IL BATTESIMO DEI BAMBINI ESPRIME MOLTO BENE L'ISTITUZIONE DI GESÙ CRISTO E LA NATURA DEL SEGNO
Giovanni Calvino, Istituzione della religione cristiana, 4:16
1.
Dovendo constatare che la prassi del pedobattismo da noi seguita è oggetto di contestazione e di polemiche da parte di gente malvagia, quasi non fosse stata istituita da Dio, ma fosse frutto di una iniziativa degli uomini, in tempi recenti, o da collocarsi qualche tempo dopo l'età apostolica, penso sia opportuno, a questo riguardo, confermare le coscienze dei deboli e refutare le obiezioni menzognere, che questi seduttori muovono per strappare la verità di Dio dal cuore delle persone semplici non sufficientemente istruite da poter rintuzzare i loro cavilli e le loro astuzie. Ricorrono generalmente ad un argomento apparentemente convincente: unico loro desiderio è quello di mantenere la parola di Dio nella sua integrità senza aggiungere o togliere nulla come, invece, avrebbero fatto coloro che per primi hanno introdotto la prassi del pedobattismo, apportando aggiunte e prendendo questa iniziativa senza avere la garanzia di alcun comandamento. Siamo pronti ad ammettere la validità di questo argomento qualora fossero in grado di dimostrare che questo battesimo è frutto di un'invenzione umana e non di un ordine di Dio. Quando avremo, invece, chiaramente dimostrato che è calunnioso e falso definire, da parte loro, tradizione umana questa istituzione così fortemente radicata nella parola di Dio, vedranno svanire questo argomento a cui si appellano invano. Ricerchiamo dunque l'origine prima del pedobattismo. Qualora infatti dovesse risultare temeraria invenzione degli uomini, ammetto che debba essere abbandonata e debba essere assunto, quale autentica norma, l'ordine del Signore; i sacramenti sarebbero solo appesi ad un filo non avessero quale fondamento la parola di Dio. Se invece riscontriamo che i bambini sono battezzati in base all'autorità di Dio evitiamo di recargli offesa rifiutando i suoi regolamenti suoi regolamenti.
2.
Deve essere chiaro anzitutto alla mente dei credenti che l'esatta valutazione dei segni o sacramenti che il Signore ha lasciato e raccomandato alla sua Chiesa non si ricava solo dall'esame degli elementi o delle cerimonie esteriori, ma dipende essenzialmente da quelle promesse e da quei misteri spirituali che nostro Signore ha inteso raffigurare con tali cerimonie. Per una esatta valutazione del battesimo e della sua portata non ci si deve dunque. Limitare a considerare l'acqua e ciò che si compie esteriormente, ma occorre innalzare i nostri pensieri alle promesse divine che quivi sono offerte ed alle realtà interiori e spirituali di cui troviamo qui dimostrazione. Così facendo noi afferriamo la sostanza e la realtà del battesimo, anzi, prendendo le mosse da qui, saremo in grado di comprendere a qual fine sia stata istituita questa aspersione d'acqua e quale ne sia l'utilità. Se invece tralasciamo queste considerazioni e fissiamo unicamente l'attenzione sulla pratica esteriore, non giungeremo mai ad intendere il valore e l'importanza del battesimo e neppure il significato di quell'acqua, di cui facciamo uso o il suo messaggio. Non stiamo a discutere più a lungo questo fatto trattandosi di una realtà così chiaramente e frequentemente dimostrata nella Scrittura da non poter essere assolutamente oggetto di dubbio e di incomprensione da parte dei cristiani.
È dunque nelle promesse conferite al battesimo che si deve cercare la sua sostanza. La Scrittura ci insegna che in esso ci è anzitutto raffigurato la remissione e il perdono dei nostri peccati, che otteniamo mediante lo spargimento del sangue di Gesù Cristo. In secondo luogo la mortificazione della nostra carne che otteniamo altresì mediante la partecipazione alla sua morte per giungere ad una nuova vita, cioè all'innocenza, la santità, la purezza. Da questi elementi siamo in grado di intendere perciò che il segno visibile e materiale non è che la rappresentazione di realtà più alte ed eccellenti per intendere le quali dobbiamo valerci della parola di Dio in cui risiede tutta la verità del segno. Vediamo dunque la realtà significata e raffigurata nel battesimo essere il perdono dei nostri peccati, la mortificazione della nostra carne in vista di partecipare alla rigenerazione spirituale che deve essere in tutti i figli di Dio. Anzi ci è qui dimostrato che tutte queste realtà hanno la loro motivazione e il loro fondamento in Cristo. Questo, in sostanza il significato del battesimo in cui si può compendiare quanto ne dice la Scrittura, fatta eccezione di un punto che non abbiamo menzionato: il battesimo è altresì un segno mediante cui noi confessiamo, davanti agli uomini, che il Signore è nostro Dio e ci dichiariamo membri del suo popolo.
3.
Il popolo di Dio ebbe, prima dell'istituzione del battesimo, la circoncisione che fu in vigore al tempo dell'antico patto; dobbiamo dunque procedere ora all'esame delle analogie e delle differenze, che esistono fra i due segni, per poter intendere, in base a queste, quanto dell'uno può essere riferito all'altro. Quando nostro Signore ordinò ad Abramo la circoncisione, espresse, a mo' di premessa, la volontà di essere suo Dio e Dio della sua discendenza (Genesi 17), dichiarando di essere onnipotente e di avere ogni cosa in suo possesso, sì da essere per lui fonte e pienezza di ogni benedizione. : È inclusa, in queste parole, la promessa della vita eterna, come l'ha dichiarato nostro Signore deducendo, dal fatto che il padre suo si era dichiarato Dio d'Abramo, un argomento per convincere i Sadducei dell'immortalità e della risurrezione dei credenti: "Egli non è "dice "un dio dei morti, ma dei viventi " (Matteo 22.32; Lu 20.38). Nello stesso modo san Paolo, ricordando ai pagani, nel secondo capitolo agli Efesini, da quale condizione di ignoranza nostro Signore li avesse tratti, deduce, dal fatto che fossero senza circoncisione, che erano senza Cristo, estranei alle promesse, senza Dio e senza speranza (Efesini 2.12), in quanto la circoncisione rappresentava la testimonianza di tutte queste realtà. Il primo passo per avvicinarci a Dio ed entrare nella vita eterna è rappresentato dalla remissione dei nostri peccati. Ne consegue che questa promessa corrisponde a quella del nostro battesimo che è promessa della nostra purificazione.
Nostro Signore dichiarò, in seguito, ad Abramo in che modo dovesse camminare in sua presenza: con integrità ed innocenza; questo esprime semplicemente il concetto della nostra mortificazione in vista di risuscitare a nuova vita. Ad evitare che sussistesse qualche dubbio riguardo al fatto che la circoncisione era segno e figura della mortificazione, Mosè ne dà una più chiara illustrazione nel decimo capitolo del De quando esorta il popolo d'Israele a circoncidere il suo cuore per il Signore (Deuteronomio 10.16) in quanto popolo da lui eletto fra tutte le nazioni della terra. Così come nostro Signore, accogliendo quale popolo suo la famiglia di Abramo, ordina che siano circoncisi, Mosè dichiara che debbono essere circoncisi di cuore quasi ad illustrare qual sia la verità contenuta in questa circoncisione carnale (Deuteronomio 30.6). Anzi, ad evitare che il popolo pretenda raggiungere questa mortificazione con le proprie forze, gli ricorda che si tratta di un'opera della grazia di Dio in noi. Tutte queste cose sono state così spesso ripetute dai profeti che non occorre dilungarci. Constatiamo dunque che per i padri erano contenute nella circoncisione promesse spirituali, le stesse che sono contenute nel battesimo, presentando loro la remissione dei peccati e la mortificazione della carne per vivere a giustizia. Anzi, come abbiamo detto, che Cristo è il compimento di questa realtà in quanto è il fondamento del battesimo, altrettanto può dirsi della circoncisione. Perciò è fatta ad Abramo la promessa che in lui si attuerà la benedizione di tutti i popoli della terra; quasi nostro Signore dicesse che tutta la terra, maledetta in se stessa, avrebbe ricevuto benedizione per mezzo suo E il segno della circoncisione è aggiunto quale suggello e con ferma di questa grazia.
4.
Risulta ora facile giudicare e stabilire in quali punti i due segni, della circoncisione e del battesimo, concordino e differiscano. La forza del sacramento è nei due casi unica, ed è rappresentata, come abbiamo visto, dalla promessa della misericordia di Dio, della remissione dei peccati e della vita eterna. La realtà raffigurata è una sola: la nostra purificazione e la nostra mortificazione. La motivazione e il fondamento di queste realtà, cioè Cristo, ne rappresentano, nell'un caso come nell'altro, la conferma e il compimento. Non sussiste, di conseguenza, differenza riguardo al mistero interiore in cui consiste, come abbiamo detto, tutta la sostanza dei sacramenti.
La diversità che sussiste riguarda unicamente la cerimonia esteriore, quella parte cioè che nel sacramento è di minore importanza in quanto la realtà fondamentale è costituita dalla Parola e della cosa significata e rappresentata.
Possiamo pertanto concludere che tutto ciò che appartiene alla circoncisione appartiene altresì al battesimo, fatta eccezione per la realtà esteriore e visibile della cerimonia. A questa deduzione ci conduce la norma stabilita da san Paolo: tutta la Scrittura doversi giudicare secondo la misura e la similitudine della fede (Ro 12.3-6), che sempre ha le promesse come suo obiettivo. In realtà la verità si lascia, a questo punto, quasi toccare col Dito. Come la circoncisione è stata per gli Ebrei un segno, per significare loro che Dio li accoglieva come suo popolo e lo dovevano considerare loro Dio, e rappresentava così, in forma esteriore, l'ingresso nella Chiesa di Dio, analogamente, mediante il battesimo, siamo innanzi tutto accolti nella Chiesa di nostro Signore perché risulti chiara la nostra appartenenza al suo popolo, e dichiariamo volerlo riconoscere quale nostro Dio.
Fuori discussione è dunque il fatto che il battesimo è subentrato alla circoncisione.
5.
Se, a questo punto, qualcuno domanda: si può amministrare il battesimo ai bambini come una realtà che appartiene loro secondo l'ordine divino? Chi sarà così poco assennato da rispondere soffermandosi unicamente sulla realtà visibile dell'acqua senza rivolgere piuttosto la sua attenzione al mistero spirituale? E considerato sotto questo punto di vista non c'è dubbio che il battesimo appartenga di diritto ai bambini.
