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Purché sia nel Signore

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 8 months ago

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...purché sia “nel Signore”

 

36 “Ma se uno crede far cosa indecorosa verso la propria figliola nubile se ella passi il fior dell'età, e se così bisogna fare, faccia quello che vuole; egli non pecca; la dia a marito. 37 Ma chi sta fermo in cuor suo, e non è obbligato da necessità ma è padrone della sua volontà e ha determinato in cuor suo di serbare vergine la sua figliola, fa bene. 38 Perciò, chi dà la sua figliola a marito fa bene, e chi non la dà a marito fa meglio. 39 La moglie è vincolata per tutto il tempo che vive suo marito; ma, se il marito muore, ella è libera di sposarsi con chi vuole, purché lo faccia nel Signore. 40 Tuttavia ella è più felice, a parer mio, se rimane com'è; e credo di avere anch'io lo Spirito di Dio” (1 Corinzi 7:36-40).

 

L'Apostolo termina questo lungo capitolo su matrimonio, celibato e ora vedovanza, con considerazioni e consigli indubbiamente legati agli usi, costumi e situazione del tempo. Per le figlie il tempo del matrimonio era fra i 12 ed i 20 anni (la vita media delle persone era molto più breve di ora) ed era normalmente responsabilità dei genitori disporre in questo senso per le figlie. Il matrimonio a seguito di innamoramento e come decisione dei diretti interessati è un approccio moderno alla questione. Normativo per noi, in questi testi (che espressamente comprendono, da parte dell'Apostolo, consigli e non comandamenti) è il procedimento secondo il quale il cristiano giunge a decisioni al riguardo della propria vita e quella dei propri cari (e del quale abbiamo già parlato in queste riflessioni). Ogni decisione non deve essere avventata, ma deve risultare da un'attenta riflessione che tenga conto delle indicazioni della Parola di Dio, della situazione e circostanze in cui ci si trova e delle persone coinvolte. Il cristiano saggiamente esamina, soppesa, valuta, riflette, tiene conto di ciò che, nella decisione, meglio dà gloria a Dio ed esprime fedeltà al Signore, secondo amore e giustizia, in una parola, ancora, con senso di responsabilità e facendosi carico dei rischi. Nel discorso che fa qui l'Apostolo è da sottolineare la serietà e permanenza dell'istituzione divina del matrimonio e della famiglia (questione di “vocazione” personale) come anche la dignità della scelta o contingenza del celibato/nubilato (che presuppone l'astensione o libertà dalla sessualità). Inoltre, indubbiamente normativo per un cristiano il fatto che il matrimonio debba essere sempre “nel Signore”, cioè fra un uomo ed una donna che condividono la fede nel Signore Gesù Cristo. Nel matrimonio un uomo ed una donna devono diventare “uno” in tutti i sensi, anche in quello spirituale. La comunione spirituale fra un uomo ed una donna non è accessoria (come se la fede fosse solo una “questione privata dell'individuo”) ma fondante, determinante. Il Signore Gesù è e deve essere il Signore di ogni aspetto della vita, di tutta la vita. La coppia cristiana prega insieme, medita e decide insieme sulla base della Parola del Signore, partecipa insieme alle attività della comunità cristiana. Una coppia che non condivida e pratichi la fede cristiana porta in sé stessa problemi e contraddizioni che prima o poi esploderanno; essa si trova in una “situazione pericolosa”. In una coppia “mista” c'è implicitamente “qualcosa che non va” e la questione “va risolta” il più presto possibile. Non che un matrimonio “nel Signore” sia sempre idilliaco, ma condivide i parametri normativi sulla base dei quali ogni situazione può e deve essere affrontata.

 

Preghiera. Signore Iddio, dammi di vedere sempre ogni aspetto della mia vita nella Tua prospettiva, affinché tutto sia fatto sempre in comunione con Te e nel rispetto della Tua volontà rivelata. Amen.

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