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Questioni di vita e di morte

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 8 months ago

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Questioni di vita o di morte

 

27 “Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore. 30 Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. 31 Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; 32 ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo. 33 Dunque, fratelli miei, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. 34 Se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi riuniate per attirare su di voi un giudizio. Quanto alle altre cose, le regolerò quando verrò” (1 Corinzi 11:27-34).

 

Nel corso dei secoli, il sacramentalismo ha trasformato l'ordinanza della Cena del Signore (detta anche Eucaristia o Comunione) in un rito magico e superstizioso. Gestito da caste sacerdotali che si sono arrogate “l'amministrazione”, attraverso le loro cerimonie, di nulla di meno che la grazia di Dio, la semplicità e bellezza dell'antico memoriale del sacrificio di Cristo è andata perduta. D'altro canto, per reazione, alcuni raggruppamenti cristiani radicali hanno tanto spogliato questo rito di solennità e mistero da renderlo spesso qualcosa di banale, comune, privo di spiritualità, abitudinario e del tutto insoddisfacente. In entrambi i casi, siamo di fronte a forme di “profanazione” della Cena del Signore. Essa rimane “cosa seria” da celebrare con solennità, rispetto, e profonda comprensione del suo significato e valore, perché attraverso di essa il cristiano esprime il suo affidamento al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Iddio, infatti, nella Sua grazia, è così che Egli conferma la Sua promessa di prendersi cura, di “nutrire” in Cristo, la sua vita per il tempo e l'eternità. In che modo sia necessario essere “degni” di partecipare alla Cena del Signore è dibattuto. Si va dagli estremi di riservarne la partecipazione solo a “pochi eletti” e “perfetti”, fino alla “generosa” ammissione di chiunque lo desideri senza verificarne se ne abbia veramente titolo. Vi sono chiese che legiferano in modo molto discutibile, sulle “condizioni di ammissione” alla Cena del Signore, più o meno larghe a seconda dei casi. Qui, però, è la persona stessa che è chiamata a verificare se, in tutta coscienza, quando vi partecipa, discerne il corpo del Signore. Ho riconosciuto io di essere un povero peccatore che solo la Persona e l'opera di Gesù Cristo può salvare? Aderisco a Cristo con fede impegnandomi a camminare con Lui come Suo discepolo abbandonando ciò che Dio considera peccato? Ho compreso che sulla croce Cristo ha pagato il prezzo dei miei peccati dandomi così titolo alla grazia dell'eterna salvezza in comunione con Dio? Il pane ed il vino della Cena del Signore sono allora segno e suggello della comunione fra me ed il Signore Gesù Cristo e del mio coinvolgimento nella comunità cristiana. Se non è così, devo fare molta attenzione perché la cosa potrebbe avere gravi conseguenze. Non sappiamo in che modo la partecipazione alla Cena del Signore di persone immorali e sconsiderate a Corinto avesse avuto tali drammatici risultati, ma è meglio prendere la cosa molto seriamente. Il Signore Gesù non respinge chiunque vada a Lui con fede, ma che avverrà a chi fa uso delle Sue ordinanze “tanto per fare” o peggio solo per prendersene gioco?

 

Preghiera. Signore! Che io prenda queste cose molto seriamente perché per Cristo e per me sono state e rimangono questioni di vita o di morte. Amen.

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