Nostro Signore, ordinando anticamente di circoncidere i bambini, ha voluto dimostrare in modo evidente che li considerava partecipi della realtà rappresentata in quell'atto. In caso contrario si dovrebbe dire che quella istituzione è stata soltanto menzogna e finzione, anzi, puro inganno; cosa che non si può né pensare né proporre fra credenti. Il Signore afferma esplicitamente che la circoncisione di un bambino è per lui garanzia del Patto che gli è stato annunziato. Il Patto essendo unico è indubbio che i figli dei credenti non ne sono oggi meno partecipi di quanto i figli degli Ebrei lo furono al tempo dell'antico patto. E se sono partecipi della realtà significata perché non dar loro parte al sacramento che non è se non figura e rappresentazione? Dovendosi fare una distinzione fra il segno esteriore e la Parola quale dovrà considerarsi maggiore e più eccellente? Il segno è al servizio della parola di Dio. Si comprende perciò chiaramente che risulti inferiore a quella e sia di importanza minore. Ora è chiaro che la parola del battesimo è rivolta ai bambini, perché dunque negare loro il segno che di quella parola è solo elemento accessorio? Quand'anche non esistessero altri motivi per chiudere la bocca a tutti i critici, questo sarebbe largamente sufficiente.
La questione sollevata riguardo al fatto che per la circoncisione era stabilito un giorno fisso è priva di importanza. È; vero che il Signore non ci ha vincolati, come aveva fatto con gli Ebrei, a giorni particolari, ma ci ha lasciata in questa materia piena libertà; ci ha tuttavia dichiarato in che modo i bambini debbano essere solennemente accolti nel suo petto. Che cosa possiamo noi chiedere di più?
6.
La Scrittura ci conduce però ad una conoscenza della verità ancor più evidente. È: indubbio infatti che il patto stabilito, una volta, con Abramo dal Signore, dicendo che voleva essere il suo Dio e il Dio della sua progenie, non ha oggi, per i credenti, minor valore di quanto abbia avuto allora per il popolo ebraico; questa parola si rivolge oggi ai cristiani non meno che ai padri dell'antico patto. In caso contrario risulterebbe che la venuta di Gesù Cristo ha sminuito e ridotto la grazia e la misericordia di Dio e sarebbe questa orribile bestemmia da pronunciare e da udire.
Infatti i bambini degli Ebrei furono detti progenie santa per il fatto di essere eredi di questo patto e di essere separati dai figli degli infedeli e degli idolatri; per la medesima ragione i figli dei cristiani sono detti santi anche quando siano generati soltanto da un padre o da una madre credente e sono, in base alla testimonianza biblica separati dagli altri (1 Corinzi 7.14). Ora il Signore, dopo aver promesso ad Abramo questo patto, vuole sia attestato al bambini mediante il sacramento esteriore (Genesi 17.12). Che scusa potremmo noi addurre per non stipulare e suggellare questo patto oggi come allora? Non si può obiettare che l'unico sacramento dato ad attestazione del Patto sia stato la circoncisione, oggi abolita. La risposta, infatti, è facile: nostro Signore ha stabilito la circoncisione per quel tempo, nondimeno dopo la sua abrogazione, permane sempre valida la necessità di confermare il Patto visto che non è men valido per noi di quanto sia stato per gli Ebrei.
Occorre perciò considerare con attenzione gli elementi che abbiamo in comune con gli Ebrei e sono simili, e quelli che sono invece diversi. Il Patto è realtà comune, comuni sono le motivazioni che ne richiedono la conferma, l'unica differenza consiste nel fatto che ebbero quale conferma la circoncisione e noi oggi abbiamo il battesimo. In caso contrario, se cioè fosse sottratta a noi la testimonianza che gli Ebrei ebbero riguardo ai loro figli, la venuta di Cristo avrebbe avuto come risultato che la misericordia di Dio sarebbe meno evidente per noi di quanto lo fu per gli Ebrei. Una affermazione di questo genere non può esser fatta senza che ne risulti grande disonore a Gesù Cristo in virtù del quale invece la bontà infinita del Signore è stata sparsa sulla terra più ampiamente e più abbondantemente che mai; occorre dunque ammettere che la grazia di Dio non può avere oggi un carattere di minore certezza o essere più segreta di quanto sia stata sotto le ombre della Legge.
7.
Per questa ragione nostro Signore, volendo mostrare che era venuto più per accrescere e moltiplicare le grazie del padre suo che per limitarle, accolse con bontà e prese in braccio i bambini, che gli venivano presentati, rimproverando i suoi apostoli che volevano impedire loro di avvicinarsi, affermando che in tal modo non si lasciava venire a lui quelli a cui il regno dei cieli appartiene, a lui che di quel regno è via di accesso (Matteo 19.13-15).
Che relazione esiste, dirà alcuno, tra quell'abbraccio di Gesù e il battesimo? Non è infatti detto che li abbia battezzati, ma solo che li accolse, prese in braccio, e pregò per loro. Volendo imitare l'esempio di nostro Signore, si dovrebbe pregare per i bambini e non battezzarli, cosa che lui stesso non ha fatto. Occorre invece meditare, con un po' più di attenzione di quanto facciano costoro, all'insegnamento del testo. Non è infatti di poca importanza il fatto che Gesù accettando che i bambini gli siano presentati, aggiunga questa motivazione: che di loro è il regno dei cieli. Egli manifesta in seguito la sua volontà con un atto visibile prendendoli in braccio e pregando per loro. È lecito condurre i bambini a Gesù Cristo? Perché non dovrebbe esser lecito accoglierli al battesimo che rappresenta il segno esteriore con cui Gesù Cristo ci attesta la comunione e il legame che abbiamo con lui? Se il regno dei cieli appartiene loro, perché dovrebbe essere loro negato il segno con cui ci viene dato accesso alla Chiesa per farci eredi del regno di Dio? Non si agisce forse iniquamente volendo respingere coloro che nostro Signore chiama a sé? Rifiutare loro ciò che egli dà? Chiudere loro la porta che egli ha aperta? Qualora fosse possibile scindere il battesimo dall'opera di Gesù Cristo, quale elemento dovrebbe essere considerato maggiore: che Gesù Cristo li accolga, e imponga loro le mani, quale segno di santificazione e preghi per loro, dichiarandoli suoi, o che noi, mediante il battesimo, attestiamo che sono partecipi del Patto?
Gli altri argomenti, a cui si ricorre per dare spiegazione a questo testo, sono cavilli privi di serietà. La tesi secondo cui si trattava di bambini già grandicelli in quanto Gesù dice che li si lasci venire, è in evidente contrasto con il testo scritturale dove si parla di "lattanti "che si recano in braccio. Il verbo "venire "deve infatti essere inteso semplicemente nel senso di avvicinarsi. Si vanno a cercare cavilli in ogni sillaba quando ci si oppone con ostinazione alla verità.
L'altra obiezione è questa: non è detto che il regno dei cieli appartenga ai bambini, ma a coloro che sono simili a bambini. Si tratta di una scappatoia. Se questo fosse il caso perché nostro Signore avrebbe voluto far vedere che i bambini debbono avvicinarsi a lui? Quando dice: lasciate i bambini venire a me è chiaro che il suo riferimento è fatto a bambini di età infantile. E aggiunge, per far comprendere che la sua richiesta è giustificata: di tali è il regno dei cieli. È necessario che in questo "tali "essi siano inclusi. Il termine si deve pertanto intendere in questo modo: il regno appartiene a loro e a quelli che sono simili a loro.
8.
Chi non vede ora che il pedobattismo è lungi dall'essere una temeraria invenzione degli uomini, dato che riposa su fondamenti biblici così evidenti? La obiezione di alcuni: non potersi provare con la Scrittura che gli apostoli abbiano mai battezzato bambini risulta priva di fondamento. Pur ammettendo che non si trovino esplicite dichiarazioni al riguardo, questo non significa che non li abbiano battezzati, visto che quando si fa menzione di una famiglia che abbia ricevuto il battesimo, i bambini non sono mai esclusi (Atti 16.33). Ricorrendo ad una argomentazione analoga noi dovremmo escludere le donne dalla Cena di nostro Signore visto che non è mai detto nella Scrittura che abbiamo partecipato al sacramento al tempo degli apostoli. In questo caso noi seguiamo, come si conviene, la norma di fede considerando unicamente se l'istituzione della Cena si riferisca anche a loro e sia intenzione di nostro Signore che essa sia data loro. Analogo procedimento usiamo nel caso del pedobattismo. Considerando infatti per chi è stato istituito il battesimo, constatiamo che non concerne i bambini meno di quanto concerne le persone adulte. Privarli del battesimo sarebbe dunque non adempiere le intenzioni del Signore.
È altresì pura menzogna l'opinione secondo cui il pedobattismo sarebbe stato introdotto parecchio tempo dopo gli apostoli. Infatti tutte le fonti storiche antiche, che possediamo, della Chiesa primitiva ne attestano l'uso anche in quei tempi.
9.
Rimane da dimostrare ora di che giovamento sia per i credenti la prassi del battezzare i loro bambini e per i bambini l'essere battezzati a quella età. Da alcuni infatti è respinto come inutile e privo di significato. Così facendo costoro si sbagliano grandemente. Il fatto che così facendo disprezzano l'ordine dato dal Signore, riguardo alla circoncisione, che fu circondata della stessa venerazione e della stessa stima, sarebbe sufficiente a reprimere la loro temerarietà e la loro presunzione che li conduce a condannare, con atteggiamento assurdo e irrazionale tutto ciò che la loro sensibilità carnale non è in grado di intendere. Nostro Signore però ha provveduto ancor meglio a reprimere la loro folle arroganza. Non ha tenuto celata la sua volontà ma ha rivelato l'utilità evidente della sua istituzione: il segno dato ai piccoli fanciulli è un suggello per confermare e ratificare la promessa fatta da nostro Signore ai credenti di spandere la sua misericordia non solo su di loro ma sulla loro posterità sino alla millesima generazione. Viene così, in primo luogo, attestata la bontà divina per magnificare ed esaltare il suo nome. In secondo luogo per incoraggiare il credente e dargli la forza di consacrarsi interamente a Dio facendogli constatare che quel Signore misericordioso non ha soltanto cura di lui ma altresì dei suoi figli e della sua discendenza.
Non si deve replicare che la sola promessa è di per se sufficiente ad assicurarci della salvezza dei nostri figli. Dio infatti ha giudicato opportuno dover agire altrimenti e sopportare la infermità della nostra fede in questo campo. Tutti coloro perciò che accolgono con ferma fiducia la promessa che Dio vuole usare misericordia alla loro discendenza sono tenuti a presentare i loro figli, per accogliere i segni della misericordia e ricevere consolazione e forza, vedendo il patto del Signore suggellato nel corpo dei loro figli. Al bambino deriva il vantaggio che la Chiesa cristiana, riconoscendolo membro del suo corpo, ha per lui una cura particolare. E dal canto suo ha la possibilità, crescendo, di essere maggiormente incline a servire quel Signore che si è manifestato a lui quale padre, prima che lo conoscesse, e lo ha accolto a far parte del suo popolo sin dal seno materno. Dobbiamo infine temere la vendetta del Signore in quanto, rinunciando a segnare i nostri figli col Segno del Patto, rinunciamo ai benefici che egli ci offre (Genesi 17.14).
