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Una fede intellegibile ed utile

Page history last edited by Paolo E. Castellina 14 years, 7 months ago

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Una fede intellegibile ed utile

 

1 “Desiderate ardentemente l'amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia. 2 Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose. 3 Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione. 4 Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa” (1 Corinzi 14:1-4).

 

Era antica usanza ebraica pregare recitando Salmi o facendo uso di espressioni bibliche, nella loro lingua originale. Allora l'ebraico non era più in uso e risultava incomprensibile ai più. Coloro che, durante il culto comunitario, pregavano facendone uso, oppure esprimendosi nella propria lingua materna o dialetto, parlavano, è vero, a Dio che comprende ogni lingua, ma avevano l'effetto di privatizzare la loro preghiera senza dare la possibilità agli altri di comprendere e così di parteciparvi. Nel loro fervore spirituale dicevano cose che per gli altri risultavano misteriose e quindi non era di effettiva edificazione della comunità. Edificare gli altri, infatti, deve avere la priorità, dato che l'amore è ciò che più conta nella fede cristiana. Nell'ambito della comunità cristiana, profetizzare (cioè comunicare agli altri, spiegandola, la volontà rivelata di Dio) deve avere la precedenza assoluta e saperlo fare deve essere l'aspirazione principale di ogni cristiano. Dobbiamo essere in grado di rendere conto intellegibilmente della nostra fede, di avere chiarezza su quanto Dio ci insegna nella Sua Parola, saperlo interpretare ed applicare non solo alla nostra vita personale ma anche accompagnando gli altri alla stessa conoscenza ed all'applicazione nella loro vita. Che gran dono quello di essere sensibili alle esigenze morali e spirituali degli altri affinché essi possano soddisfarle attraverso il nostro fraterno contributo. Che gran dono quello di conoscere il linguaggio dell'edificazione, dell'esortazione e della consolazione! Certo, oltre alla competenza intellettuale e spirituale, è necessario da parte nostra molta umiltà per potere parlare ai bisogni altrui, ma è il dono più prezioso, perché ci fa uscire dal nostro privato per proiettarci al servizio degli altri come faceva ed insegnava a fare il Signore Gesù Cristo. Una persona potrebbe dire ad un'altra: “Fatti gli affari tuoi che ai miei ci penso io”! Nell'ambito della comunità cristiana, però, gli “affari miei” sono anche “affari” dei nostri fratelli e sorelle. Vicendevolmente siamo chiamati ad occuparci l'uno dell'altro, aiutandoci umilmente ed amorevolmente a risolvere i nostri problemi secondo la sapienza che ci dà il Signore. Che gran dono la capacità di parlare in modo rilevante, in nome del Signore, comprendendo la situazione degli altri e della società in cui viviamo applicandovi sapientemente la volontà del Signore. Questo era e rimane molto più importante che la spiritualità individualistica. Sicuramente ne riceveva beneficio chi allora esprimeva la propria preghiera al Signore con espressioni soprannaturali perché ne aveva ricevuto il dono. La sua psiche così si apriva al Signore anche al di là del linguaggio ordinario, ma era un beneficio del tutto personale e privato. Che vantaggio potevano averne gli altri di tutto questo? Gli altri ci devono “importare”, anzi, occuparsi degli altri è essenziale, fondamentale per la fede cristiana. Le membra del corpo di Cristo, onorandosi e rispettandosi a vicenda, si devono prendere cura l'una delle altre. Anche l'estraneo che “per caso” entra in chiesa deve essere considerato ed edificato dalle nostre parole.

 

Preghiera. Signore, anch'io sono influenzato dal maledetto individualismo che prevale nella nostra epoca. Insegnami ad amare! Amen.

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