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Onorare Dio con tutto noi stessi

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 9 months ago

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Onorare Dio con tutto noi stessi

 

15 “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo! 16 Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? «Poiché», Dio dice, «i due diventeranno una sola carne». 17 Ma chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui. 18 Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo. 19 Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. 20 Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Corinzi 6:15-20).

 

Il concetto di comportamento responsabile che abbiamo considerato ieri, trova nel testo di oggi un'esemplificazione nel contesto dell'uso che facciamo della nostra sessualità. Non è indifferente il modo in cui trattiamo il nostro corpo e l'uso che ne facciamo. I rapporti sessuali non sono semplicemente una gratificazione dei nostri sensi o uno sfogo delle nostre pulsioni naturali. Essi sono espressione dell'unione psicofisica di un uomo e di una donna. La prostituzione è somma perversione di questo concetto. Essa non solo fa del sesso un commercio, mentre dovrebbe essere dono ed espressione d'amore, ma scombina completamente la sua finalità ultima. Evidentemente i partecipanti di quest'atto non hanno alcuna intenzione di diventare “una sola carne” e non si rendono conto, così facendo, di danneggiare gravemente il loro spirito. Esso, infatti, così si lega a sconosciuti in qualcosa che contravviene in modo palese al giusto ordinamento creazionale e si apre a contaminazioni della carne e dello spirito, non raramente persino a possessioni demoniache. Chi è dedito alla prostituzione può trovare perdono e guarigione in Cristo attraverso il ravvedimento e la fede in Lui, ma che dire di un cristiano che faccia uso di prostitute? Dopo essersi legato indissolubilmente al Signore e Salvatore Gesù Cristo in vita ed in morte, disonorerebbe in questo modo il Cristo ed ogni giustizia? “Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato dato loro. È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: 'Il cane è tornato al suo vomito', e: 'La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango'” (2 Pietro 2:21-22). Si pecca così “contro il proprio corpo”, significa farsi stupidamente del male, danneggiarsi. “Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa” (Efesini 5:29). Un danno irreparabile? Non necessariamente, ma con quante fatiche e sofferenze lo si ripara quando si confessa questo peccato.

 

Il cristiano non appartiene più a sé stesso. Non può dire: “Il corpo è mio e me lo gestisco io come mi pare e piace”. Per grazia di Dio è diventato tempio e dimora dello Spirito Santo. L'Apostolo, in altre circostanze, scrive: “Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione” (Efesini 4:30). Lo Spirito Santo, che non può aver parte alcuna con il male, potrebbe giustamente, con orrore e tristezza ritirarsi da noi. Egli, infatti, “Ci ha comprati a caro prezzo”: il sacrificio di Cristo sulla croce. Ecco perché in tutto ciò che pensiamo, diciamo e facciamo, anima, corpo e spirito, dobbiamo proporci un unico degno obiettivo: glorificare ed onorare il meraviglioso Iddio che ci salva in Cristo.

 

Preghiera. Signore, vigila su di me e riprendimi. Blocca sul nascere nella mia vita ogni cosa che non ti onorasse come meriti. Amen.

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