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Non manicomio ma cromunità profetica

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 8 months ago

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Non manicomio ma comunità profetica

 

20 “Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti. 21 È scritto nella legge: «Parlerò a questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore. 22 Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti; la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i credenti. 23 Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi? 24 Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, 25 i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi” (1 Corinzi 14:20-24).

 

La glossolalia, il dono che Dio aveva dato a diversi cristiani della comunità di Corinto, era una forma di “infantilismo spirituale”? Sì, poteva essere necessaria all'inizio del cammino della loro fede per aiutarli ad aprirsi verso Dio esprimendosi in preghiera con espressioni che non sarebbero venute in loro naturali. Era come la madre che aiuta il bambino a pregare suggerendogli che cosa dire, mettendogli in bocca parole che ancora non intende bene. Crescendo, però, ed imparando a verbalizzare intelligentemente quello che ha in cuore, il bambino, per pregare, non ha più bisogno dei suggerimenti della madre. La “lingua della madre” non gli serve più, sviluppa la propria! È così quando Gesù insegna ai Suoi discepoli il “Padre nostro”. I cristiani di Corinto dovevano crescere imparando l'importanza di un linguaggio sensato ed edificante, per loro e per gli altri. Del dono delle lingue ne abusavano, ne facevano “gran cosa”, se ne vantavano, ci giocavano, come se fosse cosa permanente, facendo un gran chiasso e pregiudicando la comunicazione “profetica”. Paolo mette in rilievo, citando Isaia 28:11 “Sarà mediante labbra balbuzienti e mediante una lingua straniera che il SIGNORE parlerà a questo popolo”, come questo era avvenuto per la durezza di cuore e l'infedeltà dell'antico Israele. “Le lingue” erano per loro un'azione disciplinare del Signore, un giudizio sulla loro immaturità. Il Signore si era trovato “costretto” ad usare lingue per loro straniere, dato che non usavano, come avrebbero dovuto, “la loro lingua” per servire il Signore. A Corinto, quindi, la glossolalia doveva essere contenuta e, a suo tempo, necessariamente scomparire. Sarebbero cresciuti! Dovevano imparare la comunicazione razionale ed intelligente della sapienza rivelata di Dio per edificare sé stessi e soprattutto per comunicare, predicare, agli increduli la necessità del ravvedimento e della fede, della conversione a Cristo. Altro che stare lì a “giocare” con la mistica. Della loro comunità i visitatori increduli non avrebbero dovuto pensare che fosse solo un manicomio... ma una comunità profetica che sa parlare in modo rilevante alla situazione personale e sociale, che denuncia l'ingiustizia e le sue conseguenze e ne fornisce l'alternativa, che efficacemente chiama al ravvedimento ed alla trasformazione mediante la fede in Cristo Gesù.

 

Preghiera. Ti ringrazio per la cura paterna che Tu, o Signore, hai per me e per tutto l'aiuto che mi dai per crescere all'immagine del Tuo Figlio Gesù Cristo. Con grande pazienza mi insegni i vari aspetti della vita cristiana. Che però io non rimanga per sempre un bambino nella fede, ma, dopo aver imparato, nella maturità serva la Tua causa nel mondo. Amen.

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