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Ricchi davanti a Dio

Page history last edited by PBworks 15 years, 9 months ago

8 Luglio

 

RICCHI DAVANTI A DIO

 

"Poi disse loro: «State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita»" (Luca 12:5).

 

"Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza. Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio” (Filippesi 4:18).

 

Il termine qui tradotto con “avarizia” [πλεονεξία (pleonexia)] può anche meglio tradursi con “avidità”, da cui πλεονέκτης (pleonektēs) chi desidera avere sempre di più. I beni di questo mondo sono necessari, ma c’è chi desidera averne sempre di più come se la vita, una vita degna di essere vissuta, la cosa più importante della vita, dipendesse dall’abbondanza di beni che uno possiede. Non è così nella prospettiva del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Per Lui la vita non consiste in ciò che si possiede, ma in ciò che si è; non nei beni ma nel bene; non nelle cose, ma in qualità. Tanti, quando uno muore, pensano a “quanto valeva” e si riferiscono non tanto alle sue qualità e virtù, ma all’ammontare dei beni che era riuscito ad accumulare nella vita. Un essere umano, però, vale l’amore, l’umiltà, la generosità e la dolce ragionevolezza che lo caratterizza. Sottraete la ricchezza materiale di una persona, come nel caso dell’uomo facoltoso di cui parla Gesù nella parabola di Luca 12, e non rimane più nulla. Sottraete però ogni cosa a personaggi come, ad esempio, Paolo, Giovanni, Agostino di Ippona, Francesco d’Assisi, o Calvino, e rimane loro una tale abbondanza di valori che li renderebbe per sempre milionari. L’Apostolo scrive: “…come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!” (2 Corinzi 6:10).

 

L’uomo facoltoso della parabola in Luca 12:15-21 aveva fatto tre stupidi errori.

 

In primo luogo, aveva trattato le sue ricchezze come se fossero sue in senso assoluto. Non c’è indicazione alcuna nella parabola che egli le avesse accumulate disonestamente, in modo illecito o comunque riprovevole. No, aveva lavorato onestamente ed aveva raccolto i beni ed i profitti che Dio promette a chi opera diligentemente. “Il pigro desidera, e non ha nulla, ma l'operoso sarà pienamente soddisfatto” (Proverbi 13:4). Quel che però sembra qui trasparire è che egli non aveva mai elevato riconoscente i suoi occhi a Dio, alla bontà del Dio Creatore, da cui solo proviene ogni bene. Si vantava di ciò che la sua intelligenza e la sua capacità gli aveva fatto conseguire, non pensando affatto a Dio. Questo accade spesso anche oggi. Ci congratuliamo con noi stessi per i nostri successi e dimentichiamo che all’origine d’ogni cosa sta la bontà di Dio.

 

In secondo luogo, egli pensava che il migliore ricettacolo per il suo surplus fossero granai più grandi, dimenticandosi della moltitudine di poveri e di bisognosi che aveva attorno. Quando cominciamo ad accumulare più di quanto noi si abbia di fatto bisogno, dovremmo considerare non ulteriori investimenti, ma i pressanti bisogni degli altri.

 

In terzo luogo, egli riteneva che i beni materiali potessero soddisfare l’anima. Quanto spesso è vero che la quantità di beni non rendono una persona veramente felice, anzi, la lasciano insoddisfatta. Doniamo senza aspettarci di essere contraccambiati o retribuiti. Doniamo, non solo denaro, ma amore, tenerezza e umana simpatia; doniamo, come chi riceve dalle inesauribili risorse della generosità di Dio.

 

 

 

 

PREGHIERA

 

Aiutaci, o Dio, a considerare le cose più preziose che possiamo avere non tanto quelle della terra, ma quelle del cielo, perché nulla quaggiù può soddisfare quel cuore che hai fatto solo per Te. Amen.

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