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Quando ci deridono e disprezzano

Page history last edited by PBworks 15 years, 8 months ago

18 agosto

Quando ci deridono e disprezzano


"Quando Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo ammonita, e Ghesem, l'Arabo, lo seppero, si fecero beffe di noi, e ci disprezzarono dicendo: "Che cosa state facendo? Volete forse ribellarvi al re?". Allora risposi loro: "Il Dio del cielo ci farà ottenere successo. Noi, suoi servi, ci alzeremo e costruiremo: ma voi non avete né parte né diritto né memoria a Gerusalemme" (...) Noi dunque ricostruimmo le mura, che furono dappertutto innalzate fino a metà altezza; e il popolo aveva preso a cuore il lavoro"
(Neemia 2:19-20: 4:6).

Molti fra gli Israeliti erano tornati in Palestina, dopo l'esilio in Babilonia, e si erano proposti di ricostruire le mura dell città di Gerusalemme, rimaste in rovina. La loro assenza dalla Palestina per così tanto tempo, aveva favorito lo stanziamento nel luogo di altra gente (coroniti, ammoniti, arabi...), popolazioni diverse, con le loro proprie autorità, potere, cultura, religione ed interessi. Quella terra ormai la cosideravano propria. "Che vogliono ora questi israeliti?", si chiedevano con fastidio, "Probabilmente un tempo questa era casa vostra, vi hanno scacciati, che ci possiamo fare, questa è la vita... Ora ci siamo noi... Arrangiatevi da qualche altra parte...". Verso gli Israeliti avevano un misto di fastidio e paura, vista la loro determinazione a ricostruire, temendo che potesse risorgere la loro antica potenza. C'era in loro, però anche compatimento e ridicolo: "Ma che pensate di fare voi, con le vostre poche forze e mezzi: è ridicolo!". Insomma, in un modo o in un altro, per loro, quella presenza, quelle intenzioni, quelle attività, erano un fastidio. Dovevano essere costretti ad andarsene. Il destino degli Israeliti, però, era legato alla Palestina. Essa era un retaggio che Dio aveva loro affidato, che altri ci credessero oppure no. Erano sicuri che Dio avrebbe loro concesso di ricostruire la loro nazione perché negli eterni propositi di Dio, essi avevano una missione da compiere e proprio lì, non altrove... Quelle altre popolazioni non avevano "né parte, né diritto, né memoria" a Gerusalemme. Questa logica può scandalizzare il mondo, ma è così (che piaccia o non piaccia) e qualunque cosa possano dire o fare contro di essa, contro i propositi di Dio, essa non può avere successo.

Lo stesso si può dire sul sovrano diritto che Dio ha su ogni creatura umana. A Lui appartiene perché l'ha creata. Altri spiriti, però, ne hanno occupato l'anima e pretendono di farne quel che vogliono. Non vi deve sorprendere, quindi, la resistenza che oppongono quando Dio, attraverso l'opera di Cristo e dello Spirito Santo, ne riprende possesso e vuole ricostrurla, liberandola dalle rovine che il peccato ha causato. Non è forse questa pure l'esperienza della vita cristiana? Siete impegnati a fare l'opera di Dio in questo mondo, a ripulirvi dalla spazzatura e dalle rovine del peccato, volete ricostruire le mura che vi serviranno per tenere lontano la tentazione ed ogni male, perseguire il bene del popolo di Dio. Non vi sorprendete se la vostra attività incontra ridicolo e disprezzo da parte della malizia dei vari Samballat e Tobia.

Per alcuni è più facile affrontare l'opposizione diretta che essere derisi e presi in giro. Se solo questi potessero essere messi a tacere, potremmo procedere nel nostro lavoro con più decisione. Una tale persecuzione, però, stimola la nostra preghiera, rende Dio un fatto vivente della vita, ed apre la porta alla manifestazione della Sua grazia salvifica: "Ascolta, o Dio nostro, come siamo disprezzati! Fa' che i loro oltraggi ricadano sul loro capo ed esponili al disprezzo in un paese di deportazione!"; "Allora noi pregammo il nostro Dio e mettemmo delle sentinelle di giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi"; "Dovunque udrete il suono della tromba, là radunatevi con noi; il nostro Dio combatterà per noi" (Neemia 4:4,9,20). E' bene, in tali circostanze, distogliere lo sguardo dall'uomo e rammentarci che il Signore è grande e tremendo: "E dissi: "O SIGNORE, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e fai misericordia a quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti" (Neemia 1:5); "Io, io sono colui che vi consola; chi sei tu che temi l'uomo che deve morire, il figlio dell'uomo che passerà come l'erba? Hai dimenticato il SIGNORE che ti ha fatto, che ha disteso i cieli e fondato la terra? Tu tremi continuamente, tutto il giorno, davanti al furore dell'oppressore, quando si prepara a distruggere. Ma dov'è il furore dell'oppressore?" (Isaia 51:12-13). Dobbiamo avere la certezza che ci muoviamo nell'ambito dei Suoi progetti, facciamo la Sua opera nelle Sue vie. Procediamo con decisione nella nostra opera: Egli abbatterà ogni ostacolo.

La lezione per noi tutti è il triplice aspetto della vita cristiana. "Allora noi pregammo il nostro Dio e mettemmo delle sentinelle di giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi" (Neemia 4:9). Alziamo dapprima i nostri occhi a Dio, il Dio del cielo. Non dobbiamo trascurare la preghiera, perché più cose sono realizzate tramite la preghiera di quello che pensiamo. In secondo luogo, siamo maggiormente vigilanti contro i nemici nostri e di Dio. Dobbiamo vegliare e pregare. In terzo luogo il nostro sguardo si rivolge al lavoro che ci è stato affidato, al quale dobbiamo impegnarci con risolutezza in comunione con il Signore: "Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio" (1 Corinzi 3:9). Chiediamoci allora: "Sono dentro la città fra i suoi costruttori, oppure fuori da essa, fra i suoi detrattori e nemici?".

PREGHIERA

O Dio, insegnaci giorno per giorno ciò che Tu desideri che noi facciamo, e dacci la grazia e la forza di adempierlo. Fa si che giammai per pigrizia rallentiamo il passo sul cammino che ci indichi o che, per paura della vergogna, ci ritraiamo da esso. Amen.
 

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