione di abbandonare il peccato, l'Evangelo è cosa sgradita, perché li priverebbe di quello al quale tanto (stupidamente) sono attaccati. Non ne vogliono quindi sapere di Cristo. "Odiano l'odore di incenso"!  L'annuncio dell'Evangelo "li offende". L'evangelizzazione è per loro fastidiosa, "li disturba". La realtà in questo mondo è dunque di due tipi di umanità: quelli che vanno verso la perdizione e quelli che sono incamminati verso la vita: "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano" (Matteo 7:13-14).

 

Dato così che l'Evangelo è veramente "una questione di vita o di morte", l'Apostolo si chiede: "Chi è sufficiente a queste cose?", cioè: che grande responsabilità predicare l'Evangelo! Ne siamo veramente all'altezza? No, ma Dio sovviene alla nostra intrinseca debolezza, ci rende Suoi collaboratori, ci invia in missione. Il compito, in ogni caso, è serio ed implica da parte nostra diligenza e senso di responsabilità. Con l'Evangelo non si può giocare. Paolo, nei compiti che gli sono stati affidati da Dio si dimostra fedele: non falsifica la Parola di Dio come fanno (ancora oggi) molti che la sfruttano per i loro interessi privati o proprie ambizioni di potere, oppure la alterano per portare avanti ideologie estranee. Paolo non è come i commercianti disonesti che spacciano per buoni prodotti alterati, offrendo, magari allettanti sconti perché, comunque, quelli che vendono sono prodotti scadenti e persino dannosi. L'Apostolo è onesto e sincero, parla consapevole che della sua opera dovrà renderne conto a Dio. Che si verifichi pure la sua opera: la si troverà irreprensibile. Paolo non aveva nulla a che fare con i predicatori ambulanti del suo tempo, guaritori e maghi che sfruttavano per i propri interessi la credulità popolare. Quanti ce ne sono (in versione moderna) ancora oggi! Molti nella comunità cristiana di Corinto, altresì, erano stati attratti dalla seducente eloquenza di presunti presunti apostoli che facevano concorrenza a Paolo e si dimostravano apparentemente "più interessanti". Non erano però che vuoti imbonitori e parolai che sapevano fare molto "spettacolo", ma erano privi di credenziali. Erano molto abili a manipolare la gente facendo appello agli istinti umani più bassi. Non così l'Apostolo Paolo.

 

Sappiamo noi oggi distinguere la moneta buona da quella falsa e andare oltre alle apparenze?

 

Preghiera. Signore Iddio, l'Evangelo è per me un profumo irresistibile, come pane appena uscito dal forno, come un buon arrosto... perché il Tuo Figlio Gesù Cristo, vero pane di vita, mi sazia e mi dona una vita dalle prospettive eterne che veramente ne vale la pena. Dammi di potere testimoniare di quest'Evangelo con fedeltà, onestà e sincerità, per la Tua gloria. Nel nome di Gesù. Amen.

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