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La necessità dell'evangelizzazione

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 8 months ago

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La necessità dell'evangelizzazione

 

15 “Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto. 16 Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! 17 Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata. 18 Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà” (1 Corinzi 9:15-18).

 

Perché nessuno lo accusasse di predicare l'Evangelo per denaro e per evitare che la sua attività di apostolo fosse considerata solo come un mezzo come un altro per “guadagnarsi da vivere”, Paolo, benché ne avesse diritto, rinuncia ad essere sostenuto finanziariamente. “Lo fai allora per farti applaudire, per metterti in mostra, visto che hai avuto straordinarie rivelazioni, per conquistarti fama, notorietà o magari perché ambisci al potere che questo ti dà sugli altri?”. No, se solo ci fosse questo sospetto, mi metterei volentieri da parte e preferirei morire. La cosa più importante per me, rispetto alla quale ogni altra cosa deve passare in secondo piano o meglio, scomparire, è che il messaggio di salvezza dell'Evangelo sia proclamato. Niente e nessuno dovrà mettere in imbarazzo, frenare, ostacolare, pregiudicare l'annuncio dell'Evangelo. Esso deve circolare liberamente e produrre, così, i suoi straordinari risultati: la trasformazione morale e spirituale di uomini e donne che, riconciliati con Dio diventano a loro volta agenti di pace, amore, giustizia, guarigione e liberazione. Questa è l'unica cosa che conta. Già poderose sono le forze in questo mondo che vorrebbero impedire tutto questo. Certo, così, non vorrei che qualcosa che noi cristiani potremmo fare danneggiasse la diffusione dell'Evangelo.

 

Diffondere l'Evangelo per l'Apostolo è dunque una necessità, non per avere di che vivere, non per soddisfare la sua vanità, non perché ne sia costretto con la forza o con le minacce (perché lo fa volentieri e con gioia) ma per così onorare, con la sua ubbidienza, Chi a questo l'ha chiamato. “La mia coscienza mi impone di onorare diligentemente la celeste vocazione che ho ricevuto”. È dunque per senso di dovere, per amore di Cristo e come espressione di gratitudine verso Dio che egli assolve il compito di evangelizzare. Sicuramente, poi, egli lo fa per amore del prossimo. Non c'è infatti più grande espressione d'amore che accompagnare qualcuno presso Cristo affinché ne riceva le Sue benedizioni temporali ed eterne. Questo non significa che lo faccia con ansia, come se la salvezza delle anime dipendesse dal suo impegno. Giungeranno sicuramente a salvezza, anche senza di lui, coloro che Dio ha predestinato a ricevere la grazia della salvezza. Dio, però, ha scelto di chiamare a Sé i Suoi attraverso l'annuncio dell'Evangelo del quale egli ha ricevuto il privilegio di essere portatore. Egli, così, è fiero di essere strumento dell'amore di Dio, ma anche di giustizia, affinché nessuno possa dire di non avere avuto l'opportunità di udire questo messaggio. Il “guai a me se non evangelizzo” non significa, infine, che egli tema di essere castigato se non lo fa, ma che la sua vita sarebbe svuotata di senso se non adempisse alla vocazione che ha ricevuto.

 

Preghiera. Dammi, o Signore, di essere fedele e diligente strumento del Tuo stupefacente Evangelo di salvezza. Amen.

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