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Non si finisce mai di imparare

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years, 2 months ago

 Non si finisce mai di imparare 

 

Capita talvolta di sentire esclamare: "Non si finisce mai di imparare". Lo dice chi viene sorpreso da qualcosa che gli dà l'occasione di conoscere ciò che prima ignorava. La conoscenza, però, normalmente non ci casca addosso all'improvviso, ma è risultato dell'impegno diligente e perseverante a leggere, riflettere, studiare ed imparare. Questo è importante ad ogni età. Un giorno gli avevano chiesto ad un bravissimo e famoso violinista ormai novantenne, perchè continuasse a studiare musica ed ad esercitarsi. Egli aveva risposto: "Perché devo perfezionarmi!". 

 

Si parla oggi dell'importanza della formazione permanente in campo professionale, ma ancora più importante è la nostra formazione morale e spirituale; crescere in quella sapienza che ci porta ad essere sempre meglio quello che eravamo destinati ad essere quando Dio aveva creato l'essere umano. Questo atteggiamento, questa volontà ad imparare, ed imparando, a crescere, a maturare, nasce dal rispetto di fondo per Dio e per la nostra dignità umana. La Scrittura ci dice: "Il timore dell'Eterno è il principio della conoscenza; ma gli stolti disprezzano la sapienza e l'ammaestramento" (Proverbi 1:7 ND). Già, la nostra sembra essere sempre di più una generazione di stolti o, come ha detto qualcuno, di "omuncoli" che non leggono quasi più e che "brillano" per la loro ignoranza e superficialità.

 

La persona saggia, però, riconosce la sapienza di Dio riflessa da persone speciali e volentieri ne diventa discepolo, studente. Vuole accompagnarsi ad esse e "pende dalle loro labbra" perché da esse vuole imparare. Così erano I discepoli di Giovanni il Battezzatore, e soprattutto quelli di Gesù. Non l'avrebbero chiamato a caso "Salvatore" perché avevano fatto l'esperienza di come egli, Gesù, efficacente li salvasse da tutto ciò che sporca, guasta e distrugge l'esistenza umana.

 

Il testo dell'Evangelo che consideriamo quest'oggi parla dei discepoli di Giovanni il battezzatore che vengono accompagnati a riconoscere in Gesù l'unico, solo e vero Salvatore del mondo. Diversi di essi diventeranno, a loro volta, discepoli di Gesù, sapienza di Dio fattasi uomo e che li chiama a seguilo con fiducia. Potremmo noi esserne da meno? Leggiamo il testo: Giovanni 1:29-42.

 

Il giorno dopo, Giovanni vede Gesù venire verso di lui, e dice: 'Ecco l'Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo. parlavo di lui quando dicevo: dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me. Anch'io non lo conoscevo, tuttavia Dio mi ha mandato a battezzare con acqua, per farlo conoscere al popolo d'Israele'. Poi Giovanni portò questa testimonianza: 'Ho visto lo Spirito di Dio scendere come colomba dal cielo, e rimanere sopra di lui. Anch'io non lo conoscevo quando Dio mi mandò a battezzare con acqua, ma Dio mi disse: 'Vedrai lo Spirito scendere e fermarsi su un uomo - è lui che battezzerà con Spirito Santo'. Ebbene, io l'ho visto accadere, e posso testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio'. Il giorno seguente Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli. passò Gesù. Giovanni lo guardò e disse: 'Ecco l'Agnello di Dio'.  I due discepoli lo udirono parlare così e si misero a seguire Gesù. Gesù si voltò e vide che lo seguivano. Allora disse: - Che cosa volete? Essi gli dissero: - Dove abiti, rabbì? (rabbì vuol dire: maestro). Gesù rispose: - Venite e vedrete. Quei due andarono, videro dove Gesù abitava e rimasero con lui il resto della giornata. Erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che udirono Giovanni e andarono con Gesù si chiamava Andrea. Era il fratello di Simon Pietro. La prima persona che Andrea incontrò fu appunto suo fratello Simone. Gli dice: - 'Abbiamo trovato il Messia' (Messia o Cristo vuol dire: Salvatore inviato da Dio). Andrea accompagnò Simone da Gesù. Appena Gesù lo vide gli disse: - 'Tu sei Simone, il figlio di Giovanni. Ora il tuo nome sarà Cefa (in ebraico 'Cefa' è lo stesso che 'Pietro', e vuol dire: Pietra).

 

Giovanni, l'ultimo dei profeti, indica ai suoi discepoli (e a noi oggi) Gesù come "l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo" (29, 37). Gli antichi ebrei sacrificavano sull'altare del tempio di Gerusalemme agnelli (ed altri animali a loro necessari e preziosi) per impetrare il perdono di Dio per I loro peccati e, ravvedendosene, impegnandosi a vivere conformemente alla legge morale di Dio. Quei sacrifici, di per sé stessi non lo potevano fare, ma prefiguravano quello che avrebbe compiuto il Cristo, pagando egli stesso il prezzo del peccato e mettendo le basi per l'autentica trasformazione del cuore umano che a lui si affida.

 

Giovanni vedeva sé stesso come lo strumento per portare persone a colui di cui diceva "egli era prima di me" (30), parola-sapienza eterna di Dio che scende in mezzo a noi. Giovanni rendeva testimonianza di come il Santo Spirito di Dio fosse pienamente presente nel Cristo (32,34), il solo che potesse pienamente immergere i suoi discepoli nell'efficace potenza purificatrice dell'esistenza umana.

 

I discepoli di Giovanni ascoltano, così, la sua parola profetica e cominciano a seguire Gesù (37). Non sanno ancora bene cosa aspettarsi da Gesù, ma intendono sapere dove egli dimori per poter sempre essere accanto a lui, apprendere ciò che egli insegna ed imitarlo. Notate come lo chiamino, a loro volta, Maestro (38).

 

Inizia così un passaparola presso I loro famigliari ed amici: "Abbiamo trovato il Messia, il Salvatore: venite anche voi a constatare di persona. Egli è colui che il nostro cuore anela, colui che risponde alle più profonde ispirazioni e speranze umane. Essi, allora, vanno a Gesù e constatano di persona che è proprio così. Probabilmente non tutti I loro famigliari ed amici, rispondono a quell'invito, così come spesso, dopo aver noi stessi fatta l'esperienza di Gesù, vi sono nostri famigliari ed amici che rifiutano di accostarsi con fede a Gesù. La durezza del loro cuore è triste, ma continueremo a pregare per loro affinché un giorno lo facciano.

 

Il testo dell'Evangelo di oggi termina con Gesù che "cambia il nome" di Simone per segnalare la finale trasformazione morale e spirituale di un discepolo che, con Cristo, vedrà la sua vita diventare pietra, roccia: una vita stabilmente fondata su ciò che più vale, nel tempo e nell'eternità. Questa dev'essere pure la nostra aspirazione diventando discepoli di Cristo, incamminandoci così in una "formazione permanente". Ai cristiani della città di Colosse l'apostolo Paolo scrive: "vi siete rivestiti dell'uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l'ha creato" (Colossesi 3:10). E' l'obiettivo di ogni discepolo di Cristo. Lo è anche per voi?

 

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