10.
Passiamo ad esaminare gli argomenti di cui lo spirito maligno si è valso per creare, in molti, errori e delusioni su questo punto col Pretesto di mantenersi fedeli alla parola di Dio; vediamo anche il valore di queste macchinazioni con cui Satana ha tentato di abbattere questa santa istituzione del Signore, osservata da sempre con riverenza nella sua Chiesa. Coloro dunque che il Diavolo spinge ad opporsi, su questo punto, alla parola di Dio pur così evidente dovendosi riconoscere vinti dalla argomentazione della summenzionata similitudine tra il battesimo e la circoncisione, fanno ogni sforzo per mettere in evidenza qualche fondamentale diversità tra quei due segni sicché non abbiano più nulla in comune. In primo luogo affermano che le realtà figurate sono diverse, in secondo luogo che il Patto è altro, in terzo luogo che i bambini devono esser considerati in modi diversi.
Volendo giustificare il primo punto affermano che la circoncisione è stata figura non del battesimo bensì della mortificazione. In questo siamo pienamente d'accordo; si tratta infatti di un argomento a nostro favore. Per chiarire anzi la nostra intenzione diciamo questo: la circoncisione e il battesimo rappresentano entrambi la mortificazione. E da questo deduciamo che il battesimo è subentrato alla circoncisione in quanto ha per i cristiani il significato che quella aveva per gli Ebrei.
Riguardo al secondo punto è evidente che sono trascinati da follia in quanto non distorcono solo un testo, ma la Scrittura intera con false interpretazioni.
Ci presentano difatti gli Ebrei come un popolo carnale e rozzo con cui Dio non ha stabilito alcun patto, se non per la vita temporale e a cui ha dato promesse soltanto per i beni presenti e corruttibili. Se le cose stessero così non ci resterebbe altro da fare che considerare quel popolo un branco di porci che nostro Signore ha voluto nutrire al truogolo abbandonandoli poi alla perdizione eterna. Ogni qual volta menzioniamo la circoncisione e le promesse ad essa legate immediatamente replicano che si tratta di un segno formale e di promesse carnali.
11.
Se la circoncisione è stata un segno formale, altrettanto deve dirsi del battesimo; san Paolo infatti nel secondo capitolo ai Colossesi non considera l'una più spirituale dell'altra, affermando che in Cristo siamo circoncisi di una circoncisione non fatta dall'uomo, quando ci siamo spogliati del peso del peccato che abita nella nostra carne, e dicendo che è questa la circoncisione di Cristo Colossesi 2.2). A commentare questo fatto dichiara in seguito che siamo stati sepolti con Cristo nel battesimo. Che significa questo testo se non che la verità e il compimento del battesimo sono verità e compimento della circoncisione in quanto entrambi sono figura della medesima realtà? Egli intende dimostrare che il battesimo è per i cristiani ciò che la circoncisione era stata per gli Ebrei. Avendo dimostrato chiaramente più sopra che le promesse di quei due segni, e i misteri in essi raffigurati, non differiscono in nulla, non ci soffermeremo più a lungo. Invitiamo però i credenti a porsi la domanda se debba ritenersi carnale e formale un segno quando il suo contenuto è interamente spirituale e celeste. Dato però che citano a giustificazione della loro menzogna alcuni testi, risolveremo in poche parole le obiezioni che possono muoversi.
È indubbio che le promesse fondamentali date da nostro Signore nell'antico Testamento al suo popolo, in cui esprimeva la sostanza del patto che egli stabiliva con loro, furono di natura spirituale e concernevano la vita eterna e sono state intese spiritualmente dai padri per nutrire la loro speranza della gloria futura e per partecipare ad essa con tutto il loro sentimento. Non contesto, è vero, che egli abbia dichiarato la sua bontà nei loro riguardi mediante altre promesse concernenti realtà carnali e terrene, che anzi le abbia fatte a conferma di quelle promesse spirituali; vediamo infatti che dopo aver promesso al servo suo Abramo la beatitudine immortale aggiunge la promessa della terra di Canaan per attestargli la sua grazia e il suo favore (Genesi 15.1-18). Si devono perciò interpretare tutte le realtà terrene, promesse al popolo ebraico, tenendo presente che la promessa spirituale precede sempre, come il fondamento e la radice cui tutto il rimanente deve essere riferito. Non è il caso di fare al riguardo più che un cenno in quanto il problema è stato ampiamente trattato nel capitolo sulle relazioni tra l'antico e il nuovo patto.
12.
La differenza che pretendono rilevare tra i bambini dell'antico patto e quelli del nuovo consiste in questo: i figli di Abramo furono allora i discendenti carnali, oggi sono coloro che ne seguono la fede. Perciò le creature di età infantile che venivano allora circoncise erano figura dei figli spirituali che sono rigenerati a vita incorruttibile dalla parola di Dio. In questo ragionamento si deve riconoscere alcunché di esatto. Questi stolti però si ingannano perché, dopo aver letto qualche cosa, non hanno l'intelligenza per proseguire nella ricerca né per raccogliere e ordinare tutta la materia concernente l'argomento.
Riconosciamo che la discendenza fisica di Abramo ha sostituito per qualche tempo la discendenza spirituale che mediante la fede è incorporata in lui, noi siamo infatti definiti figli suoi quantunque non abbiamo con lui alcuna parentela carnale (Galati 4.28; Ro 4.12). Se però interpretano, come sembra evidente, che nostro Signore non promise la sua benedizione spirituale anche alla discendenza carnale di Abramo si ingannano grandemente. Questa è invece la retta comprensione cui ci conduce la Scrittura: il Signore ha promesso ad Abramo che da lui sarebbe uscita la discendenza da cui sarebbero state benedette e santificate tutte le nazioni della terra promettendogli che sarebbe stato il suo Dio e il Dio della sua progenie. Tutti coloro che accolgono Gesù Cristo per fede sono eredi di quella promessa e pertanto sono detti figli di Abramo.
13.
Il regno di Dio, dopo la risurrezione di Gesù Cristo, è stato proclamato ovunque senza limitazione, ed è aperto ad ogni popolo e nazione affinché, come egli dice, i credenti vengano dall'oriente e dall'occidente per sedersi in compagnia di Abramo, di Isacco, di Giacobbe nel regno celeste (Matteo 8.2), nei tempi anteriori, però, nostro Signore aveva, in linea generale, limitato tale misericordia ai Giudei che egli definiva suo regno, suo popolo particolare, suo possesso (Esodo 19.5).
Il Signore per garantire questa grazia a quel popolo gli aveva ordinato la circoncisione quale segno mediante cui egli si dichiarava loro Dio prendendoli sotto la sua protezione per condurli alla vita eterna. Quando Dio infatti prende cura di noi con l'intenzione di custodirci che può mai mancarci?
Per questa ragione san Paolo volendo dimostrare che i pagani sono figli di Abramo alla stregua degli Ebrei si esprime in questi termini: Abramo è stato giustificato per fede prima di essere circonciso; soltanto in seguito ha ricevuto la circoncisione quale suggello della sua giustizia per essere padre di ogni credente incirconciso, e altresì dei circoncisi, non di quelli che hanno soltanto la circoncisione, ma di quelli che imitano la sua fede (Ro 4.10-12). Non è forse chiaro che in questo modo li fa simili e di uguale dignità? Infatti per il tempo voluto da nostro Signore è stato padre dei credenti circoncisi, quando, come dice l'Apostolo, la muraglia è stata abbattuta (Efesini 2.14), per permettere l'accesso del regno di Dio a coloro che ne erano esclusi, è diventato loro padre, quantunque non fossero circoncisi. Il battesimo tien luogo di circoncisione. San Paolo sottolinea il fatto che Abramo non è padre di coloro che si limitano alla sola circoncisione, e afferma questo unicamente in vista di abbattere la vana fiducia che gli Ebrei nutrivano nella cerimonia esteriore. Altrettanto potrebbe dirsi riguardo al battesimo, per voler confutare l'errore di coloro che vedono in esso soltanto l'acqua.
14.
Che intende dire l'Apostolo quando, in un altro testo, insegna che gli autentici figli di Abramo non sono i discendenti secondo la carne, ma solo i figli della promessa (Ro 9.7) ? Con queste parole egli sembra voler affermare che l'essere membro della discendenza carnale di Abramo non è di alcun giovamento. Occorre però, in questo caso, prestare molta attenzione all'intenzione di san Paolo. Per dimostrare infatti agli Ebrei che la grazia di Dio non è vincolata alla discendenza di Abramo, e anzi questa parentela carnale non merita in se stessa alcuna attenzione, egli cita loro nel nono capitolo ai Romani il caso di Ismaele ed Esaù i quali, pur discendendo da Abramo, sono stati respinti come stranieri mentre Isacco e Giacobbe sono stati oggetto della benedizione. Di qui la conclusione che la salvezza dipende dalla misericordia di Dio, che egli concede a chi vuole, di conseguenza gli Ebrei non hanno motivo di ritenersi Chiesa di Dio se non obbediscono alla sua parola.
Nondimeno, avendo abbassato così la loro vana gloria, riconoscendo d'altra parte che il patto stabilito con Abramo per lui e la sua progenie non aveva perso il suo valore, ma continuava a mantenere la sua importanza, dichiara nell'undicesimo capitolo che questa discendenza carnale di Abramo non deve essere oggetto di disprezzo e che gli Ebrei sarebbero i veri e legittimi eredi dell'evangelo qualora non se ne rendessero indegni a causa della loro ingratitudine. Li chiama perciò "santi ", malgrado la loro incredulità, a motivo della santa ascendenza da cui provengono, affermando che noi, di fronte ad essi, dobbiamo considerarci figli postumi o figli adottivi di Abramo, accolti per essere innestati sul loro tronco, di cui essi sono però i rami naturali. Per questa ragione l'Evangelo doveva, in primo luogo essere offerto loro, come a primogeniti della casa del Signore cui spettava questo diritto finché essi non l'hanno rifiutato. Anzi quale possa essere il grado di ribellione che vediamo in essi non li dobbiamo disprezzare in quanto nutriamo la speranza che la bontà del Signore riposi su di loro a motivo della promessa. San Paolo attesta infatti che essa non si allontanerà mai in quanto i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili e immutabili (Ro 11.29).
15.
