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Senso di responsabilità

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 9 months ago

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Senso di responsabilità

 

17 “Del resto, ciascuno continui a vivere nella condizione assegnatagli dal Signore, nella quale si trovava quando Dio lo chiamò. Così ordino in tutte le chiese. 18 Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non faccia sparire la sua circoncisione. Qualcuno è stato chiamato quand'era incirconciso? Non si faccia circoncidere. 19 La circoncisione non conta nulla, e l'incirconcisione non conta nulla; ma ciò che conta è l'osservanza dei comandamenti di Dio. 20 Ognuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. 21 Sei stato chiamato essendo schiavo? Non te ne preoccupare, ma se puoi diventar libero, è meglio valerti dell'opportunità. 22 Poiché colui che è stato chiamato nel Signore, da schiavo, è un affrancato del Signore; ugualmente colui che è stato chiamato mentre era libero, è schiavo di Cristo. 23 Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini. 24 Fratelli, ognuno rimanga davanti a Dio nella condizione in cui si trovava quando fu chiamato” (1 Corinzi 7:17-24).

 

Il testo di oggi può essere facilmente equivocato. Per ben tre volte l'Apostolo ripete: “Ognuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato” (17, 20, 24). L'apostolo non intende che la nostra condizione personale, sociale, o culturale, una volta diventati credenti, non possa essere ragionevolmente cambiata o migliorata, ma che la nostra professione di fede non ci porti ad affrettati e repentini cambiamenti, senza attenta riflessione, senza valutare bene le circostanze, le opportunità, i pro e i contro... Abbiamo precisi doveri che dobbiamo continuare ad assolvere verso la nostra famiglia, il lavoro, la società... In Cristo, certo, diventiamo “nuove creature” e questo necessariamente ci deve portare ad allontanarci da ciò che è peccato, da ambienti pregiudizievoli alla nostra salute spirituale, da pratiche sbagliate o comunque incoerenti. L'entusiasmo per la nostra nuova fede, però, ci potrebbe portare a “colpi di testa”, a decisioni affrettate ed inopportune che pure sarebbero di cattiva testimonianza, facendoci per altro tacciare di “fanatismo”. C'è chi, dopo essere giunto alla fede evangelica, “si dimette dal mondo”, trascura casa, lavoro, coniuge, famiglia, e “si chiude tutto il giorno in una camera per studiare la Bibbia” o vuole impegnarsi “per il Signore” o “per la chiesa” trascurando improvvisamente tutto il resto, disattendendo ai precisi doveri della vita “normale” che pure dovrebbe onorare. C'è stato chi, in attesa dell'imminente ritorno del Signore, aveva abbandonato casa, famiglia e lavoro per ritirarsi in attesa su un monte! Non ci è dato di sapere quando il Signore tornerà, ma quando tornerà ci vorrà vedere fedeli a svolgere quelle che sono le nostre responsabilità e doveri, sia ordinari che straordinari. I cambiamenti che la conversione a Cristo produce nella vita di chi giunge alla fede sono inevitabili, anzi, necessari, e sono sotto gli occhi degli increduli. Essi, però, devono essere testimonianza che li attiri a Cristo, non manifestazioni di irresponsabilità e di fanatismo che da Cristo li respinge! Allo stesso modo il nostro entusiasmo per Cristo ci potrebbe portare ad esagerare nel modo in cui “evangelizziamo”, a fare dimostrazioni plateali, sbandierando la nostra nuova fede in modo inopportuno e poco saggio. Finito, però, l'entusiasmo iniziale spesso capita che non si faccia più nulla! Meglio allora una testimonianza discreta, graduale e costante. L'irresponsabilità e la disavvedutezza non sono mai giustificabili, nemmeno dal nostro “entusiasmo” per il Signore! È un preciso ordine del Signore!

 

Preghiera. Dammi, o Signore, di testimoniare la Tua meravigliosa grazia ed amore in modo saggio, avveduto ed efficace. Amen .

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