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Tradurre l'Evangelo senza tradirlo

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 8 months ago

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Tradurre l'Evangelo senza tradirlo

 

19 “Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; 20 con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; 21 con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. 22 Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. 23 E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri” (1 Corinzi 9:19-23).

 

In questo testo l'Apostolo esemplifica lo spirito ed il modo con il quale egli porta avanti la necessità ed il privilegio di diffondere in ogni dove l'Evangelo di Cristo. Gli apostoli (letteralmente “messaggeri” di Dio) sono concordi: “Noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figliuolo per essere il Salvatore del mondo” (1 Giovanni 4:14). Il mandato che Cristo ancora oggi assegna ai Suoi discepoli è inequivocabile: abbiamo il dovere ed il privilegio di rendere partecipe delle benedizioni della grazia di Dio gente di ogni estrazione e cultura. Infatti: “Non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati” (Atti 4:12). Come fare, però, per comunicare efficacemente l'Evangelo alla grande varietà di persone che vi sono nel mondo, ciascuno con la propria mentalità, cultura, usi, costumi, religione, lingua? Traducendolo nella loro lingua! Non si tratta, però, solo di comunicarlo con parole loro comprensibili (il dono delle lingue impartito a Pentecoste), ma anche di adattarlo alla loro particolare cultura. Per comunicare l'Evangelo ad un Giudeo è necessario “essere giudei”, cioè utilizzare i loro parametri culturali. Lo stesso vale con altre culture, nelle quali ci dobbiamo immedesimare e, naturalmente, per farlo, dobbiamo conoscerle! La cultura è “la confezione” in cui “impacchettiamo” il dono dell'Evangelo. Troppo spesso noi occidentali abbiamo confuso l'Evangelo con la nostra cultura, imponendo sugli altri i nostri usi e costumi e magari vedendoci respingere l'Evangelo perché così equivocato e, di fatto, alterato. L'Evangelo di Gesù Cristo non ci appartiene. Esso può e deve essere “incarnato” nelle culture più diverse. È vero: questo è più facile a dirsi che a farsi. Se è vero che abbiamo fatto l'errore di identificare l'Evangelo con la nostra particolare cultura, c'è chi ha adattato la fede cristiana ad altre culture tanto da renderlo irriconoscibile, anzi, da renderlo un falso vangelo. Fino a che punto dobbiamo “farci tutto a tutti” senza alterare e compromettere l'Evangelo che portiamo? Per far questo dobbiamo costantemente confrontarci con il deposito immutabile della fede cristiana contenuto nella Bibbia, “la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi” (Giuda 3), affinché la nostra fede sia “analoga” alla loro. Anche in questo caso, però, come fare per distinguere “il succo” (assoluto) dell'Evangelo dalle forme culturali degli stessi scrittori del Nuovo Testamento (non vincolante)? A queste domande non ci sono risposte facili. Gli inevitabili rischi che si corrono non devono scoraggiare il nostro diligente impegno a rendere intellegibile a tutti il nostro messaggio senza tradirlo.

 

Preghiera. Il compito che Tu mi assegni, o Signore, è difficile. Che il mio messaggio sia né semplicista né infedele. Aiutami nel mio impegno a trasmettere l'Evangelo nel modo migliore e più efficace comprendendo ed adattandomi a chi mi sta di fronte. Amen.

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