Tanta è l'importanza della promessa fatta ad Abramo in vista della sua discendenza. Quantunque l'elemento dominante, A questo riguardo, sia rappresentato dall'elezione del Signore, egli ha voluto, nella sua bontà, dare alla sua misericordia una forma particolare riguardo a questa discendenza per separare gli eredi del regno celeste da coloro che non vi hanno parte; e ha voluto che la circoncisione fosse attestato e suggello di questa misericordia. Analogo è oggi il caso del cristiano. Come infatti san Paolo afferma, in quel testo, che gli Ebrei sono santificati dalla loro origine e dal ceppo loro, afferma in un altro testo che i figli dei credenti sono ora santificati in virtù dei loro genitori (1 Corinzi 7.14); devono pertanto essere separati dagli altri, che permangono impuri. Risulta facile, sulla base di questi testi, dimostrare l'errore della loro argomentazione: i bambini, allora circoncisi, essere stati solo figura dei figli spirituali rigenerati dalla parola di Dio. San Paolo non ha fatto esegesi così sottili quando ha scritto che Gesù Cristo era ministro del popolo ebraico, per confermare le promesse fatte ai padri (Romani 15.8).
Egli sembra infatti affermare: poiché le promesse fatte ad Abramo e ai padri concernono la loro progenie, Gesù Cristo, per mantenere la parola data dal padre suo è venuto in vista della salvezza di questa nazione. Risulta dunque che, anche dopo la risurrezione di Gesù Cristo, san Paolo interpreta letteralmente e non allegoricamente il compimento di queste promesse. Altrettanto afferma san Pietro nel secondo capitolo degli Atti dichiarando agli Ebrei che la promessa concerne loro e i loro figli (Atti 2.39). E nel terzo capitolo li definisce figli, cioè eredi dei patti, avendo sempre in vista quella promessa. Il testo di san Paolo che abbiamo summenzionato dimostra questo in modo esplicito, considerando la circoncisione data ai bambini quale testimonianza della comunione spirituale con Cristo. In realtà che potremmo dire riguardo alla promessa fatta dal Signore ai suoi credenti mediante la Legge, quando egli annunzia che, per amor loro, farà misericordia ai loro figli fino alla millesima generazione? Possiamo dire che questa promessa risulta abolita? Questo significherebbe annullare la legge di Dio che è stata invece confermata da Cristo in quanto ci guida alla salvezza e al bene. Sia dunque per noi stabilito questo come un punto fermo: il Signore accoglie nel suo popolo i figli di coloro a cui si è rivelato quale salvatore e li accoglie per amore.
16.
Gli altri aspetti della diversità tra la circoncisione e il battesimo che costoro si sforzano di mettere in evidenza sono ridicoli e fuori luogo, anzi in contraddizione gli uni con gli altri. Affermano infatti che il battesimo si situa all'inizio dell'impegno della fede e la circoncisione nell'ottavo giorno, quando la santificazione è interamente compiuta. Subito dopo però dicono che la circoncisione raffigura la morte al peccato, e il battesimo rappresenta il seppellimento dopo che questa morte ha avuto luogo. Nessun pazzo si contraddirebbe in modo così evidente. Secondo un ragionamento infatti il battesimo dovrebbe precedere la circoncisione, secondo l'altro dovrebbe seguire. Queste contraddizioni non ci debbono stupire: lo spirito umano precipita in assurdità di questo genere quando si dà a fantasticare favole simili a sogni.
La prima di queste pretese diversità è dunque pura fantasia. Non è questo il genere di allegorie da farsi sull'ottavo giorno. Sarebbe ancora da preferirsi l'interpretazione degli antichi secondo cui questo numero è la dimostrazione che il rinnovamento della vita è connesso con la risurrezione di Gesù Cristo che è accaduta appunto l'ottavo giorno oppure che tale circoncisione di cuore deve durare in perpetuo fintanto che dura la vita. A me sembra invece che vi sia motivo di ritenere che nostro Signore, così facendo, prese in considerazione la debolezza dei bambini. Volendo che il suo patto fosse impresso nei loro corpi, verosimilmente fissò questa data dell'ottavo giorno affinché la loro vita non corresse alcun pericolo.
La seconda diversità non è più evidente né più fondata della prima. Affermare che mediante il battesimo siamo sepolti dopo la mortificazione è follia. Si deve piuttosto dire, come insegna la Scrittura, che siamo sepolti in vista della mortificazione (Ro 6.4). Sostengono infine che ponendo la circoncisione a fondamento del battesimo non si dovrebbero battezzare le femmine dato che la circoncisione era riservata ai soli maschi. Ponessero attenzione al significato della circoncisione eviterebbero di ricorrere a queste ridicole argomentazioni. Con quel segno il Signore voleva dimostrare la santificazione della progenie di Israele; è evidente che egli si riferisce tanto ai maschi che alle femmine. Queste ultime non erano sottoposte al rito poiché la loro natura non lo permetteva. Ordinando dunque che i maschi venissero circoncisi il Signore ha incluso in essi anche le femmine le quali, non potendo ricevere la circoncisione nel loro corpo, partecipavano in qualche modo alla circoncisione dei maschi.
Avendo respinto e messe da parte queste assurde fantasie, come meritano, manteniamo valida la similitudine tra il battesimo e la circoncisione concernente il mistero interiore, le promesse, l'uso e l'efficacia loro.
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Di conseguenza essi sostengono che il battesimo non debba essere amministrato ai bambini non ancora capaci di afferrare il significato del mistero che vi è presentato, il battesimo, significando, come è chiaro, la rigenerazione spirituale che non può aver luogo a quell'età. Concludono perciò che si debbono lasciare nella condizione dei figli di Adamo finché cresciuti, siano in grado di giungere alla seconda nascita.
Tutto questo contrasta con la verità di Dio in modo perverso. Lasciarli nella condizione di figli di Adamo significa lasciarli nella morte visto che è detto che in Adamo non possiamo che morire. Gesù Cristo chiede invece che si lascino avvicinare a lui. Perché? Perché egli è la vita; egli vuole dunque farli partecipi di se per vivificarli; e costoro, affermando che i bambini permangono nella morte, combattono contro la volontà sua. Pensano forse di ricorrere ad un cavillo affermando che non intendono dire che i bambini, pur essendo figli di Adamo, periscano; il loro errore è però smentito in modo sufficientemente chiaro dalla Scrittura che afferma tutti essere morti in Adamo e non aver speranza se non in Cristo (1 Corinzi 15.22). È dunque necessario che siamo resi partecipi di Cristo per essere eredi della vita.
Analogamente è affermato altrove che per natura ci dobbiamo considerare tutti sotto l'ira di Dio (Efesini 2.3), concepiti nel peccato (Salmi 51.7), che implica dannazione. Ne consegue dunque che la partecipazione al regno di Dio implica l'uscire dalla nostra natura. Potrebbe essere questo concetto più chiaramente espresso che con le parole: "La carne e il sangue non erederanno il regno di Dio " (1 Corinzi 15.50) ? Tutto quanto è in noi deve essere annullato perché ci sia possibile diventare eredi di Dio, e questo non può avvenire senza la rigenerazione. Occorre insomma che sia assunta nella sua autenticità la parola di Gesù Cristo quando egli afferma che è la vita (Giovanni 11.25; 14.6). Occorre essere in lui per sfuggire alla schiavitù della morte.
Come potranno, affermano costoro, essere rigenerati i bambini che non hanno nozione del bene e del male? Rispondiamo a questo che l'opera di Dio, quantunque risulti segreta e incomprensibile per noi, non manca di attuarsi. Ora è evidente che il Signore rigenera i bambini che intende salvare come è evidente che egli ne salva alcuni. Se infatti nascono in stato di corruzione debbono essere purificati per poter entrare nel regno celeste in cui non è ammessa alcuna impurità. Nascendo peccatori, come attestano Davide e Paolo, occorre siano purificati per essere graditi a Dio. Che chiediamo di eccessivo? Il giudice celeste dichiara che tutti dobbiamo rinascere per entrare nel suo regno (Giovanni 3.3). Egli chiude la bocca ai detrattori dimostrando ciò che può compiere negli uomini santificando la persona di Giovanni Battista nel ventre materno (Luca 1.15). Non è meritevole neppure di attenzione il cavillo secondo cui quanto è accaduto una volta non deve avvenire necessariamente sempre nello stesso modo. Questo non è infatti il nostro ragionamento; vogliamo solo dimostrare che è, da parte loro, ingiusto, voler limitare, nei riguardi dei bambini, la potenza che Dio ha manifestata in una occasione.
Altrettanto priva di valore è l'altra scappatoia: pretendono che l'espressione "sin dal seno di sua madre "è caratteristica del linguaggio biblico per dire sin dalla giovinezza. Risulta invece chiaramente che, rivolgendosi a Zaccaria, l'angelo ha inteso dichiarare che Giovanni sarebbe stato riempito di Spirito Santo essendo ancora nel ventre materno. Il Signore è perciò in grado di santificare coloro che gli sembra opportuno come ha fatto con san Giovanni; la sua mano infatti non si è accorciata.
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Per questo motivo Gesù Cristo è stato santificato sin dall'infanzia, affinché fossero in lui santificate tutte le età, secondo il suo volere. Egli ha assunto la nostra umanità e un corpo del tutto simile al nostro fuorché nel peccato perché Dio ricevesse soddisfazione nella carne di lui poiché nella carne l'offesa era stata compiuta e perché ogni giustizia e una piena obbedienza fossero adempiute nella natura nostra che egli voleva salvare, anzi perché fosse più incline a sopportarci con dolcezza e compassione, così è stato santificato nella sua umanità, pienamente sin dal concepimento per poter santificare anche i piccoli bambini mediante la partecipazione con se stesso. Se Gesù rappresenta il metro e l'esempio di tutte le grazie che il padre celeste fa ai suoi figli, anche in questo campo ci può dimostrare che la mano di Dio non è nei confronti di quella età più debole che nei confronti delle altre. Si deve comunque giungere alla conclusione che il Signore non ritrae dal mondo nessuno dei suoi eletti senza averli prima santificati e rigenerati mediante il suo Spirito.
Obiettano che in verità non si può riconoscere altra rigenerazione all'infuori di quella attuata dalla semenza incorruttibile; che è la parola di Dio (1 Pietro 1.23). Si tratta di una cattiva interpretazione del testo di San Pietro; egli si rivolge, con queste espressioni, a coloro che erano stati ammaestrati dall'evangelo, per i quali la parola di Dio è certo sempre seme di rigenerazione spirituale; non si può però dedurre da questo che i bambini non possano essere rigenerati dalla potenza del Signore in un modo che permane segreto e miracoloso per noi, ma risulta agevole e facile per lui. Anzi affermare che il Signore non possa, in qualche modo, manifestarsi ad essi, significa fare dichiarazioni senza fondamento e non dimostrate.
