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2cor8_10 11

Page history last edited by Paolo E. Castellina 13 years, 5 months ago

Tra il dire ed il fare...​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

 

10 "Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso, avete cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio di fare: 11 fate ora in modo di portare a termine il vostro agire; come foste pronti nel volere, siate tali anche nel realizzarlo secondo le vostre possibilità" (2 Corinzi 8:10-11).

 

Nella prima lezione di un corso su "come arrivare al successo", ho trovato questa interessante constatazione: "Non si può giudicare una persona per quanto afferma di poter fare, sulle sue intenzioni. Ogni persona può essere valutata non dai propositi, perché di buone intenzioni è lastricato l’inferno, ma dalle cose veramente serie che ha saputo realizzare nel corso della sua vita". La saggezza popolare raramente sbaglia e questo famoso proverbio italiano lo vediamo tante volte verificato nella vita di ogni giorno: alle intenzioni devono seguire i fatti. Questa osservazione può essere un buon commento a quanto l'apostolo Paolo afferma nel frammento della sua seconda lettera ai cristiani di Corinto, che oggi esaminiamo.

 

Prima di tutto qui (v. 10) l'Apostolo  sottolinea come egli stia solo esprimendo una sua opinione e non tanto un comando: "Io do, a questo proposito, un consiglio utile" (v. 11). Si tratta, però, di un consiglio più che avveduto, tanto che ignorarlo vorrebbe dire essere veramente sciocchi. Il suo consiglio è semplicemente di portare a compimento al più presto ciò che si erano proposti di fare,  portare a termine le espresse loro intenzioni di essere al fianco, in modo solidale, dei fratelli palestinesi​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​, ​"finire l'opera", ​altrimenti la loro reputazione ne avrebbe sofferto. Non basta, infatti dire, come si sente talvolta oggi nelle chiese: "Fratelli, pregheremo per voi", ma bisogna darsi per loro ​​​​​​​​​da fare!​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

 

L'Apostolo argomenta il suo consiglio con due ragioni:

 

1. In primo luogo, già un tempo considerevole era passato da quando i cristiani di Corinto avevano la prima volta espresso il desiderio di partecipare alla colletta in favore dei cristiani della Palestina. L'anno precedente avevano, infatti, cominciato a fare, al riguardo, i primi concreti passi: la promessa. Quanto spesso è vero che noi non manchiamo di buone intenzioni, ma poi, per un motivo o per un altro, i fatti non seguono... La disponibilità a dare è una risposta del cuore, ma questo deve procedere con atti concreti della volontà. L'apostolo Giacomo scrive: "Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta" (Giacomo 2:15-17).

 

2. In secondo luogo, benché i Corinti avessero espresso per primi la loro disponibilità a contribuire, ancora, dopo un anno, non avevano onorato la loro promessa, anzi, erano stati superati dai cristiani della Macedonia che avevano subito donato generosamente senza temporeggiare non appena erano stati informati della necessità incombente. Se i Corinti volevano davvero essere all'altezza dell'eccellenza che vantavano, dovevano al più presto onorare le loro promesse per non perdere la loro reputazione, pronti non solo nel volere, ma essendo anche tali anche nel realizzarlo.  Infatti i Macedoni avevano contribuito spinti dall'ammirazione per​ ​la disponibilità dei Corinzi: se però fossero stati informati che questi ultimi, dopo un anno, ancora non avevano sborsato un quattrino, che figura i Corinzi avrebbero fatto? Sarebbero stati piuttosto imbarazzati ed anche Paolo stesso lo sarebbe stato.

 

In questo mondo, così, "fra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare". Non così fra i discepoli di Cristo. Al massimo fra il dire ed il fare può essere temporaneamente tollerato "un ruscelletto", ma esso dev'essere superato. Gesù dice: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Matteo 7:21). ​

 

Si potrebbe qui anche citare una parabola di Gesù:​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​ "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va' a lavorare nella vigna oggi". Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò. Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L'ultimo». E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentiti neppure dopo per credere a lui" (Matteo 21:28-32).

 

Da notare infine, nel nostro testo, come l'Apostolo non imponga ai cristiani di Corinto dei sacrifici loro impossibili, un contributo che avrebbe messo in difficoltà essi stessi, ma sempre "secondo le vostre possibilità"  (v. 11). Il Signore non ci chiede l'impossibile!

 

Preghiera. Signore Iddio, Ti lodo e ti ringrazio per l'assoluta fedeltà che Tu hai dimostrato e dimostri nell'adempiere ad ogni Tua promessa. In Cristo tu mi chiami e mi rigeneri per riflettere anche questa Tua caratteristica. Ti chiedo perdono per le mie "buone intenzioni" che non si sono mai tramutate in fatti e nel tempo appropriato. Fa sì che io ubbidisca prontamente alla Tua Parola e mi dimostri davvero solidale, nei fatti, con coloro che soffrono, certo secondo le mie possibilità, ma in modo certo e sicuro. Nel nome di Cristo. Amen.

 

 

 

 

 

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