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Le ammonizioni di un padre

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 9 months ago

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Le ammonizioni di un padre

 

14 Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei cari figli. 15 Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante il vangelo. 16 Vi esorto dunque: siate miei imitatori. 17 Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio caro e fedele figlio nel Signore; egli vi ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù, e come insegno dappertutto, in ogni chiesa” (1 Corinzi 4:14-17).

 

Che delusione per l'Apostolo vedere i suoi figli spirituali, dopo tutto quello che aveva fatto per loro, abbandonarlo per andare dietro a chi, con suadenti ma ingannevoli parole, proponeva loro “di più e meglio” di quanto egli aveva loro insegnato. ...e se ne vantavano pure! Se l'Apostolo pubblica queste cose, non è per metterli in imbarazzo davanti a tutti [traduzione migliore di “non per farvi vergognare”] ma per rilevare, attraverso dei severi ammonimenti, quanto fosse grave il loro attuale comportamento. Esso implicava un fermo intervento diretto che, non potendo eseguirlo di persona, egli delega al collaboratore Timoteo che sarebbe partito per fare loro visita. Timoteo dovrà rammentare loro quale sia il comportamento conforme all'Evangelo, comportamento che egli stesso, Paolo, ha cura di esemplificare. Gli apostoli (quelli che come tali sono stati accreditati da Dio e che ci parlano nel Nuovo Testamento), non solo sono portatori del retto insegnamento (ortodossia), ma anche esemplificano autorevolmente il comportamento che il cristiano deve tenere (ortoprassi). Essi sono i soli trasmettitori autorizzati della divina rivelazione.

 

I cristiani di Corinto (così come ogni autentico cristiano) dovevano la loro nascita alla fede in Cristo, la loro rigenerazione spirituale, all'opera dello Spirito Santo in loro. Di questo, però, Paolo era stato strumento. Giustamente, quindi, poteva essere considerato loro padre spirituale. Egli aveva verso di loro, da parte di Dio, precise responsabilità, e loro, a loro volta, dovevano riconoscere in lui questa paternità, imitandolo ed ubbidendogli nel Signore. Come genitore, egli aveva titolo a riprenderli e correggerli. Paolo non era certo “uno qualsiasi”, ma l'Apostolo scelto da Dio per comunicare e definire autorevolmente la sostanza della fede cristiana.

 

Non altrettanto poteva dirsi di coloro che abbiamo chiamato “innovatori”, e che li stavano influenzando ad andare su strade diverse da quelle che avevano apprese. Essi non avevano avuto alcuna autorizzazione a trasmettere le loro “novità”. Non avevano alcuna qualifica che li accreditasse, nonostante le loro pretese. È così pure con ogni “novità” che si presenta a noi oggi e che si rileva un allontanamento dall'insegnamento che abbiamo ricevuto attraverso le Scritture. Per quanto ci venga presentata come “evoluzione”, “miglioramento” o “via più elevata”, deve essere da parte nostra giustamente “sospettata”.

I cristiani di Corinto avrebbero dovuto essere molto più accorti ed avere il necessario senso di discernimento. È vero, anche per quanto riguarda il discernimento bisogna imparare e crescere in esso. Le loro attuali esperienze avrebbero dovuto essere per loro molto istruttive, così come lo deve essere ogni “incidente” nel percorso della nostra vita cristiana.

 

Preghiera. Che io mi attenga sempre all'insegnamento ed esempio ricevuto nell'ambito delle Scritture. Dammi, o Signore, il necessario discernimento per misurare ogni cosa secondo quel metro. Amen.

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