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Come può verificarsi questo, dicono, dato che la fede, secondo la dichiarazione di san Paolo, si ottiene dall'udire e i bambini non hanno discernimento del bene e del male?
Non si accorgono che san Paolo allude solo alla forma ordinaria di cui il Signore si vale per dare la fede ai suoi, questo non significa che non abbia la possibilità di agire altrimenti, come ha realmente fatto in molti che ha toccati interiormente, per attirarli alla conoscenza del nome suo, senza far loro mai udire parola. Questo sembra loro in contrasto con la natura dei bambini i quali, secondo Mosè, non hanno ancora conoscenza del bene e del male (Deuteronomio 1.19), chiedo loro per qual motivo vogliono por limiti alla potenza di Dio sicché non possa fare ora, in parte, nei bambini ciò che compie poco dopo, in modo perfetto, in loro. La pienezza della vita consiste nella conoscenza perfetta di Dio, e alcuni degli uomini che il Signore destina a salvezza muoiono nel corso dell'infanzia; in questo modo, è evidente che essi godranno della piena manifestazione di Dio. Se dunque ne godranno in modo perfetto nella vita futura, perché non potrebbero gustarne quaggiù qualche anticipazione o percepirne qualche elemento? Non affermiamo infatti che Dio li sottragga all'ignoranza finché li abbia liberati dal carcere del loro corpo. Non vogliamo pretendere che i bambini abbiano fede, tanto più che non siamo in grado di conoscere in che modo Dio operi in loro. La nostra intenzione è unicamente di dimostrare la temerarietà e la presunzione di costoro che affermano e negano, in base alla loro fantasia, ciò che a loro pare e piace senza preoccuparsi delle obiezioni.
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Incalzano, affermando che il battesimo è, secondo l'insegnamento della Scrittura, sacramento di penitenza e di fede. Nei bambini non può esservi né fede né penitenza, è pertanto sconveniente amministrare loro il sacramento perché così facendo lo si svuota di significato. Questi argomenti contrastano con gli ordini di Dio più che con i nostri pensieri. Che la circoncisione sia stata segno di penitenza risulta da molte testimonianze della Scrittura, in particolare dal quarto capitolo di Geremia. San Paolo stesso la definisce "sacramento della giustizia della fede " (Romani 4.2) Si chieda dunque a Dio per quale motivo ha voluto che i bambini fossero circoncisi, poiché essendo la motivazione identica, se questo non è stato effettuato senza ragione non C'è inconveniente a che si amministri loro il battesimo. Il sotterfugio cui si ricorre abitualmente, intendendo i bambini di età infantile quali figura della vera infanzia che consiste nella rigenerazione e già stato smascherato.
Questa è perciò la nostra conclusione: poiché nostro Signore ha voluto che la circoncisione, pur essendo sacramento di fede e di penitenza, fosse data ai bambini, non esiste inconveniente alcuno a che il battesimo sia loro amministrato; a meno che questi calunniatori intendano rimproverare Dio di aver preso questa decisione. La verità, la sapienza e la giustizia di Dio risplendono in modo abbastanza evidente in queste, come in tutte le sue opere, per confondere la loro follia, la loro menzogna e la loro iniquità. Quantunque, allora, i bambini non fossero in grado di intendere il significato della circoncisione, venivano egualmente circoncisi nella carne in vista della mortificazione interiore della loro natura corrotta, affinché, essendo istruiti in questo sin dai primi anni, riflettessero a queste cose e vi si impegnassero quando l'età lo avrebbe permesso. Questa obiezione è risolta, In breve, con una parola quando affermiamo che i bambini sono battezzati in vista dell'avvenire in una fede e in una penitenza i cui semi sono già piantati per segreta operazione dello Spirito Santo anche se le manifestazioni esteriori fanno ancora difetto.
In questa ottica si possono interpretare tutti i passi che citano costoro riguardo al significato del battesimo. Quando, ad esempio, san Pietro lo definisce "lavacro di rigenerazione e di rinnovamento" (Tito 3.5), deducono che non lo si deve dare se non a persone capaci di rigenerazione e di rinnovamento. Possiamo però replicare: la circoncisione è altresì segno di rigenerazione e di rinnovamento; non deve perciò essere data se non a coloro che vi partecipano già ora. L'ordine di Dio di circoncidere i bambini risulterebbe così, secondo la loro esegesi, folle e privo di senso. Tutte le obiezioni pertanto che si possono muovere alla circoncisione non si devono accogliere per criticare il battesimo.
Non possono obiettare che bisogna accettare come un dato di fatto ciò che è stato istituito dal Signore e bisogna considerarlo buono e santo senza discutere; questa sottomissione si addice unicamente riguardo alle cose da lui espressamente ordinate. Non c'è che da risolvere questo dilemma: ovvero le ragioni che hanno spinto Dio ad istituire la circoncisione per i bambini sono valide oppure non lo sono. Se essa risulta istituita sulla base di motivazioni valide talché non esistano argomenti contrari, lo stesso si deve affermare riguardo al battesimo.
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Costoro pretendono che si giunge così a posizioni assurde, noi rispondiamo: gli eletti del Signore ricevendo il segno della rigenerazione e del rinnovamento da bambini, qualora lascino questo mondo prima di giungere all'età della conoscenza, sono rigenerati e rinnovati dallo Spirito del Signore come a lui piace, secondo la sua potenza a noi ignota e incomprensibile. Qualora giungano ad una età in cui sono in grado di essere istruiti nella dottrina del battesimo si renderanno conto che non devono far altro, durante tutta la vita, che riflettere su quella rigenerazione di cui portano sin dall'infanzia i segni. In questo modo si deve intendere ciò che san Paolo dice nel sesto capitolo dei Romani e nel secondo dei Colossesi che siamo nel battesimo sepolti con Cristo (Ro 6.4; col 2.12). Esprimendosi in questi termini, egli non pretende che queste realtà debbano precedere il battesimo, ma intende solo fornire un insegnamento riguardo alla dottrina del battesimo che si può illustrare e comprendere altrettanto bene, dopo averlo ricevuto, quanto prima di riceverlo. Nello stesso modo Mosè e i profeti ricordavano agli Israeliti il significato della circoncisione quantunque fossero stati circoncisi nella loro infanzia. Commettono perciò un grave errore pretendendo che il battesimo debba essere preceduto cronologicamente da tutto ciò che significa; si deve anche considerare il fatto che queste cose sono state scritte a persone che erano già state battezzate.
Altrettanto può dirsi delle affermazioni di san Paolo ai Galati: "Noi tutti che siamo stati battezzati abbiamo rivestito Gesù Cristo " (Galati 3.27). Questo fatto è reale; quale ne è però lo scopo? Far sì che d'ora innanzi viviamo in lui; non già che non abbiamo vissuto in lui precedentemente. È evidente che agli adulti non si deve dare il segno se non hanno afferrato in precedenza il senso delle realtà; la situazione dei bambini è però diversa come vedremo in seguito.
Analoga intenzione ha l'affermazione di san Pietro secondo cui il battesimo, di cui è figura l'arca di Noè, ci è dato per la nostra salvezza; non il nettamento delle sozzure carnali, ma la richiesta di una buona coscienza fatta a Dio che avviene mediante la risurrezione di Gesù Cristo (1 Pietro 3.21). Se la verità del battesimo consiste in una buona testimonianza della coscienza davanti a Dio che permane quando questo sia stato eliminato se non una cosa vana e priva di significato? Non essendo i bambini in grado di avere questa buona coscienza, il battesimo loro risulta non essere che vanità e mistificazione. I ragionamenti di questo tipo sono sempre viziati dallo stesso errore, errore che abbiamo poco sopra abbondantemente refutato: pretendere che la realtà preceda, senza eccezioni, il segno. La circoncisione invece pur essendo data ai bambini non cessò per questo di essere sacramento della giustizia della fede e segno di penitenza e di rigenerazione. Qualora fosse esistita una qualche incompatibilità tra loro Dio non avrebbe stabilito queste norme. Mostrandoci che in questo consiste la realtà della circoncisione e ciononostante facendo circoncidere i bambini ci mostra chiaramente che sotto questo profilo, il sacramento è amministrato loro in vista dell'avvenire.
Nell'amministrare il battesimo ai bambini occorre dunque prendere in considerazione questa verità: esso è attestazione della loro salvezza nel suggello e nella conferma del patto di Dio con loro. Tutti gli argomenti a cui ricorrono sono pertanto da considerarsi, come ognuno può vedere, corruzioni della Scrittura.
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Esamineremo brevemente gli altri argomenti, che possono essere risolti senza difficoltà eccessiva. Affermano che il battesimo è testimonianza della remissione dei nostri peccati. Questo è indubbiamente vero, e chiariamo che proprio per questo motivo si addice ai bambini. Essendo peccatori, come in realtà sono, hanno bisogno del perdono e della remissione dei loro peccati. Quando il Signore attesta che intende far oggetto della sua misericordia quell'età, perché dovremmo noi rifiutare il segno della realtà stessa la cui importanza è molto inferiore? L'argomento, perciò, si rivolge contro di loro: il battesimo è segno della remissione dei peccati. I bambini hanno remissione per i loro peccati; a buon diritto dunque deve esser loro concesso il segno che accompagna la realtà. Ricorrono alla citazione di Efesini cinque dove è detto che nostro Signore ha purificato la sua Chiesa mediante il lavacro dell'acqua, mediante la parola della vita (Efesini 5.26). Anche questo argomento si volge contro di loro. Deduciamo infatti da questo che se nostro Signore vuole che la purificazione della sua Chiesa sia dichiarata e garantita dal segno del battesimo, e i bambini appartengono alla Chiesa, essendo inclusi nel popolo di Dio e facendo parte del regno dei cieli, ne consegue che essi debbono ricevere la testimonianza della loro purificazione alla stregua degli altri membri della Chiesa. Paolo infatti intende parlare della Chiesa stessa, senza eccezione, quando dichiara che nostro Signore l'ha purificata mediante il battesimo.
Il fatto che mediante il battesimo siamo incorporati in Cristo (1 Corinzi 12.13), come attesta la menzione del dodicesimo capitolo della I ai Corinti, non muta il problema. Infatti i bambini fanno parte del corpo di Cristo come risulta da quanto è stato detto, è opportuno che siano battezzati per essere congiunti alle membra di esso. Essi pensano così polemizzare in modo rigoroso contro di noi, accumulando a sproposito citazioni prive di senso e di intelligenza.
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Pensano in secondo luogo poter dimostrare, sulla base della prassi apostolica, che soltanto gli adulti sono in grado di ricevere il battesimo. San Pietro infatti, dicono, a quelli che volevano convertirsi al Signore e gli chiedevano che cosa dovessero fare, rispose che dovevano ravvedersi ed essere battezzati per la remissione dei loro peccati (Atti 2.37-38). Similmente all'eunuco che gli chiedeva se fosse possibile ricevere il battesimo, Filippo rispose: "Nulla lo impedisce se credi " (Atti 8.37).
