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Un culto formale o un culto autentico

Page history last edited by Paolo E. Castellina 15 years, 7 months ago

19 Settembre

 

Un culto formale o un culto autentico?

 

"L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»" (Isaia 6:3).

 

La prosperità del regno di Uzzia sembrava aver indebolito l'identità nazionale di Israele, la corruzione endemica stava erodendo i suoi aspetti più vitali. Cinquant'anni di prosperità e di ricchezza avevano favorito una tale decadenza morale da riempire il cuore del profeta di costernazione. E' proprio in questa condizione di depressione che Isaia entra nel Tempio, là dove pure continuavano i cerimoniali dei sacerdoti e dei leviti, le offerte sacrificali, e il canto antifonale dei cori. Tutto questo, però, non lo esalta per nulla. Un tempo si entusiasmava per tutto questo splendore. Ora però, queste stesse cose lo mettono più che altro a disagio. Non riesce più a partecipare a quel culto perché era consapevole della sua ipocrisia.

 

La visione (Isaia 6:1-4). Le strutture del tempio è come se si fossero trasfigurate: Isaia vede il culto che  i Serafini rendono a Dio.  I loro volti sono velati di fronte alla divina Maestà, le loro persone sono vestite d'umiltà e le loro ali restanti sono pronte ad un'ubbidienza immediata. Cantano in modo antifonale, incitandosi reciprocamente ad una riverenza più elevata e ad una lode più estatica.

 

Che lezione qui per noi! Che contrasto con i nostri culti letargici e spesso un'obbedienza cosi di malavoglia! Questo grande Iddio ci è Padre nel Signore nostro Gesù Cristo, ma congiungiamo alla nostra fiducia un sufficiente rispetto? Non siamo forse troppo spesso superficiali e casuali nelle nostre preghiere? Ci rendiamo conto d'aver bisogno di un cuore puro e di mani pulite quando ci inginocchiamo di fronte a Lui?

 

La chiamata (Isaia 6:5-8). L'umile confessione di peccato di Isaia, deve pure diventare la nostra. Il serafino sapeva che non c'era che un'unica risposta. I carboni roventi dell'altare avevano assorbito il sangue del sacrificio, ed ora brillavano di calore bianco. Essi sarebbero serviti per purificare ed ispirare. Una volta fatto questo, non vi sarebbe stato più nulla per rimandare la chiamata al servizio.

 

Il mandato (Isaia 6:9-13). Il profeta non doveva scoraggiarsi. Doveva persistere a comunicare il suo messaggio, anche se fossero soltanto deboli raggi di luce attraverso l'oscurità.

 

PREGHIERA

 

Grande e santo Iddio! Purifica il nostro cuore, la nostra parola e la nostra azione con il sangue sparso sul Calvario ed il fuoco del Tuo Spirito affinché possiamo essere degni di servirti. Purificaci, chiamaci e dacci un preciso mandato. Amen.

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