Da queste citazioni traggono la conclusione che il battesimo è stabilito unicamente per quelli che hanno fede e si pentono e non lo si deve amministrare a nessun altro.
Analizzando questi testi secondo il loro metodo, si dovrebbe dedurre dal primo che la penitenza basta da sola in quanto non vi si fa menzione di fede, e dal secondo che la fede sola è necessaria visto che non si richiede il ravvedimento. Essi potranno rispondere che i due testi si completano a vicenda e si debbono leggere uno alla luce dell'altro per essere rettamente intesi. Dal canto nostro però risponderemo che analogamente una sintesi valida si può stabilire solo ricorrendo a tutti gli altri testi, suscettibili di fornirci insegnamento in questo problema, in quanto il significato di un testo scritturale dipende spesso dal suo contesto. Constatiamo dunque che in questi racconti a richiedere che cosa si debba fare, per sottomettersi al Signore, sono persone in età di comprendere. Non pretendiamo certo che queste persone si debbano battezzare prima di aver resa testimonianza della loro fede e della loro penitenza, come si può fare fra persone adulte. I casi di bambini nati da genitori cristiani è diverso. Questa diversità non è gratuita, creazione del nostro cervello, ma poggia su esplicite dichiarazioni scritturali. Constatiamo infatti che anticamente quando qualcuno si associava al popolo di Israele per servire il Dio vivente doveva, prima di ricevere la circoncisione, accettare la Legge ed essere istruito riguardo al patto che nostro Signore aveva stabilito col Suo popolo in quanto per sua natura non faceva parte del popolo ebraico cui apparteneva il sacramento della circoncisione.
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Quando il Signore prese la decisione di vincolare a sé Abramo, non lo fece circoncidere senza che egli ne comprendesse il motivo ma illustrò anzitutto il significato del patto, di cui intendeva dare conferma nella circoncisione stessa, e solo quando ebbe creduto alla promessa gli ordinò il sacramento. Perché Abramo riceve il sacramento dopo la fede e Isacco suo figlio lo riceve prima di essere in grado di intendere? Perché il primo, in età matura e non partecipando ancora al patto del Signore doveva sapere in che consistesse prima di accoglierlo. Il figlio da lui generato, fatto erede del Patto per successione, in base alla promessa fatta al padre è a buon diritto in condizione di ricevere il segno senza intenderne il significato. Per esprimerci in modo più sintetico ed esplicito: essendo i figli dei credenti resi partecipi del patto di Dio, indipendentemente dalla loro comprensione, non possono esser loro negati i segni ma sono in grado di accoglierli senza comprenderli. Questa è la ragione per cui nostro Signore afferma che i figli nati dalla discendenza di Israele gli sono stati generati come suoi figli (Ezechiele 16.20; 23.37), considerandosi padre di tutti i figli di coloro cui aveva la promessa di esser loro Dio e Dio della loro discendenza. L'incredulo, nato da increduli, permane estraneo al Patto fintantoché non giunga alla conoscenza di Dio. Non stupisce il fatto che egli non sia partecipe del segno; si tratterebbe infatti di una partecipazione priva di senso. Infatti dice san Paolo, i pagani erano al tempo della loro idolatria privi del Patto e della promessa.
Il problema mi pare sufficientemente chiaro: le persone adulte che vogliono sottomettersi a nostro Signore non debbono essere accolte al battesimo senza la fede e il pentimento, trattandosi dell'unica possibilità per entrare nel Patto di cui il battesimo è segno. I bambini, figli di credenti, cui il Patto appartiene per ereditarietà in virtù della promessa sono atti a parteciparvi. Altrettanto può dirsi riguardo a coloro che confessavano le loro colpe e i loro peccati per essere battezzati da Giovanni (Matteo 3.6), in essi vediamo soltanto degli esempi che vorremmo imitare noi oggi. Qualora infatti si presentasse un ebreo, un turco o un pagano non ci sentiremmo in grado di amministrargli il battesimo senza averlo istruito dovutamente e avere ottenuto da lui una confessione soddisfacente. Il fatto che Abramo sia stato circonciso solo dopo esser stato istruito non impedisce che dopo di lui i bambini siano circoncisi e non ricevano istruzione che al momento in cui sono in grado di intendere.
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Per dimostrare che la natura del battesimo richiede una rigenerazione attuale si valgono del testo di Giovanni al capo terzo: "Chiunque non è nato d'acqua e di Spirito non entrerà nel regno dei cieli" (Giovanni 3.5). In questo caso, affermano, nostro Signore definisce il battesimo: "rigenerazione ". Come potranno dunque i bambini ricevere il battesimo, che non esiste senza rigenerazione, loro che non sono in grado di essere rigenerati?
L'errore consiste nel voler riferire questo testo al battesimo in quanto si fa qui menzione dell'acqua; dopo aver prospettato a Nicodemo la corruzione della nostra natura e affermata la necessità della nostra rinascita, constatando che Nicodemo pensava ad una nascita corporale, Gesù Cristo dimostra come Dio opera questa rigenerazione mediante acqua e Spirito. Quasi dicesse: questo avviene mediante lo Spirito che nel purificare e lavare le anime si comporta come l'acqua. Interpreto dunque l'espressione "acqua e Spirito "nel senso dello Spirito che adempie la missione dell'acqua. Non si tratta di espressioni insolite in quanto concordano perfettamente con l'espressione del terzo capitolo dove Giovanni Battista dice: "Quello che viene dopo di me è quello che battezza con lo Spirito Santo e con fuoco ". Battezzare di Spirito Santo e di fuoco significa dare lo Spirito Santo, che ha le proprietà del fuoco nel rigenerare i credenti; così rinascere mediante l'acqua e lo Spirito significa semplicemente ricevere la potenza dello Spirito Santo, che compie nei riguardi dell'anima ciò che l'acqua compie nei riguardi del corpo. So bene che la loro interpretazione di questo testo è diversa; sono però convinto che sia questo il significato autentico e naturale del testo, l'intenzione di Cristo essendo soltanto quella di ricordarci che dobbiamo svestirci della nostra natura per poter aspirare al regno dei cieli. Volessimo imitare il loro sistema di indagine cavilloso, concedendo loro la piena validità della loro esegesi dovremmo affermare che il battesimo deve precedere la fede e il pentimento in quanto, nelle parole di Cristo, esso precede la menzione dello Spirito Santo. E in questo testo si fa indubbiamente menzione dei doni spirituali e dato che seguono il battesimo abbiamo così dimostrato la nostra tesi. Lasciamo stare però questi giochi esegetici e atteniamoci alla interpretazione che ho offerta: che cioè nessuno può entrare nel regno dei cieli, che non sia stato rigenerato d'acqua viva.
26.
C'è anzi un altro argomento che dimostra l'errore della loro interpretazione; tutti quelli che non sono stati battezzati risulterebbero esclusi dal regno di Dio. Accettiamo per un istante la loro tesi di non battezzare i bambini; ci troviamo in presenza di un bambino, rettamente istruito nella nostra fede che muore prima che si sia avuta la opportunità di battezzarlo; che accadrà di lui? Nostro Signore afferma che chiunque crede nel Figlio, ha vita eterna e non viene in giudizio ma è passato dalla morte alla vita (Giovanni 5.24); e non esiste alcun testo che faccia allusione ad una condanna per coloro che non siano stati battezzati. Questo non deve naturalmente interpretarsi nel senso di una svalutazione del battesimo, quasi lo si potesse lasciare da parte; la nostra intenzione è solo di mostrare che non è necessario al punto che chi non l'abbia ricevuto, per legittimi motivi, sia privo di giustificazione. Secondo la loro tesi invece tutti costoro dovrebbero essere condannati, senza eccezione, quand'anche avessero la fede mediante cui riceviamo Gesù Cristo; anzi essi condannano a morte eterna tutti i bambini in quanto negano loro il battesimo, pur riconoscendolo necessario alla salvezza. Cerchino di conciliare le loro tesi con le parole di Cristo secondo cui il regno celeste è promesso loro (Matteo 19.14). Pur accogliendo i loro ragionamenti, permane falsa, e risulta frutto di motivazioni errate, la loro ipotesi, secondo cui i bambini non possono essere rigenerati come risulta dalla credenza illustrata ampiamente più sopra: senza la rigenerazione non esiste possibilità di accesso al regno di Dio né per i piccoli né per gli adulti. Si dà il caso che esistano persone decedute da bambino, che risultano eredi del regno di Dio; esse debbono di conseguenza esser state rigenerate precedentemente. Le rimanenti realtà significate dal battesimo si attuano in loro nel tempo che il Signore ha scelto per dare loro conoscenza.
27.
A valida tutela e principale garanzia della loro tesi citano pero la istituzione originaria del battesimo che deriva, a quanto dicono, dalle parole scritte nell'ultimo capitolo di san Matteo : "Andate, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate " (Matteo 28.19). Alcuni aggiungono quell'altro testo di san Marco: "Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato " (Marco 16.16). Nostro Signore, dicono, ha così ordinato di procedere ad una istruzione prima di impartire il battesimo volendo dimostrare che la fede deve precedere il battesimo. Egli ha infatti dimostrato questo con il suo stesso esempio facendosi battezzare soltanto all'età di trenta anni (Matteo 3.13; Luca 3.23).
Questa esegesi risulta errata sotto molti aspetti. È un evidente errore affermare che il battesimo sia stato, per la prima volta, istituito in quella circostanza; esso infatti è stato amministrato durante tutto il tempo della predicazione di Gesù Cristo. Essendo stato istituito molto tempo prima di entrare nell'uso, non si può dunque affermare che questa ne sia stata la prima istituzione. È dunque vano questo volere fare specifico riferimento a questi testi per limitare ad essi la dottrina del battesimo. Tralasciando però questo errore esaminiamo la validità dei loro argomenti. Non risultano così probanti da non potersi risolvere ricorrendo a qualche cavillo. Danno infatti importanza fondamentale all'ordine e alla disposizione dei termini sostenendo che si deve procedere all'istruzione prima di impartire il battesimo e si deve credere prima di ricevere il battesimo in quanto sta scritto: "istruite e battezzate ", e: "chi avrà creduto e sarà stato battezzato "; con argomenti analoghi potremmo rispondere che bisogna invece battezzare prima di insegnare ad osservare le cose che il Signore ha ordinato visto che sta scritto: "battezzateli, ed insegnate loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate ".
Abbiamo già visto sopra, nelle citazioni concernenti la rigenerazione d'acqua e di Spirito, un caso analogo: in base a questo ragionamento saremmo in grado di dimostrare loro che il battesimo deve precedere la rigenerazione spirituale perché è menzionato prima. Non è infatti detto: "Chi sarà rigenerato di Spirito e di acqua, ma di acqua e di Spirito".
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La loro tesi mi pare già in qualche modo scossa. Non è però il caso di fermarsi a questa polemica perché disponiamo di argomenti assai più solidi e validi per dimostrare la verità: il compito principale che, in questo testo, il Signore impone ai suoi apostoli è quello di annunziare l'Evangelo cui egli aggiunge il ministero di battezzare, quasi deducendolo da quell'altro compito specifico e fondamentale. La menzione del battesimo fatta qui è connessa con l'insegnamento e la predicazione come sarà mostrato da un più ampio esame.
Il Signore manda dunque i suoi apostoli per istruire gli uomini di tutte le nazioni della terra. Quali uomini? Indubbiamente persone in grado di accogliere questo insegnamento. Costoro, dice appresso, debbono essere battezzati dopo esser stati istruiti. E continuando il suo ragionamento ci dichiara che, credendo ed essendo battezzati, saranno salvati. Non è fatta menzione di bambini nell'uno come nell'altro caso. Che modo di ragionare è mai questo: si deve insegnare alle persone adulte a credere prima di essere battezzate, dunque il battesimo non concerne i bambini? Si agitino quanto vogliono, da questo testo Si può ricavare solo l'invito ad annunziare l'Evangelo alle persone che sono in grado di intenderlo prima di procedere al battesimo. Infatti si parla nel nostro testo di persone adulte. Valersi di queste parole per escludere i bambini dal battesimo equivale dunque a travis.re le parole del Signore.
29.
Mostrerò con una similitudine in che consista il loro errore affinché ognuno possa rendersene conto. Se qualcuno, valendosi del detto di san Paolo: "chi non lavora non mangi " (2 Tessalonicesi 3.10), pretendesse che ai bambini non si desse da mangiare sarebbe oggetto della beffa di tutti. Perché generalizza, estendendo a tutti, ciò che concerne uomini in una precisa. situazione. Non diversamente ragiona questa brava gente, riferendo ai bambini ciò che è detto, in modo specifico, degli adulti e facendone una norma generale.
L'esempio di nostro Signore non reca alcun appoggio alla loro tesi. Fu certo battezzato all'età di trent'anni (Luca 3.23), ma questo è semplicemente motivato dal fatto che egli intendeva iniziare allora la sua predicazione e dare con quel gesto fondamento al battesimo che era già stato amministrato da Giovanni. Volendo, sin dall'inizio, inserire il battesimo nel suo insegnamento, onde dargli maggiore autorità, lo santifica per prima cosa nel suo corpo e nel momento che giudica confacente a questa intenzione, cioè quando egli sta per avviarsi a compiere la missione affidatagli. Possono, insomma, ricavare questo solo dato: il battesimo trae la sua origine dalla predicazione dell'Evangelo. Se poi giudicano necessario stabilire l'età di trenta anni per il battesimo, perché sono i primi a non osservare questa norma amministrando il battesimo a tutti coloro che sono, a loro giudizio, sufficientemente istruiti? Lo stesso Serveto, uno dei loro maestri, ostinato nell'insistere su quest'età dei trenta anni, si vantava a vent'anni del suo dono di profezia. Possiamo tollerare che un uomo pretenda essere dottore della Chiesa prima ancora di diventarne membro?
30.
Obiettano che in base di questi argomenti la Cena si dovrebbe dare ai bambini, cosa che invece non facciamo. Quasi la differenza fra i due sacramenti non risultasse chiara nella Scrittura in tutti i modi. Questa prassi fu, è vero, seguita nella Chiesa antica, come risulta da alcune testimonianze dei dottori. Ma è stata opportunamente abolita. Se consideriamo infatti la natura e la proprietà del battesimo, constatiamo che esso rappresenta il primo passo per essere riconosciuti membri della Chiesa e partecipi del popolo di Dio. È: perciò segno della rigenerazione e della nascita spirituale mediante cui siamo resi figli di Dio. La Cena, al contrario, è stata istituita per coloro che, essendo usciti dall'infanzia, sono in grado di prender cibo solido. La parola del Signore è esplicita su questo punto. Riguardo al battesimo non pone limiti di età, ma non concede la Cena se non a coloro che sono già in grado di discernere il corpo del Signore, di esaminare se stessi e di annunziare la morte del Signore.
Pretenderemmo noi avere dichiarazione più esplicita di questa: "Ciascuno esamini se stesso, e mangi di questo pane e beva di questo calice " (1 Corinzi 11.28) ? Occorre dunque che la Cena sia preceduta da un atto di riconoscimento che un bambino non è in grado di fare. E ancora: "Chi mangia indegnamente mangia la propria condanna, in quanto non discerne il corpo del Signore ". Se non si può prender degnamente la Cena senza discernimento non sarebbe umanamente lecito da parte nostra dare ai bambini del veleno anziché del cibo. E inoltre: "Fate questo in ricordo di me. Infatti ogni volta che prendete di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore ". Come possono annunziare la morte del Signore i bambini che non sanno parlare? Questi elementi non sono invece richiesti nel battesimo. Tra i due segni esiste perciò una grande differenza che nell'antico patto è stata rispettata fra quei segni che erano simili e corrispondenti a questi. La circoncisione infatti, praticata al posto del battesimo, era destinata ai bambini; l'agnello pasquale però sostituito ora dalla Cena, non era dato ai bambini ma soltanto a coloro che erano in grado di intenderne il significato. Se questa gente avesse un briciolo di buon senso, non sarebbe cieca al punto da non vedere fatti così evidenti che si impongono quasi da sé.
31.
Quantunque non sia di mio gusto accumulare frivole speculazioni, che possono annoiare i lettori, dato che Serveto, inserendosi nel problema del pedobattismo per diffamarlo, ha creduto di essere in possesso di argomenti validissimi, si rende necessaria una breve confutazione delle sue tesi.
Egli pretende che essendo perfetti i segni dati da Cristo, coloro che si presentano per riceverli debbono altresì essere perfetti o capaci di perfezione. La soluzione non è difficile: la perfezione del battesimo concerne la vita sino alla morte, limitarla ad un giorno e ad un momento specifico nel tempo significa sovvertire ogni norma. Faccio altresì notare che egli si rivela eccessivamente sciocco avendo l'illusione di trovare la perfezione nell'uomo al primo giorno del battesimo mentre siamo chiamati a raggiungere tale perfezione con un progresso che dura tutta la vita.
Egli obietta che i sacramenti di Gesù Cristo hanno significato di memoriali e sono dati affinché ognuno si ricordi di essere sepolto con lui. Rispondo che i frutti della sua fantasia non meritano refutazione. Anzi, dalla parola di san Paolo, risulta che ciò che egli vuole estendere al battesimo è peculiare della Cena, cioè l'esame di se stesso. Non risulta che sia mai stato detto nulla di simile riguardo al battesimo. Concludiamo dunque che il battesimo dei bambini incapaci di effettuare un esame di se non cessa per questo di essere valido.
Un'altra obiezione è la seguente: tutti coloro che non credono al figlio di Dio permangono nella morte e su di loro pesa l'ira di Dio (Giovanni 3.36); di conseguenza i bambini, incapaci di fede permangono immersi nella loro dannazione; faccio notare che nel testo In questione non si parla del peccato originale in cui Adamo ha immersi tutti gli uomini, ma si tratta di una minaccia rivolta da Gesù Cristo a coloro che disprezzando l'Evangelo rifiutano, con atto di sufficienza e di orgoglio, la grazia che è loro offerta. Questo problema non concerne in nulla i bambini. C'è ancora un'altra prova contraria: tutti coloro che sono benedetti in Cristo sono liberati dalla maledizione di Adamo e dall'ira di Dio. Ora, come è stato detto, Cristo ha benedetto i bambini; ne consegue dunque che li libera dalla morte. Serveto sostiene, falsamente, che chi è nato dallo Spirito ode la voce dello Spirito; affermazione questa che non si trova in nessun testo della Scrittura. Quand'anche accettassimo questa erronea affermazione se ne potrà dedurre soltanto il fatto che i credenti sono condotti a seguire Dio nella misura in cui lo Spirito Santo opera in loro. Si commette però un grossolano errore volendo riferire a tutti ciò che è detto di un piccolo numero.
La quarta obiezione è questa: essendo le realtà carnali quelle che precedono (1 Corinzi 15.46), il tempo opportuno del battesimo, che è di natura spirituale, si deve situare soltanto al momento in cui l'uomo è rinnovato. Pur ammettendo che tutta la discendenza di Adamo, in quanto carnale, reca con se, sin dal ventre materno, la propria dannazione, nego tuttavia che questo impedisca a Dio di porvi rimedio quando gli sembri opportuno. Serveto infatti non può dimostrare che esiste una data prestabilita che segna l'inizio della nostra vita spirituale. San Paolo dichiara che i figli dei credenti, pur essendo per natura nella stessa condizione di perdizione di tutti, sono tuttavia santificati per grazia sovrannaturale (1 Corinzi 7.14).
Ricorre, in seguito, ad una allegoria: Davide, salendo contro la fortezza di Sion, non prese con se ciechi e zoppi, ma uomini validi (2 Re 5.8). Se però gli butto in faccia quell'altra parabola dove è detto che Dio convoca al suo banchetto i ciechi e gli zoppi (Luca 14.21), come se la caverà? Mi domando inoltre se in precedenza dei ciechi e degli zoppi non avevano combattuto con Davide e, di conseguenza, facevano parte della Chiesa. È però superfluo insistere più a lungo su questo punto trattandosi di una falsità da lui inventata. Un'altra allegoria è la seguente: gli apostoli sono stati pescatori di uomini (Matteo 4.19), non di bambini. Di rimbalzo io gli chiedo che significa la parola di Gesù secondo cui l'Evangelo è una rete per catturare ogni sorta di pesci (Matteo 13.47). Non mi piace però scherzare con le cose sacre e rispondo perciò che quando è stato affidato agli apostoli l'incarico di insegnare agli uomini, non è stato loro proibito di battezzare i bambini. Vorrei però mi fosse spiegato in nome di che si devono escludere i bambini dall'umanità quando il termine greco usato dall'evangelista significa ogni creatura umana.
Sostiene ancora che dovendosi le cose spirituali riferire agli spirituali (1 Corinzi 2.13), e non essendo i bambini spirituali, essi non sono idonei a ricevere il battesimo. Anzitutto egli falsifica, in modo perverso, il significato di quel testo di Paolo. È qui infatti questione non di battesimo ma di dottrina: i Corinzi si compiacevano eccessivamente del loro acume e Paolo li rimprovera dimostrando che in realtà dovevano ancora impadronirsi dei rudimenti della fede cristiana. Come è possibile dedurre da questo che si debba negare il battesimo ai fanciulli che Dio rivendica con atto di gratuita adozione quantunque siano nati dalla carne? Riguardo alla obiezione secondo cui trattandosi di uomini nuovi, come noi affermiamo, dovrebbero essere nutriti di cibo spirituale, la risposta è facile: sono accolti nel gregge di Cristo mediante il battesimo e questo segno della loro adozione è sufficiente finché, cresciuti, siano in grado di sopportare cibo solido; si deve perciò attendere il tempo della prova che Dio richiede, in particolare al momento della Cena.
Obietta ancora, in risposta, che Cristo convoca alla Cena tutti quelli che sono suoi. Al che io rispondo che non vi ammette se non coloro che già sono pronti a commemorare il ricordo della sua morte. Di conseguenza i bambini, che ha voluto accogliere nelle sue braccia, appartengono alla Chiesa, sia pure in una forma di inferiorità. Alla sua obiezione: essere cosa mostruosa che un uomo, quando è nato, non mangi, rispondo che le anime sono nutrite in modo diverso che mangiando il pane visibile della Cena e Gesù Cristo risulta perciò sempre nutrimento ai piccoli bambini, quantunque essi non siano partecipi del segno esteriore; diverso è invece il caso del battesimo in cui è soltanto aperta loro la porta della Chiesa.
Cita il caso del buon economo che distribuisce alla sua famiglia cibo al tempo opportuno (Matteo 24.45); concordo, ma in base a quale autorità e in base a quali considerazioni sarà egli in grado di stabilire l'età del battesimo per dimostrare che darlo ai piccoli bambini significa non darlo a tempo opportuno?
Fa ancora riferimento all'ordine dato da Gesù Cristo ai suoi apostoli di recarsi a mietere quando i campi sono maturi. Che cosa ha da fare questo col Battesimo? Nostro Signore Gesù, per meglio incitare i suoi apostoli a compiere il loro compito mostra che i frutti della loro fatica sono maturi: può forse da questo dedursi che il solo tempo adatto e confacente per il battesimo sia la mietitura? L'undicesima obiezione è la seguente: nella Chiesa primitiva tutti i cristiani erano detti discepoli (Atti 11.26), e perciò i piccoli bambini non possono essere inclusi nel numero. Abbiamo già visto quanto sia sciocca questa sua deduzione che estende in forma generale quanto è detto solo ad una parte. San Luca chiama "discepoli "quelli che erano già stati ammaestrati e facevano professione di fede cristiana; come sotto la Legge gli Ebrei in età matura si dicevano discepoli di Mosè. Da questo non consegue però che fossero esclusi i bambini che Dio ha dichiarati essere membri della sua Chiesa ed ha considerato tali. Sostiene che tutti i cristiani sono fratelli e noi non consideriamo tali i bambini, in quanto non diamo loro la Cena. Ribadisco ancora una volta il concetto che nessuno è erede del regno di Dio se non è membro di Gesù Cristo. D'altronde il gesto con cui Gesù Cristo ha reso onore ai piccoli bambini prendendoli in braccio, ha il significato di una adozione con cui egli li ha associati agli adulti nella comunità. Il fatto che, per un tempo, siano esclusi dalla Cena non impedisce loro di appartenere al corpo della Chiesa. E il brigante convertitosi sulla croce non fu meno fratello dei credenti per il fatto di non essersi mai avvicinato alla Cena.
Egli aggiunge che nessuno è reso nostro fratello se non per lo Spirito di adozione che non è conferito se non per la fede. Rispondo che ancora una volta mira fuori bersaglio applicando n modo grossolano e superficiale ai bambini ciò che è detto di persone adulte. San Paolo, infatti, dimostra in quel testo a quale mezzo Dio ricorra ordinariamente per chiamare i suoi eletti alla fede: Egli suscita loro buoni dottori, della cui fatica e del cui insegnamento si vale per afferrarli. Chi oserà però imporgli una norma rigida sì che egli non possa incorporare in Gesù Cristo i bambini facendo uso di un'altra forma segreta?
E il caso del centurione Cornelio battezzato dopo avere ricevuto lo Spirito Santo (Atti 10.44) ? È: sciocchezza grossolana voler ricavare da un singolo esempio una norma generale Questo risulta dal caso dell'eunuco e dei samaritani (Atti 8.27; 8.12). Dio ha voluto seguire un ordine diverso facendoli battezzare prima che ricevessero il dono dello Spirito Santo.
Il quindicesimo argomento è del tutto privo di valore. Serveto afferma che mediante la rigenerazione siamo resi simili a Dio. Ora sono Dèi coloro a cui la parola di Dio è stata data (Giovanni 10.35), e questo non si addice ai bambini. Questa divinità dei credenti è una delle sue fantasticherie che non starò ora a vagliare; rabbia spudorata è però la sua nel tirare in questo modo per i capelli il testo dei Salmi. Gesù Cristo fa l'esegesi di questo testo quando dice che il profeta chiama Dèi i re e le persone di autorità In quanto sono da lui stabilite. Questo abile dottore per dimostrare che ne sa più del figlio di Dio riferisce alla dottrina dell'evangelo quanto è in realtà detto della carica dei magistrati al solo scopo di eliminare dalla Chiesa i bambini.
Obietta ancora che i bambini non possono essere considerati nuove creature non essendo generati dalla Parola. Non ho vergogna di ripetere quanto ho detto spesso, cioè che la dottrina del l'Evangelo è seme incorruttibile per rigenerare quelli che sono in grado di intenderla. Quando però manchi l'età per ricevere questo insegnamento Dio dispone di mezzi sufficienti per rigenerare quelli che ha adottati.
Riprende con le sue allegorie, affermando che sotto la Legge gli animali non erano offerti in sacrificio immediatamente dopo la nascita. Avessimo facoltà di interpretare a nostro piacimento le allegorie, potrei far notare che ogni primogenito era consacrato a Dio sin dal momento in cui usciva dalla matrice (Esodo 13.2); e, in particolare, è raccomandato di offrire un agnello di un anno (Esodo 12.5). Ne consegue che non occorre aspettare l'età matura per offrire a Dio i bambini ma che gli debbono essere riservati e affidati sin dalla nascita.
Sostiene ancora che non si può venire a Cristo senza essere stati preparati da Giovanni Battista, quasi la missione di Giovanni Battista non avesse avuto un carattere temporale. Pur accettando questo si noterà che non v'è traccia di siffatta preparazione nei bambini che Gesù Cristo accolse in braccio e benedisse; si ritiri perciò con i suoi argomenti falsamente inventati. Sceglie infine quale avvocato Mercurio, soprannominato sovranamente grande, e le Sibille secondo cui le purificazioni sono da riservarsi agli adulti Questa è la considerazione e il rispetto che egli ha del battesimo di Cristo; sottoposto e commisurato alla cerimonie di gente profana, al punto che non è lecito fare uso se non conformandosi all'idea di un discepolo di Platone. Ha però maggior valore l'autorità di Dio cui è piaciuto consacrare a se i piccoli bambini, anzi santificarli col Segno solenne anche se non sono in grado di intenderne la forza.
Non possiamo considerare lecito ricevere norme di espiazione dai pagani, che snaturano nel nostro battesimo quella norma eterna che Dio ha stabilito nella circoncisione. Per concludere egli afferma che, qualora, si dovesse ritenere valido il battesimo senza la comprensione di esso, sarebbe valido il battesimo che i bambini fanno nei loro giochi. Per potergli rispondere mi riferisco a Dio che ha stabilito la circoncisione dovesse essere comune ai grandi e ai piccoli senza aspettare che questi ultimi diventassero adulti. Se tale è l'ordine di Dio, guai a chi pretende, con questi argomenti, rovesciare la santa ed eterna istituzione di Dio. Non ci si deve stupire se questi spiriti dannati, tormentati da frenesia buttano fuori assurdità così grossolane per giustificare i loro errori, visto che Dio punisce proprio con questi deliri il loro orgoglio e la loro ostinazione.
Penso aver dimostrato in modo sufficientemente probante quanto siano fragili gli argomenti a cui Serveto ricorre in questa materia per venire In aiuto ai suoi confratelli.
32.
Quanto è stato detto dimostra in modo sufficientemente chiaro come questa gente metta sossopra la Chiesa del Signore senza ragione né motivazioni valide, sollevando dibattiti e problemi, in vista di annullare quella santa prassi diligentemente seguita dai credenti sin dall'età apostolica; è stato infatti dimostrato in modo evidente che essa trova fondamenti validi e stabili nella Sacra Scrittura e abbiamo d'altro lato abbondantemente refutato tutte le obiezioni che si sogliono fare contro di essa Non sussiste perciò il minimo dubbio che ogni buon servitore di Dio si dichiari pienamente soddisfatto di questa trattazione, a lettura ultimata, e si renda chiaramente conto del fatto che tutte le critiche mosse a questa santa istituzione, per abolirla e rovesciarla, sono false macchinazioni del Diavolo, che ha lo scopo di sminuire i frutti di consolazione e di fiducia che il Signore ha voluto concederci, mediante le sue promesse e intende oscurare la gloria del nome suo, che risulta invece tanto più grande quanto più la sua misericordia risulta abbondantemente sparsa sugli uomini.
Quando infatti il Padre celeste ci attesta in modo visibile, mediante il segno del battesimo, che per amor nostro vuole prendere cura della nostra discendenza ed essere Dio anche dei nostri figli, non abbiamo forse motivo di rallegrarci seguendo l'esempio di Davide constatando che Dio assume nei nostri riguardi l'aspetto di padre di famiglia, estendendo la sua provvidenza non solo a noi ma ai nostri figli dopo la nostra morte?
In questa allegrezza Dio è grandemente glorificato. Per questo motivo Satana si sforza di sottrarre ai nostri figli la comunione del battesimo perché, avendo cancellato questa dichiarazione del Signore, che ha la funzione di confermarci le grazie che vuole fare ai nostri figli, a poco a poco finiamo col Dimenticare le stesse promesse che ha fatto loro. Ne deriva non solo il misconoscimento della misericordia di Dio per noi e l'ingratitudine nei suoi confronti ma anche disinteresse riguardo alla istruzione dei nostri figli nel timore e nella sottomissione alla sua legge, nella conoscenza del suo Evangelo. Non è infatti piccolo stimolo per spingerci a nutrirli in pietà e obbedienza a Dio il pensiero che sin dalla nascita siano stati accolti dal Signore nel popolo suo, quali membri della sua Chiesa. Non rifiutiamo dunque la grande bontà del nostro Signore ma presentiamogli liberamente i nostri figli cui ha promesso accesso alla comunità di coloro che egli riconosce quali familiari e membri della sua casa, cioè della Chiesa cristiana.
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